La fede, diciamocelo chiaro, non è sempre un cammino lineare e illuminato. Ci sono momenti in cui il percorso spirituale è segnato da momenti di dubbio, oscurità e desolazione interiore, e ci si ritrova a navigare in un mare di dubbi e incertezze. Questa esperienza, nella tradizione cristiana, è stata vissuta da tutte le persone di fede e un grande santo, Giovanni della Croce, ha trovato le parole giuste per definirla, avendola vissuta in prima persona. L’ha chiamata “la notte oscura dell’anima”.
La fede come lotta e resa
Quando la “luce” si spegne quando il cuore attraversa un desolato deserto carico solo di silenzio e quel Dio che ci aveva attratti, sedotti e consolati fino a quel momento sembra sparito, siamo arrivati a punto di svolta importante per la nostra vita spirituale. Scopriamo che credere comporta una “lotta” che non può essere pienamente compresa o dominata. Questa lotta interiore è una parte integrante del cammino di fede, un combattimento tra la ricerca di Dio e la difficoltà di accettare la Sua distanza e il Suo mistero. Credere implica resistenza e resa, riconoscendo che il Dio vivente è un “fuoco divorante”, altro da noi. “Arrendersi” al mistero è un’opportunità per mettere in discussione le nostre certezze e riavvicinarci a Dio in modo più autentico.
La ricerca di Dio nell’oscurità e nella desolazione
La “notte oscura” non è solo un momento di difficoltà, ma anche un luogo di incontro con Dio. Oggi siamo abituati a trovare risposte immediate su Google, ma la “notte oscura” ci sfida a scavare dentro di noi, a cercare Dio nel silenzio interiore. Spegnere lo smartphone e riaccendere l’anima: questa è la vera sfida. È nella povertà della croce, nella morte a sé stessi e nella notte dei sensi e dello spirito che si può trovare una connessione più profonda con il Signore. Dio non si rivela, infatti, nella facilità del possesso, ma nella disponibilità a perdersi, a perdere tutti i punti di riferimento, per ritrovarlo.

La preghiera come strumento di lotta e di speranza
La preghiera diventa essenziale in questi momenti di oscurità. Pregare, infatti, significa entrare in un dialogo intimo e sincero con Dio, anche quando non abbiamo le parole giuste. Non serve un “filtro” per abbellire la nostra anima: Dio ci ama per quello che siamo, con le nostre fragilità e imperfezioni. Certamente la preghiera non è una risposta facile alle nostre domande, ma una sovversione di ogni nostra domanda, aprendoci al “tocco” di Dio che supera ogni nostra attesa. La preghiera è l’esperienza per eccellenza della lotta con Dio.
La notte oscura come luogo delle nozze mistiche
San Giovanni della Croce la chiamava “noche oscura”, un luogo di incontro mistico con il divino, il luogo delle nozze mistiche, dove l’anima si unisce a Dio in un amore che trascende la comprensione razionale. La tenebra diventa così il luogo della fede speranzosa, dell’amore credente e della speranza che crede e ama. Oggi possiamo vederla come un momento di rinnovamento interiore e di trasformazione personale nel percorso di fede, un momento per lasciar andare le false illusioni e abbracciare la vera essenza della fede, anche se fa male.

Trovare la luce dopo il “blackout”
Anche nella notte più buia, è importante mantenere vivo il desiderio di Dio e la speranza in un nuovo inizio. Anche quando la fede va in “blackout”, non dobbiamo perdere la speranza. Come dice il Salmo, dobbiamo “svegliare l’aurora”, attendere con fiducia il ritorno della luce, sapendo che dopo la notte arriva sempre un nuovo giorno e che Dio non abbandona mai i suoi figli.
La “notte oscura” non è una sconfitta, ma un passaggio obbligato per crescere nella fede. Affrontiamola con coraggio, senza paura di dubitare e di metterci in discussione. Solo così potremo riscoprire la bellezza di un rapporto autentico con Dio, un rapporto che non si basa su certezze preconfezionate, ma sulla fiducia e sull’amore.
Nonostante le difficoltà e lo smarrimento, la fede può fiorire anche nel silenzio e nell’oscurità, trasformando la notte in un’opportunità di crescita con e in Dio.
E tu hai già affrontato un momento di “buio spirituale”? Ti aspettiamo nei commenti per conoscere la tua esperienza!