Parliamoci chiaro: la Cresima. Per molti di noi, un rito di passaggio. Un certificato da aggiungere al cassetto. Un “ho fatto anche questo” sulla lista delle cose da fare. Ma se scoprissimo che, secondo le parole profonde di un vescovo come Bruno Forte, potrebbe essere uno dei doni più potenti che possiamo ricevere?
Conosciamo insieme il significato di questo sacramento, perché non è un punto di arrivo, ma – se lo vogliamo – un incredibile inizio.
Cos’è davvero la Cresima? Non un obbligo, ma un dono divino
Dimentichiamo l’idea di un obbligo. Mons. Bruno Forte ce lo ricorda chiaramente: la Cresima, o Confermazione, è un dono. È un sacramento, un segno efficace dell’azione di Dio. Immaginiamo questo: non siamo noi a “confermare” chissà quale impegno (anche se la nostra decisione conta). È Dio che “conferma” noi, che ci rende forti e saldi con la potenza del Suo Spirito.
È come ricevere “il sigillo dello Spirito Santo”. Lo Spirito viene a “prendere possesso” del nostro cuore. E perché? Per riversarvi l’amore di Dio. Chi capisce quanto sia difficile amare veramente, quanto siamo fragili e pieni di paure, può intuire la grandezza di questo dono: una forza che viene dall’alto per renderci capaci di amare al di là di ogni fragilità e paura.
Il pericolo del “ponte dell’asino”. Quando la Cresima diventa un addio
E qui arriviamo al punto dolente, al “ponte dell’asino”. Un vescovo, stimato da mons. Bruno Forte, usò questa espressione per descrivere l’esperienza della Cresima per molti ragazzi.
Cosa significa “ponte dell’asino”? Nel linguaggio comune, indica un passaggio difficile. L’origine? Una leggenda di un santo, un asino e il diavolo. Il santo doveva attraversare un torrente impetuoso; il diavolo costruì un ponte, chiedendo in cambio l’anima del primo che lo avesse attraversato. Il santo, astuto, mandò per primo l’asino, che fu risparmiato perché non gradito al grande Avversario.
La storia ci dice che il “ponte dell’asino” è una prova, un momento in cui si rischia di perdersi. E per la Cresima? Per molti, è una tappa difficile, preparata con “senso di costrizione, mescolando noia e curiosità, attesa e fretta di finire”. Il rischio è serio: giunti al ponte, si può “cascare nelle mani del Nemico”, separandosi da Dio. E così, purtroppo, la Cresima diventa l’ “ora del congedo”. Dopo averla ricevuta, molti si allontanano dalla pratica religiosa, iniziando a navigare da soli nel turbinoso mare della vita.

I sette doni. Il kit di sopravvivenza per il cammino
Ma è possibile che non sia così? Possiamo vivere la Cresima con la “saggezza e la fede del santo del racconto”? Affinché la Cresima non sia un congedo, ma un nuovo inizio, abbiamo dei doni che lo Spirito effonde in noi. Questi non sono concetti astratti! Sono forze che agiscono in noi:
Sapienza: ci aiuta a vedere la vita e il mondo in Dio, a trovare senso e forza nel cammino.
Intelletto: ci permette di leggere la presenza di Dio in ogni situazione e capire cosa ci chiede.
Consiglio: ci guida nelle decisioni, aiutandoci a scegliere ciò che è giusto davanti a Dio.
Fortezza: ci rende fedeli al Signore, resistendo alle tentazioni di egoismo.
Scienza: ci fa guardare oltre le apparenze, comprendendo che è il mistero che illumina la conoscenza.
Pietà: accende in noi la tenerezza per Dio, il desiderio di amarlo e servirlo.
Timor di Dio: ci fa vivere sotto lo sguardo del Signore, preoccupandoci di piacergli, trovando in Lui la vera libertà e comprendendo la gravità del peccato.
Perché dobbiamo cresimarci? Per amare oltre la nostra debolezza
Capiamo, ora, perché cresimarsi è così importante? Completa il cammino dell’iniziazione cristiana iniziato col Battesimo. Abbiamo tutti bisogno di essere fortificati dal dono di Dio per credere, sperare e amare oltre la nostra debolezza.
Ricevere o meno la Cresima “non è la stessa cosa”. Il dono dello Spirito è fondamentale, anche quando opera come “il fuoco sotto la cenere o il seme nascosto sotto terra”. Da solo nessuno si salverà! Abbiamo bisogno dello Spirito. E anche la Chiesa, la comunità in cui riceviamo lo Spirito, ha bisogno di essere continuamente nutrita da questa grazia. Per questo la Cresima è un dono per tutta la comunità, non solo per il singolo. Ci chiama a una maggiore consapevolezza della nostra appartenenza alla Chiesa e della responsabilità di partecipare alla sua vita e missione.
Vivere secondo lo Spirito
La Cresima apre un cammino di vita nuova. Si tratta di scoprire i doni che Dio ha messo in noi e metterli a servizio degli altri, vivendo in comunione e testimoniando la gioia. È qui che si manifesta la nostra vocazione unica. Come fare? Un aiuto concreto è la partecipazione attiva alla vita della parrocchia, a gruppi o associazioni ecclesiali. Ma la condizione fondamentale è la docilità, l’accoglienza umile e pronta dell’azione dello Spirito in noi.
La Cresima non è un “addio”, non è un obbligo da superare, non è un ponte che porta lontano da Dio. È un potente dono dello Spirito, un sigillo indelebile, che ci rende capaci di amare, ci fortifica, ci riempie dei suoi doni, e ci chiama a vivere una vita di servizio e testimonianza nella Chiesa e nel mondo. A patto che siamo docili, umili e disponibili.
Ora che hai scoperto il significato profondo della Cresima vuoi capire davvero come ricevere il “sigillo dello Spirito” e vivere i suoi potenti doni? Non fermarti qui! Tuffati nel cuore del pensiero di mons. Bruno Forte. Scopri il suo contributo integrale sul sacramento della Confermazione nel libro Lettere al popolo di Dio. È un invito a un nuovo inizio che può cambiarti la vita!