Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” novembre-dicembre 2023
Natale del Signore (s)
propria
Messa vespertina nella vigilia
PRIMA LETTURA
Dal libro del profeta Isaìa (Is 62,1-5)
Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo, finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. Allora le genti vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; sarai chiamata con un nome nuovo, che la bocca del Signore indicherà. Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposeranno i tuoi figli; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te. – Parola di Dio.
Commento alla prima lettura
Tutta una città, in questo oracolo del profeta Isaìa, diventa come una persona: viene chiamata con un nome nuovo, diventa la sposa di Dio che viene presentato come sposo. Si tratta, Gerusalemme, che finalmente torna a essere il vero luogo di Dio, dopo gli anni nei quali il popolo era stato deportato lontano e la città era stata abbandonata e giaceva in uno stato di desolazione e abbandono. Le personificazioni di città e cose non sono nuove nel linguaggio dell’Antico Testamento e annunciano sempre qualcosa d’altro che dovrà venire. Allora oggi, mettiamoci in quella Gerusalemme ideale e facciamo nostre le parole dell’antico profeta: siamo noi a non essere più desolati, a essere pieni di gioia, a non essere più né abbandonati né devastati, e il motivo è perché Dio si è fatto uomo, è l’Emmanuele (che significa Dio-con-noi), è Gesù. Egli è venuto da noi per aprirci le porte del cielo e non ci lascerà mai: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20), ci ha assicurato il Signore. Questa è la fonte di tutta la nostra gioia, e oggi siamo chiamati a farne viva esperienza nello Spirito.
SECONDA LETTURA
Dagli Atti degli Apostoli (At 13,16-17.22-25)
Paolo, [giunto ad Antiòchia di Pisìdia, nella sinagoga,] si alzò e, fatto cenno con la mano, disse: «Uomini d’Israele e voi timorati di Dio, ascoltate. Il Dio di questo popolo d’Israele scelse i nostri padri e rialzò il popolo durante il suo esilio in terra d’Egitto, e con braccio potente li condusse via di là. Poi suscitò per loro Davide come re, al quale rese questa testimonianza: “Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri”. Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d’Israele. Diceva Giovanni sul finire della sua missione: “Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali”». – Parola di Dio.
Commento alla seconda lettura
Nel primo viaggio apostolico, Paolo viene a trovarsi in piena Asia minore ad Antiòchia di Psìdia (oggi Turchia) e predica ai Giudei là residenti. Essi non sanno ancora niente di Cristo, questa è la prima volta che ne sentono parlare. Paolo presenta subito Gesù come Salvatore, senza tanti giri di parole. Per argomentare bene il suo discorso, afferma che Giovanni Battista (la cui fama era giunta probabilmente anche in quelle regioni lontane) aveva dichiarato che egli era solo il precursore e il vero inviato dal Padre era Gesù. Anche oggi la Chiesa non fa che proclamare alle genti che abbiamo un solo Salvatore, uno solo che ha riparato i peccati degli uomini, uno solo che fa da tramite e ponte tra noi e il cielo, un solo sommo sacerdote. La forza d’urto del messaggio sta tutta in queste affermazioni, sono parole che possono aprire i cuori, poiché tutti abbiamo bisogno di capire perché siamo al mondo, che cosa ci sarà dopo la nostra morte, che valore hanno i nostri atti. Tutto converge allora nella fede in Cristo. Poi verrà tutto il resto, che sarà conseguenza del nostro atto di fede.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 1,1-25)
Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici. Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa «Dio con noi». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù. – Parola del Signore.
Commento al Vangelo del giorno
Matteo parla del Signore Gesù partendo da lontano, per confermare che tutto quello che è stato detto di lui è vero. Il Vangelo non ci presenta uno sterile elenco di nomi, ma un vero albero genealogico per dimostrare a tutti che Gesù è della stirpe di Davide, dal quale, come era stato detto, doveva venire il Messia. Poi riprende la profezia di Isaìa per la quale si attende la nascita di un bambino da una donna vergine. Così avviene per Gesù, “nato da Maria”, come ben si specifica nel Vangelo. Tutto quindi torna. Ci sono tutti gli elementi per credere che Gesù è l’atteso, il Messia predetto. Poi si può anche non credere, perché Dio ci lascia liberi, ma la sua parola ci mette decisamente sulla strada per aprire il cuore alla fede e farci condurre per mano dalle antiche profezie, che portano sulla strada di Betlemme. I Magi, pur senza conoscere le Scritture d’Israele, ci arrivarono grazie alla lettura del cielo e delle stelle, e adorarono. Tutti i segni portano a lui, perché tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui (Col 1,16). La creazione, la storia dei popoli, tutto converge verso questo unico punto: la divina incarnazione di Dio. E da lì tutto riparte.
