La figura di Maria Goretti, la giovane martire che ha promesso il Paradiso al suo assassino, risuona ancora oggi come un potente simbolo di purezza, coraggio e, soprattutto, di perdono divino.
Una vita di sacrifici e fede profonda
Nata a Corinaldo (Ancona) il 16 ottobre 1890, Maria visse un’infanzia segnata da stenti e sacrifici. La sua famiglia, composta dai genitori Luigi Goretti e Assunta Carlini e altri quattro figli, scelse di emigrare nell’Agro Pontino (Lazio) nel 1897 in cerca di lavoro; si trattava di un’area infestata dalla malaria che pochi osavano abitare. La vita di Marietta, come era familiarmente chiamata, fu caratterizzata da duro lavoro e una fede incrollabile. Dopo la morte prematura di suo padre Luigi per malaria nel 1900, quando Maria aveva solo 10 anni, la famiglia Goretti si associò per necessità ai Serenelli, che vivevano nella stessa cascina a Ferriere di Conca. Maria si dedicò con abnegazione alle faccende domestiche, accudendo i fratellini e sostenendo la madre. Nonostante le difficoltà, era definita «un angelo di figliola» e la sua religiosità era profonda, tanto da insistere per ricevere la Prima Comunione a meno di 11 anni, un anno prima di quanto fosse consuetudine all’epoca. Il giorno della sua Prima Comunione, il 16 giugno 1901, Marietta promise: «Mamma, sarò più buona».
La sua vita fu un esempio di fede vissuta nel quotidiano, con una spontanea fiducia nella Provvidenza. Dopo la morte del padre, disse alla madre abbattuta: «Mamma non piangete, coraggio! Che paura avete? Ormai ci facciamo grandi, basta che il Signore ci dia la salute. La Provvidenza ci aiuterà, camperemo, camperemo».
Il martirio e il perdono
Dopo la morte del padre, i rapporti con il figlio dei Serenelli, Alessandro, di 18 anni, pian piano si incrinarono. Alessandro iniziò a insidiare Maria. Nonostante i suoi ripetuti rifiuti, la minacciò di morte se avesse parlato in famiglia. Il 5 luglio 1902, mentre Maria rammendava una camicia, egli la trascinò in casa. Maria, intuendo le sue intenzioni, gli disse: «No, no, Dio non vuole, se fai questo vai all’Inferno». Di fronte al suo rifiuto, Alessandro la colpì ripetutamente con un punteruolo. Anche mentre veniva ferita mortalmente da quattordici colpi, Maria continuava a richiamarlo, dicendo: «Che fai Alessandro? Tu così vai all’inferno…».
Trasportata all’ospedale di Nettuno, Maria, ancora viva e cosciente, compì il gesto più straordinario e commovente della sua breve vita. Disse alla sua affranta madre: «Per amore di Gesù gli perdono; voglio che venga con me in Paradiso». Il giorno dopo, il 6 luglio 1902, Maria spirò, all’età di 11 anni.
Il miracolo della conversione
Alessandro Serenelli fu arrestato e condannato a 30 anni di prigione. Ma la storia di Maria non si concluse con la sua morte. Il suo perdono eroico seminò un seme di speranza nell’anima del suo carnefice. Nel 1910, mentre era in carcere, Alessandro sognò Marietta in Paradiso che raccoglieva fiori e glieli donava con il suo sorriso. Questo sogno segnò la sua conversione. Alessandro stesso rivelò: «È stato il perdono di Marietta che ha fatto il miracolo della mia conversione».
Quando fu scarcerato nel 1928, dopo 27 anni, Alessandro andò da mamma Assunta per chiederle perdono. In una scena di profonda commozione, inginocchiato, le disse: «Perdonami, Assunta». E la madre, con la stessa grandezza d’animo della figlia, rispose: «Se vi ha perdonato lei, vi ha perdonato Dio, vi perdono anche io». Quella stessa notte di Natale del 1934, si accostarono entrambi alla Comunione. Alessandro dedicò il resto della sua vita al pentimento e alla conversione, vivendo come un vero figlio di san Francesco in un convento di Cappuccini.
Marietta continua a parlarci…
Oggi, Santa Maria Goretti è più che mai un faro, specialmente per i giovani. Papa Giovanni Paolo II la definì la «piccola e dolce martire della purezza», sottolineando come la sua vita e la sua morte eroica ricordino alla gioventù che «la vera felicità esige coraggio e spirito di sacrificio, rifiuto di ogni compromesso con il male e disposizione a pagare di persona, anche con la morte, la fedeltà a Dio e ai suoi comandamenti» In un mondo che spesso esalta il piacere e l’egoismo, Maria Goretti riafferma con chiarezza che «la purezza del cuore e del corpo va difesa, perché la castità “custodisce” l’amore autentico».
La storia di Maria Goretti non è solo il racconto di un martirio, ma il glorioso annuncio del potere trasformativo del perdono. Il suo esempio ci insegna a vivere in semplicità e pienezza, a compiere lo stesso gesto di perdono che Gesù ha compiuto sulla croce, e a confidare nella Provvidenza anche nel dolore più profondo; è un inno alla capacità umana di elevarsi al di sopra del male, trasformando la tragedia in un cammino di grazia e redenzione, mostrando che l’amore, anche di fronte alla violenza più efferata, vince le tenebre e ha il potere di salvare.