Messalino SET-OTT 2025 / San Nicola da Tolentino, un santo intercessore per le anime dei defunti

San Nicola da Tolentino, un santo intercessore per le anime dei defunti

Tratto dal libro “San Nicola da Tolentino. Il sorriso dell’umiltà”, Shalom, codice 8321

Una delle emozionanti scoperte su san Nicola da Tolentino è il suo profondo legame con le anime dei defunti, bisognose di preghiere. Il tutto ebbe inizio allorché il frate risiedeva nel convento di Valmanente, a qualche miglio da Pesaro.

Ricostruiamo l’episodio attraverso il racconto che forniscono il primo biografo e padre Gentili.

«Era una notte fra il sabato e la domenica. Dalla recita del vespro precedente, il padre Nicola doveva esercitare l’ufficio d’ebdomadario, aveva cioè per tutta la settimana l’incarico di intonare la salmodia e di celebrare la Messa conventuale… La notte era ormai avanzata. Nicola, dopo lunghe ore di preghiera, aveva preso sonno da poco. Quando… ebbe coscienza di percepire una voce spiegata in timbri alti e lamentosi: “Padre Nicola, uomo di Dio, guardami”. Egli si volse verso l’angolo da cui proveniva la voce, vide un’ombra e dopo averla osservata attentamente nel vano tentativo di riconoscerla, esclamò: “Chi sei tu che varchi l’abisso dell’oltretomba per parlare a me misero mortale?”.

“Io sono l’anima di frate Pellegrino da Osimo che tu dovresti riconoscere perché, mentre ero in vita, ti ho prestato i miei servigi. Sono tormentato da una fiamma. Dio, non respingendo il mio pentimento, non mi ha condannato al fuoco eterno che avrei meritato per i miei peccati, ma la sua misericordia mi ha destinato al Purgatorio. Ti prego umilmente che tu celebri la Messa per i defunti affinché possa aver refrigerio dalle fiamme”.

“Ti aiuti, fratello, il mio Salvatore, dal cui sangue sei stato redento. Io, poiché sono incaricato di celebrare la Messa conventuale soprattutto domani che è domenica, il cui rito liturgico si deve rispettare, non posso celebrare la Messa per i defunti”. “Vieni, venerando Padre, vieni e osserva se ti sembra conveniente respingere spietatamente la domanda di una moltitudine tanto sofferente”.

Nicola vide allora spalancarsi davanti agli occhi la vallata che si stende fino a Pesaro. In essa, come in un rogo ardente, si dibattevano molte anime. L’ombra di frate Pellegrino rivolse l’estrema preghiera: “Abbi pietà, Padre, abbi pietà di una moltitudine tanto sofferente che attende un suffragio tanto vantaggioso. Difatti se vorrai celebrare per noi, la maggior parte di noi saremo liberi da questi atroci tormenti”.

Mentre tutto disparve, il Santo, profondamente commosso, attese l’alba pregando e piangendo. La mattina seguente narrò con semplicità al superiore la visione e lo pregò di dispensarlo dalla celebrazione della Messa conventuale, per poter corrispondere alla richiesta dei defunti; il priore acconsentì.

Per una settimana, oltre al sacrificio eucaristico, frate Nicola aggiunse preghiere, discipline, digiuni e astinenze, mortificazioni corporali. Dopo sette giorni, apparve di nuovo l’anima di frate Pellegrino, con gli occhi pieni di gioia e risplendente della gloria eterna, che lo ringraziava a nome di tutte le anime che avevano trovato beneficio dal suo suffragio.

Da quel giorno egli non mancò mai di rivolgere la sua preghiera per questa intenzione».

Molto particolare fu anche un altro episodio, quello relativo alla morte del fratello del Santo, che ci testimonia la profonda attenzione di Nicola per la salvezza delle anime; lo riportiamo qui di seguito.

Una mattina dell’anno 1274, un cavaliere venne introdotto nella cella del nostro Padre agostiniano. Non appena davanti a lui gli rivolse aspre parole di rimprovero perché, nonostante fosse da tutti ritenuto un santo, non era riuscito a evitare l’uccisione e la morte spirituale del proprio fratello, assassinato da malviventi. Nicola non poté trattenere le lacrime; la possibile morte in condizione di peccato del fratello era un peso troppo grande. Tuttavia pregò e fece dura penitenza, chiedendo al Signore un segno della salvezza del proprio fratello.

Dopo quindici giorni, mentre era in chiesa, udì una voce che gli diceva: «Fratello mio, fratello mio, rendo grazie al mio Dio e Signore Gesù Cristo perché, avendo riguardo alle tue preghiere e gemiti, nella sua misericordia, mentre avrei potuto esser condannato, ha voluto salvarmi».

Nicola, temendo che si trattasse di un inganno del maligno, proruppe: «Perché mi tenti, malvagio avversario? Mio fratello è morto e Dio soltanto può condannarlo o salvarlo».

A questo punto la voce di nuovo ribadì: «Non avere più dubbi; tuo fratello, proprio in questo momento, per le tue preghiere, è stato liberato dalla bontà divina dalle pene che meritava».

Ancora più commovente è infine l’ultimo episodio che qui inseriamo, relativo all’amore di san Nicola per le piccole anime dei bambini, morti talvolta improvvisamente anche prima del Battesimo.

Si racconta che il quinto parto di Margherita di Berardo Appillaterra fu particolarmente difficile. Dopo molti giorni di doglie ella partorì un maschietto. La levatrice si accorse però che aveva poche possibilità di sopravvivere e si persuase a battezzarlo in fretta. Tuttavia non fece in tempo a preparare l’occorrente perché il neonato morì. Nicola aveva così mancato alla promessa, fatta anni prima a Margherita allorché era nata la primogenita Berardesca, cioè che tutti i figli le sarebbero nati vivi. Vestito il piccolo, mentre si accingevano a seppellirlo, giunse frettoloso un messaggero inviato da padre Nicola che invitava a portare il neonato in chiesa per il rito religioso.

Poco dopo il frate si recò dalla puerpera facendole questa rivelazione: «Stamane… vidi una piccola ombra, che aveva figura umana, correre, come meglio poteva, verso di me… Mi strinse le braccine al collo con spasimo… E mi parve di vedere il nemico dell’uman genere precipitarmisi incontro per strapparmi l’esserino che mi palpitava in braccio… Da un lato e dall’altro, di fronte e di tergo cercava di sorprendermi e di ghermire l’angioletto che si stringeva a me… Alfine dopo lunga lotta, pregai fervidamente e dopo l’invocazione minacciai il nemico nel nome del Signore. Scomparve. L’esserino cessò di tremare, s’irradiò nel volto, si staccò da me e cominciò a salire verso il cielo».

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