Messa della notte
PRIMA LETTURA
Dal libro del profeta Isaìa (Is 9,1-6)
Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Màdian. Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco. Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre. Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti. – Parola di Dio.
Commento alla prima lettura
L’intervento di Dio nella storia sorprende lo stesso profeta Isaìa, che contempla nella nascita di un bambino l’evento più importante da annunciare al popolo. Niente di più comune e normale della venuta al mondo di un bimbo, eppure questo fatto è caricato di un’importanza strepitosa. Al suo tempo, Isaìa probabilmente si riferiva al re d’Israele, per il quale la nascita del figlio costituiva la garanzia della continuazione del regno d’Israele in tempi difficili, ma giustamente sia gli evangelisti che la tradizione della Chiesa vedono in questo oracolo l’annuncio del vero Messia e re, che è unico ed è Gesù. Il bambino annunciato porta titoli altisonanti: «Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della Pace». L’attesa di tutto il mondo e di tutte le generazioni giunge a termine e si raccoglie nella grotta di Betlemme. Si realizza l’evento degli eventi: Dio stesso si fa uomo, entra con la sua umano-divinità nel tempo e nello spazio, si relaziona in modo umano con noi. E parte dall’inizio: si fa bambino, per conoscere tutte le fasi della vita umana, percorrerle, assumerle e salvarle tutte.
SECONDA LETTURA
Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito (Tt 2,11-14)
Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone. – Parola di Dio.
Commento alla seconda lettura
Riconoscere nella nascita di un bambino in una grotta la «grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini» non è per niente facile. Ma proprio questo salto di fede ci rende pienamente uomini, perché tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui (Col 1,16). Senza Cristo noi siamo lontani da Dio e non riusciamo a capire il senso pieno delle cose, non capiamo nemmeno perché siamo nati e che cosa stiamo al mondo a fare. In Cristo realizziamo tutto, perché noi uomini siamo fatti per lui, siamo costituiti per amare ed essere amati; non abbiamo altra felicità che nell’amore. Tuttavia non siamo noi ad amare per primi: è Dio che ha amato noi. Il Natale è l’occasione per vivere la somma adorazione e contemplazione del mistero di Dio che «ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito» (Gv 3,16). Non ci sono parole da aggiungere oggi, ma solo da accogliere e da vivere nel silenzio. Proviamo a ripetere più volte, nel nostro cuore, le parole che questa notte abbiamo ascoltato: «Egli ha dato sé stesso per noi». Ripetiamole, assaporiamole, viviamole.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,1-14)
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». – Parola del Signore.
Commento al Vangelo del giorno
Dio entra nella storia del mondo in modo totalmente silenzioso e segreto. Di per sé, “l’umanizzazione” di Dio avrebbe dovuto o potuto portare un totale rinnovamento o innalzamento dell’intero creato. Invece pare che tutto rimanga normale: Gesù nasce, e il silenzio rimane. La via per conoscere e riconoscere Dio in un bambino la insegnano, per primi, Maria e Giuseppe: essi credono, adorano, sperano. Non si fanno tante domande, ma credono perfettamente e assolutamente che quel bambino è Dio. Poi arrivano i pastori, che ascoltano l’annuncio e cominciano a credere. Poi arriviamo noi, dopo tanti anni, tanta storia e tante vicende anche contraddittorie dell’umanità. Il mondo sembra rimasto lo stesso, anche oggi, ma in realtà tutto è cambiato. Il rinnovamento avviene nella sfera intima, personale, nel cuore. La via della liberazione dal male è come un fiume carsico, sotterraneo, invisibile. I pastori sono i primi a farsi coinvolgere dall’atto intimo e personale, di adorazione. Non ci sono più gli angeli da vedere nel cielo, spettacolo affascinante e grandioso: c’è da andare e riconoscere Dio nella visione più umile che si possa immaginare, quella del bambino. E, se lo accogliamo, tutto cambia.
