Nella malattia camminiamo insieme secondo lo stile di Dio

Nella malattia camminiamo insieme secondo lo stile di Dio

Giornata mondiale del malato

La giornata mondiale del malato invita alla preghiera e alla prossimità verso i sofferenti. Ma ha anche lo scopo di sensibilizzare alla necessità di assicurare la migliore assistenza agli infermi; di aiutare chi è ammalato a valorizzare, sul piano umano e soprattutto su quello spirituale, la sofferenza e a far comprendere meglio l’importanza dell’assistenza di quanti vivono e operano accanto a chi soffre.
Nel suo messaggio per questa giornata papa Francesco ricorda che: «La malattia fa parte della nostra esperienza umana. Ma essa può diventare disumana se è vissuta nell’isolamento e nell’abbandono, se non è accompagnata dalla cura e dalla compassione. Quando si cammina insieme, è normale che qualcuno si senta male, debba fermarsi per la stanchezza o per qualche incidente di percorso. È lì, in quei momenti, che si vede come stiamo camminando. […] Perciò, in questa XXXII Giornata Mondiale del Malato vi invito a riflettere sul fatto che proprio attraverso l’esperienza della fragilità e della malattia possiamo imparare a camminare insieme secondo lo stile di Dio, che è vicinanza, compassione e tenerezza».

Il tema che Papa Francesco ha scelto per la XXXII giornata mondiale del malato 2024 è il seguente: «Non è bene che l’uomo sia solo». Curare il malato curando le relazioni.
Partendo da un passo della Genesi (Gen 2,18) il Papa afferma: «Ci fa bene riascoltare quella parola biblica: non è bene che l’uomo sia solo! Dio la pronuncia agli inizi della creazione e così ci svela il senso profondo del suo progetto per l’umanità ma, al tempo stesso, la ferita mortale del peccato, che si introduce generando sospetti, fratture, divisioni e, perciò, isolamento. Esso colpisce la persona in tutte le sue relazioni: con Dio, con sé stessa, con l’altro, col creato. Tale isolamento ci fa perdere il significato dell’esistenza, ci toglie la gioia dell’amore e ci fa sperimentare un oppressivo senso di solitudine in tutti i passaggi cruciali della vita». Dio ha creato l’uomo per stare in comunione e, per questo, abbandono, isolamento e solitudine spaventano e sono dolorose. Circostanze ancora più vere «nel tempo della fragilità, dell’incertezza e dell’insicurezza, spesso causate dal sopraggiungere di una qualsiasi malattia seria».
Isolati e soli sono molti anziani nelle RSA, ma soli e spesso isolati con le loro famiglie sono anche molti malati presenti nelle nostre comunità. «Questa triste realtà – ricorda il papa – è soprattutto conseguenza della cultura dell’individualismo, che esalta il rendimento a tutti i costi e coltiva il mito dell’efficienza, diventando indifferente e perfino spietata quando le persone non hanno più le forze necessarie per stare al passo».


Il Santo Padre richiama il modello del Buon Samaritano (Lc 10,25-37) con la «sua capacità di rallentare il passo e di farsi prossimo, alla tenerezza con cui lenisce le ferite del fratello che soffre» e ricorda che «la prima cura di cui abbiamo bisogno nella malattia è la vicinanza piena di compassione e di tenerezza. Per questo, prendersi cura del malato significa anzitutto prendersi cura delle sue relazioni, di tutte le sue relazioni: con Dio, con gli altri – familiari, amici, operatori sanitari –, col creato, con sé stesso».
Perciò, papa Francesco precisa: «Siamo chiamati ad adottare lo sguardo compassionevole di Gesù. Prendiamoci cura di chi soffre ed è solo, magari emarginato e scartato. Con l’amore vicendevole, che Cristo Signore ci dona nella preghiera, specialmente nell’Eucaristia, curiamo le ferite della solitudine e dell’isolamento. E così cooperiamo a contrastare la cultura dell’individualismo, dell’indifferenza, dello scarto e a far crescere la cultura della tenerezza e della compassione».
Il farsi vicino, il farsi prossimo non è facile, ma la giornata del malato ci ricorda che siamo tutti chiamati a percorrere lo stesso cammino di Gesù il Buon Samaritano, che non si stanca di amarci e di prendersi cura di noi, ricoprendo le nostre ferite con la carezza della sua misericordia. Egli non ci lascia mai soli, non ci abbandona mai e non si stanca neanche di consolarci.
Consolati da Cristo noi stessi diventiamo consolazione degli afflitti.


In questa giornata uniamoci al Papa e insieme a lui: «Affidiamoci a Maria Santissima, Salute degli Infermi, perché interceda per noi e ci aiuti a essere artigiani della vicinanza e della relazione fraterna».

Preghiera per la XXXII Giornata Mondiale del Malato

Padre, ricco di misericordia,
guarda le nostre ferite,
risana i cuori afflitti
e guida i nostri passi.
Fa’ che nella sofferenza
non ci sentiamo soli,
che qualcuno prenda le nostre mani
e ci doni quella pace che,
attraverso Cristo, viene da te.
Facci respirare già su questa terra,
per il dono dello Spirito Santo,
quell’aria di cielo
che un giorno godremo con te. Amen.


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