Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” maggio-giugno 2025

4ª domenica di Pasqua (C)
4ª sett. salt.
PRIMA LETTURA
Dagli Atti degli Apostoli (At 13,14.43-52)
In quei giorni, Paolo e Bàrnaba, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia in Pisìdia, e, entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, sedettero. Molti Giudei e prosèliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, cercavano di persuaderli a perseverare nella grazia di Dio. Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola del Signore. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono ricolmi di gelosia e con parole ingiuriose contrastavano le affermazioni di Paolo. Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: “Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra”». Nell’udire ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero. La parola del Signore si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li cacciarono dal loro territorio. Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio. I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo. – Parola di Dio.
Commento alla prima lettura
Israele è il popolo di Dio, ma i profeti (soprattutto Isaìa e Geremìa) avevano annunziato a più riprese che la salvezza era per tutti i popoli, non solo per il piccolo regno degli israeliti. «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28,19), dice il Signore Gesù. E ad Antiòchia di Pisìdia i pagani accolsero assai bene Paolo e Bàrnaba. «Quasi tutta la città si radunò», dice il testo di oggi. Un successo, decisamente. Era tale il loro entusiasmo che, sentendo che i due apostoli si sarebbero rivolti solo a loro e non più ai giudei, esultarono di gioia e si aprirono alla vera fede. Credere in Cristo significa respirare aria nuova: di libertà, di vittoria, di luce e di pace. I pagani avevano bisogno proprio di questo. I giudei, ingobbiti e ingelositi, in piccolo numero, tramarono nelle tenebre e coinvolsero poche persone, ma potenti, le quali fecero valere il loro peso e ottennero che gli apostoli fossero cacciati dal loro territorio. Ma che importa? Il seme era stato piantato e aveva attecchito. La gelosia invidiosa opera la morte, la libertà dei figli di Dio genera la vita.
SECONDA LETTURA
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (Ap 7,9.14b-17)
Io, Giovanni, vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E uno degli anziani disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo tempio; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro. Non avranno più fame né avranno più sete, non li colpirà il sole né arsura alcuna, perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi». – Parola di Dio.
Commento alla seconda lettura
Nel regno eterno dei beati i martiri ricevono il premio della loro fedeltà e godono di una particolarissima presenza del Signore Gesù. I martiri infatti gli assomigliano, perché Gesù, non dimentichiamolo mai, è morto martire. Hanno le vesti bianche e non rosse perché sono state lavate nel sangue del Cristo. Immagine portentosa! Immaginate una lavandaia che immerga un panno in un catino pieno di sangue e che faccia emergere poi dal lavaggio la veste bianchissima! Così realmente succede: il martire entra nel sacrificio di Cristo, il quale “soffre” in qualche maniera nell’uomo che sta morendo e lo purifica con la sua stessa morte di croce. Il martire assomiglia a Gesù in modo impressionante. Ma non c’è solo il martirio cruento dei martiri classici: essi sono una “moltitudine immensa” perché ci sono anche i testimoni (“martire” significa testimone) della fede, che subiscono maltrattamenti e umiliazioni a causa del nome di Gesù. Tutti vengono lavati col sangue dell’Agnello, e questa è una grande notizia per noi, perché tale forma di martirio è il nostro pane quotidiano. Beati noi!
VANGELO
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 10,27-30)
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola». – Parola del Signore.
Commento al Vangelo
Veniamo a sapere, nel Vangelo di oggi, che siamo nelle mani del Padre. Lo sapevate? Certo, la condizione è quella di ascoltare la voce di Cristo e di mettere in pratica le sue parole. Chi è fedele a Gesù, unico vero Pastore, e alla Chiesa è al sicuro perché ha le radici su una roccia millenaria. Ma, di più: Gesù, vero buon pastore, ci pone al sicuro nelle mani del Padre eterno e ci lascia lì, beati perché sicuri e protetti da ogni insidia. Proviamo per un momento a pensare e realizzare questo con un atto di fede: Gesù mi ha posto nelle mani del Padre… ripetiamolo lentamente, crediamolo fermamente. Certo siamo peccatori, ma Gesù è venuto per liberarci dal peccato e ogni atto di conversione dell’uomo è un balzo dalla terra alle braccia di Dio. Siamo “dentro” la Santissima Trinità e questo è un mistero insondabile. Sentiamoci “dentro” Dio, facciamoci ricoprire di Dio, invochiamo il nome di Dio e il mondo perderà il suo potere di seduzione. C’è il mistero del male nel mondo, ma c’è anche il mistero del bene. Il bene precede il male e lo surclassa, perché Dio è amore. «L’amore non ha bisogno di niente – scriveva Marthe Robin – soltanto di non trovare resistenza».