Liturgia della domenica: 22 giugno 2025

Liturgia della domenica: 22 giugno 2025

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo

Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” maggio-giugno 2025

Vestitino bianco

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (s) (C)
propria

PRIMA LETTURA

Dal libro della Gènesi (Gen 14,18-20)
In quei giorni, Melchìsedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole: «Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici». E [Abramo] diede a lui la decima di tutto. – Parola di Dio.

Commento alla prima lettura

Il sacrificio di Cristo nella Messa, dal quale dipende non solo la nostra salvezza, ma la vita di tutto il mondo, non fu un annuncio improvviso nell’ultima Cena: esso era stato prefigurato nell’Antico Testamento a partire da Abramo e via via reso sempre più evidente nel sacrificio rituale dell’agnello pasquale nel tempio di Gerusalemme. Da sempre, quindi, era previsto il pane che divenisse Corpo e il vino che divenisse Sangue di Dio: persino il pagano Melchìsedek offrì all’iniziatore del popolo d’Israele pane e vino, unendo al dono parole di benedizione. Fu questa una prefigurazione remota della Messa: anche oggi il sacerdote offre pane e vino a Dio pronunciando parole di benedizione. Tutto converge lì, e anche il mondo pagano viene trascinato nell’offerta di Cristo, vede in lui il Salvatore, in remota figura. Oggi, nella pienezza dei tempi, possiamo e dobbiamo volgerci a chi non conosce Gesù portando loro la buona notizia che in lui l’antico desiderio di essere salvati ha la sua realizzazione nella Messa, dove il Paradiso si apre e tutto trova compimento.

SECONDA LETTURA

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (1Cor 11,23-26)
Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga. – Parola di Dio.

Commento alla seconda lettura

La Messa non è uno degli atti del cristianesimo, come una devozione tra le altre o addirittura un rito opzionale, ma ne è il cuore e la sostanza. Cielo e terra si incontrano nelle parole consacratorie che san Paolo ci riporta oggi con sobrietà nella sua lettera. Scrive il servo di Dio don Divo Barsotti: «La vita è la Messa. Tutto è solo per questo, tutta la vita del mondo, tutta la vita della Chiesa non ha che in questo atto il suo fine». È come se tutta l’immensità della creazione, tutta la storia dell’umanità e tutto l’oceano della divinità convergessero in questo semplice punto che è la Persona del Verbo. L’atto della Messa non è una dottrina, ma è la vita di Cristo e quindi anche la nostra. Solo in lui possiamo accedere al Padre e solo in Cristo il Padre arriva a noi. Gesù nell’Eucaristia è la via. Questo è un grande mistero, ma si realizza tutte le volte che dall’altare ci arrivano le parole: «Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue». Padre Pio diceva che se un giorno non venisse celebrata la Messa in tutta la terra, in quel giorno stesso il mondo finirebbe. Così ragionavano i santi.

VANGELO

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,11b-17)
In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste. – Parola del Signore.

Commento al Vangelo

Il Cristo si presenta come cibo e la moltiplicazione dei pani ne è segno e prefigurazione. Gli antichi ebrei avevano mangiato per quarant’anni la manna nel deserto e Gesù aveva detto che quella serviva solo per sopravvivere alla giornata, mentre egli stesso era il pane disceso dal cielo, per la vita eterna. Dunque è chiaro che senza mangiare il Corpo di Cristo la nostra vita non si sviluppa e si muore spiritualmente. Nel miracolo della moltiplicazione, egli non si paragona al pane, ma dà il segno che la vita futura della Chiesa sarebbe stata proprio quella: distribuire il pane della vita eterna (Egli stesso) alle folle, e che avrebbero dovuto provvedere a questa distribuzione i suoi ministri, i futuri sacerdoti. Notate la sequenza: prima Gesù parla, poi guarisce i malati e, infine, dà loro da mangiare. Non basta allora ascoltare la parola di Dio, non basta guarire da una penosa malattia: occorre dare alimento alla vita interiore e ricevere lo Spirito Santo, mangiando. In fondo, l’atto di mangiare è più facile di quello di ascoltare e anche di quello di guarire da una malattia, ed è ciò che siamo chiamati a fare oggi: mangiare il Corpo di Cristo con grande devozione e fede!

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