Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” marzo-aprile 2025
San Giuseppe sposo della beata Vergine Maria (s)
Propria
PRIMA LETTURA
Dal secondo libro di Samuèle (2Sam 7,4-5a.12-14a.16)
In quei giorni, fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: Così dice il Signore: “Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”». – Parola di Dio.
Commento alla prima lettura
Prima di introdurci nel testo odierno, credo meriti menzionare due episodi precedenti. L’elezione di Davide, scelto tra i figli di Iesse (cfr. 1Sam 16,1) e il testo precedente al nostro, dove Natan aveva inizialmente approvato l’intenzione del re Davide di costruire una «casa» a Dio nella città di Gerusalemme. Nel brano di oggi Dio dice a Natan di riferire a Davide le seguenti parole: «Susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere… Egli edificherà una casa al mio nome». La promessa si realizza in Giuseppe: è l’umile falegname a trasmettere alla discendenza di Davide il nuovo re, che regnerà per sempre. In queste poche righe cogliamo che Dio è fedele alle sue promesse e i suoi pensieri non corrispondono ai pensieri degli uomini, egli, infatti, sceglie ciò «che è debole per il mondo per confondere i forti» (1Cor 1,27). Col cuore colmo di stupore di fronte alla fedeltà di Dio, l’esperienza si trasforma in canto nella preghiera del salmo: «Canterò in eterno l’amore del Signore… perché ho detto: “È un amore edificato per sempre”». Ho stretto un’alleanza… ho giurato a Davide… Stabilirò per sempre la tua discendenza».
SECONDA LETTURA
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 4,13.16-18.22)
Fratelli, non in virtù della Legge fu data ad Abramo, o alla sua discendenza, la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede. Eredi dunque si diventa in virtù della fede, perché sia secondo la grazia, e in tal modo la promessa sia sicura per tutta la discendenza: non soltanto per quella che deriva dalla Legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi – come sta scritto: «Ti ho costitui-
to padre di molti popoli» – davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono. Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: «Così sarà la tua discendenza». Ecco perché gli fu accreditato come giustizia. – Parola di Dio.
Commento alla seconda lettura
Paolo invita a guardare ad Abramo, padre nella fede e mostra che egli è diventato giusto proprio mediante la fede: «Eredi si diventa in virtù della fede… Abramo credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli». Le tante opere che uno compie, fa capire Paolo, non abilitano alla relazione con Dio, che chiede invece una fede sincera. È in questo orizzonte che va compresa la figura di Giuseppe: egli è prima di tutto erede della promessa fatta ad Abramo: «“Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle…Tale sarà la tua discendenza”. Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia» (Gen 15,5-6). Tale promessa si è poi concretizzata nella dinastia di Davide e realizzata in Gesù, Figlio di Maria e di Giuseppe. In tutto questo emerge la regia di Dio, di fronte al quale nulla è impossibile per chi ha fede, per chi crede (cfr. Mc 9,23).
VANGELO
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 1,16.18-21.24a)
Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore. – Parola del Signore.
Oppure
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,41-51a)
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. – Parola del Signore.
Commento al Vangelo
Il testo del Vangelo inizia citando l’ultimo versetto della dinastia di Gesù che qui richiamo in modo essenziale per cogliere il disegno complessivo: «Abramo generò Isacco… Iesse generò il re Davide… Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù». Giuseppe si rivela così l’anello di congiunzione tra la promessa che Dio ha fatto ad Abramo e Gesù, della discendenza di Davide. Di Giuseppe non conosciamo molto e non abbiamo alcuna sua parola nel Vangelo. Eppure, ci sono dei dettagli che ci permettono di cogliere lo spessore del suo profilo. Giuseppe «era uomo giusto», cioè leale, onesto. Non capisce quanto sta accadendo, ma conosce bene Maria, sua sposa. Nello stesso tempo, Giuseppe è un uomo libero, non prigioniero dei suoi pensieri, ma sempre aperto al soffio dello Spirito: «Mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore». Infine, un uomo obbediente: «Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore». Giuseppe, custode della famiglia di Nàzaret e della Chiesa tutta, ci aiuti a coltivare le virtù della lealtà, della libertà, dell’obbedienza, imparando a compiere con fedeltà il compito che la provvidenza ci affida.
Oppure
Il testo del Vangelo rivela l’autentica e profonda vocazione della famiglia: educare alla fede, accompagnare i propri figli alla scoperta di Dio: «I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua». Nel fare ritorno verso casa si accorgono che Gesù non è nella carovana – il clan familiare – e lo ritrovano solo dopo tre giorni, al tempio. Stupore e angoscia caratterizzano la ricerca e il ritrovamento: «Restarono stupiti… tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Un dato che segnala che anche nel momento drammatico Giuseppe e Maria non smarriscono lo stupore, a dimostrazione che non danno nulla per scontato, ma tutto diventa segno. Infatti, lo stupore ti disarma, ti apre agli altri, ti aiuta ad accostarti alla ragione dell’altro. In secondo luogo l’angoscia: anche i genitori di Gesù hanno conosciuto lo smarrimento, l’angoscia, così come la provano tanti genitori di fronte alle “scelte” dei figli: oggi i genitori di Gesù ricordano che i figli hanno la loro strada, hanno un compito da assolvere: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Non compresero, ma custodirono nel cuore. Un cuore orante e adorante.