Messa dell’aurora
PRIMA LETTURA
Dal libro del profeta Isaìa (Is 62,11-12)
Ecco ciò che il Signore fa sentire all’estremità della terra: «Dite alla figlia di Sion: Ecco, arriva il tuo salvatore; ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede. Li chiameranno Popolo santo, Redenti del Signore. E tu sarai chiamata Ricercata, Città non abbandonata». – Parola di Dio.
Commento alla prima lettura
Isaìa è il profeta dalle larghe vedute. Altri profeti dell’Antico Testamento si rivolgono al popolo d’Israele con richiami specifici, con argomenti riguardanti la vita religiosa, i doveri delle singole persone e via dicendo; Isaìa invece vede Israele come prima delle nazioni perché da questa nascerà il Messia, il Salvatore, che sarà per tutto il mondo e per tutte le generazioni fino alla fine dei tempi. Ecco perché Gerusalemme è chiamata «Ricercata»: perché è essenziale per la vita di tutto il mondo; ed è detta «Città non abbandonata» perché a essa è data per sempre la sorgente della verità e del bene, Cristo Signore. Questo annuncio dell’Antico Testamento ben si presta al Natale, perché il “cercato” non è un luogo, ma una persona. Gesù. La città non abbandonata non è un insieme di case e palazzi, ma l’insieme di tutti i credenti in Cristo che, accogliendo il Signore che viene, non sono e non saranno mai più abbandonati a sé stessi. Tutta l’attesa del mondo, tutte le lacrime versate, tutti i desideri espressi, si raccolgono ora nella luce della grotta di Betlemme, perché il Salvatore è nato.
SECONDA LETTURA
Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito (Tt 3,4-7)
Figlio mio, quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, che Dio ha effuso su di noi in abbondanza per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, affinché, giustificati per la sua grazia, diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna. – Parola di Dio.
Commento alla seconda lettura
Per capire bene l’amore di Dio dobbiamo entrare nella sua gratuità. Niente ci era dovuto, ma l’opera di salvezza nasce dall’esuberanza del suo amore. Adamo aveva peccato e tutta la crea-
zione era precipitata nella ribellione. Può l’amore di Dio permettere che la creatura, amata e voluta da lui, rimanga in questa condizione di pena? Dio vuole che tutti siamo salvati e per questo nella pienezza dei tempi appare, non solo Gesù nella sua condizione umana, ma la bontà di Dio e il suo amore per gli uomini. Teniamo sempre bene in mente questi due aspetti: la bontà di Dio e il suo amore. Dio vuole non solo salvarci dal male, ma farci partecipi pienamente della sua vita divina. Gesù altro non è che la manifestazione della bontà e dell’amore di Dio. È vero che Gesù è anche il giudice dei vivi e dei morti, è vero che è il redentore e salvatore, ma tutto va sempre visto e capito all’interno di queste due comprensioni omniavvolgenti: la bontà e l’amore di Dio. Noi uomini siamo buoni a tratti e amiamo imperfettamente, ma Dio si manifesta come bontà perfetta e amore assoluto, in Cristo Gesù.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,15-20 )
Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. – Parola del Signore
Commento al Vangelo del giorno
Consideriamo la grandezza di questi semplici pastori. Per prima cosa, credono. Avevano visto degli angeli nel cielo che annunciavano la venuta del Messia in una maniera inaspettata, ossia in un bambino nato in una grotta. Non discutono: credono. Secondo: vanno, camminano. Non stanno fermi, non rimandano, lasciano lì il gregge e partono. Hanno nel cuore il desiderio di vedere ciò in cui già credono. Terzo: riferiscono. Non hanno timore di apparire ridicoli dicendo che sono lì perché l’hanno detto degli angeli (avrebbero potuto essere presi per esaltati o allucinati); dicono la verità dei fatti, che è confermata dall’esistenza reale di quel bambino di cui parlavano tali angeli. Entrano nella storia sacra come protagonisti, accogliendo le cose sentite e riferendole con piena sincerità. Infine, tornano, glorificano e lodano Dio. Eppure non hanno visto segni prodigiosi, il bambino non ha fatto alcun miracolo, tutto è stato normale ai loro occhi, tranne il fatto degli angeli. La loro fede esplode nel canto gioioso: non fanno altro che unirsi agli angeli che nel frattempo si erano ritirati nelle sedi celesti; il canto degli uomini si sostituisce così a quello delle corti angeliche.
