Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” settembre-ottobre 2025
30ª domenica del Tempo Ordinario (C)
2ª sett. salt.
PRIMA LETTURA
Dal libro del Siràcide (Sir 35,15b-17.20-22a)
Il Signore è giudice e per lui non c’è preferenza di persone. Non è parziale a danno del povero e ascolta la preghiera dell’oppresso. Non trascura la supplica dell’orfano, né la vedova, quando si sfoga nel lamento. Chi la soccorre è accolto con benevolenza, la sua preghiera arriva fino alle nubi. La preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata; non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità. – Parola di Dio.
Commento alla prima lettura
Domenica scorsa ci siamo soffermati sull’importanza del pregare con insistenza. Oggi il testo del Siràcide ci ricorda che Dio non guarda da chi sale la preghiera, ma certo è che la sua scala è diversa dalla nostra: Dio parte dai piccoli e dai poveri: «Il Signore è giudice e per lui non c’è preferenza di persone. Non è parziale a danno del povero e ascolta la preghiera dell’oppresso… la sua preghiera arriva fino alle nubi…», come saremo invitati anche nel pregare la preghiera del salmo: «Il povero grida e il Signore lo ascolta… lo libera da tutte le sue angosce». La beatitudine del povero, infatti, non sta nel fatto che lui sia povero, ma nel fatto che Dio è dalla sua parte, ascolta il suo grido e lo libera al momento opportuno. Qui sta la sua beatitudine, che Gesù ha abbracciato fino in fondo, per confondere i forti e i potenti e innalzare gli umili.
SECONDA LETTURA
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo (2Tm 4,6-8.16-18)
Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione. Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone. Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen. – Parola di Dio.
Commento alla seconda lettura
Paolo, dopo aver perseguitato i cristiani, si è fatto testimone del Vangelo di Gesù con la sua vita e la sua parola. Verso il termine, scrive a Timòteo: «Sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona». Se ripensiamo al cammino vissuto da Paolo, potremmo cogliere quanto si è lasciato cambiare, vivendo alla presenza di Dio: «Il Signore mi è stato vicino e mi ha dato forza». È questa consapevole compagnia che ha dato a Paolo la forza di affrontare le sfide, certo che ad attenderlo ci sarebbe stata la corona di gloria: «Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli». Una testimonianza che interpella ciascuno di noi nel domandarci quanto la nostra vita sia un correre verso Cristo o, al contrario, un affannarsi dietro cose inutili che non ci avvicinano al Signore.
VANGELO
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 18,9-14)
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». – Parola del Signore
Commento al Vangelo
Domenica scorsa Gesù, attraverso la vedova, ci ha spiegato l’importanza del pregare incessantemente. Oggi ci viene suggerito che non basta “chiedere”, non basta pregare se questo atto non nasce da un cuore sincero: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano». Quello che critica Gesù è la «presunzione di essere giusti», di essere sempre dalla parte della ragione: «Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini… neppure come questo pubblicano”. Il pubblicano, invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”». Gesù concluderà dicendo che «questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato». Prima di guardare fuori di noi, impariamo a guardare dentro di noi, dove nel tempio del nostro cuore ci sono sempre un “fariseo” e un “pubblicano” che tentano di pregare e di indirizzare le nostre scelte. A noi ascoltare la parte migliore.