Messa del giorno
PRIMA LETTURA
Dal libro del profeta Isaìa (Is 52,7-10)
Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio». Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce, insieme esultano, poiché vedono con gli occhi il ritorno del Signore a Sion. Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme. Il Signore ha snudato il suo santo braccio davanti a tutte le nazioni; tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio. – Parola di Dio.
Commento alla prima lettura
Già nell’Antico Testamento risuona il canto di lode per la venuta del Signore. Nel testo si parla del ritorno di Dio nella sua casa (Sion) dopo il periodo di esilio, ma la profezia si dilata e annuncia un altro arrivo e un altro regno. Non si tratta più di un singolo popolo che esulta per la fine dell’esilio, ma del mondo intero che riconosce la salvezza del nostro Dio. Tutto avviene nel nascondimento del Natale, perché non si tratta di una conquista sociale, del potere umano su tutto il mondo: si parla della venuta di Cristo nei cuori, perché gli uomini che lo accolgono abbiano la vita eterna. Tutto ciò che nell’Antico Testamento è parziale, si avvera nell’universale. Oggi, quindi, ci uniamo agli uomini di tutte le nazioni e di tutti i tempi per glorificare la venuta di Cristo in terra. E se il nostro grido non raggiungerà ancora tutti materialmente, non possiamo rinunciare ad avere lo sguardo su tutti gli uomini di tutti i tempi, non possiamo non abbracciare tutti e annunciare con fede certa, unendoci a tutti gli angeli del cielo, che Dio è con noi, l’Emmanuele.
SECONDA LETTURA
Dalla lettera agli Ebrei (Eb 1,1-6)
Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo. Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato. Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»? E ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio». – Parola di Dio.
Commento alla seconda lettura
L’annuncio è solenne. Il fatto che Dio sia Figlio e che si renda visibile nel mondo assumendo un corpo umano è un evento clamoroso, davanti al quale non possiamo mai abituarci. «Lo adorino tutti gli angeli», dice il testo della lettera agli Ebrei. Tanto più noi, associandoci a loro, oggi adoriamo Gesù, vero Dio e vero uomo. Prima ancora di sapere e capire che cosa egli farà nel mondo, la sua accondiscendenza oggi ci pare senza limiti: poterlo vedere e adorare nella debolezza della natura umana (un bambino di poche ore) scardina tutti i pensieri che possiamo farci su Dio. Dio ora è tutto lì, come se il Paradiso si fosse svuotato, perché il Padre è nel Figlio e Gesù nella culla possiede tutto lo Spirito Santo. No, non si è svuotato: il Paradiso è venuto in terra. Adorare è la cosa più utile che possiamo fare. Non possiamo vivere di sole cose evidenti: abbiamo bisogno del Mistero e di adorare. La nostra vera natura è infatti l’adorazione, perché noi uomini siamo fatti per l’incontro, l’abbraccio, il dono. E Dio si fa visibile nel bambino Gesù per essere adorato, amato, accolto.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,1-18)
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. – Parola del Signore.
Commento al Vangelo del giorno
Il Vangelo della terza Messa del Natale proclama il solenne prologo di san Giovanni. Egli contempla ciò che ha visto ed esprime il suo significato. Giovanni è un vero grande teologo, che ci fa conoscere Dio. Dio nessuno l’ha mai visto, ci dice, ed è il Figlio che l’ha rivelato. La parola rivelare deriva dal latino retro velum dare, che significa sollevare il velo. A teatro si alza il sipario e l’opera inizia. Prima nessuno vede niente, ma quando si alza il velo tutti si mettono in silenzio e vedono la scena che era già pronta. Questo avviene quando appare Gesù nella carne umana: gli uomini vedono Dio perché solo il Figlio può “sollevare il velo” e mostrarci il volto del Padre. Egli solo lo conosce, egli solo vive di lui. Sì, senza Gesù tutto appare senza senso e anche “Dio” rimane una parola vuota, anzi, inaccessibile. Ma in Cristo ora possediamo la pienezza e i nostri occhi interiori contemplano il volto del Padre. In Paradiso non ci sarà dato nulla di più, perché il Paradiso è già iniziato in terra. Il Paradiso è una persona: Cristo risorto. Non cerchiamo altro, non cerchiamo oltre: abbiamo già tutto. Venite, adoriamo in silenzio, e contempliamo Dio nel bambino che è nato.