Maria Goretti, si sa, è la Santa della purezza e del perdono.
La sua parabola dolorosa e luminosa è nota: è una bambina che ha saputo vivere quella che papa Francesco definisce la santità del quotidiano, la santità della “porta accanto”, e questo l’ha portata, nel momento estremo della sua vita, a perdonare Alessandro Serenelli che su di lei aveva tentato violenza e poi, vistosi respinto, l’aveva uccisa.
Quello che vogliamo chiederci oggi, però, è: che cosa ha ancora da dire Maria Goretti alla nostra vita? Perché ancora la sentiamo viva e sentiamo il bisogno di rivolgerci a lei nella preghiera?
La risposta a questa domanda, alle porte del Giubileo 2025 – che ci vedrà tutti pellegrini di speranza – è proprio il fatto che Maria Goretti in ogni attimo della sua vita, fino all’estremo, è stata messaggera di speranza: ha saputo vedere orizzonti di bene e squarci di luce dove apparentemente c’era solo tenebra.
«Dio non ci abbandonerà»
La vita di Marietta (come veniva affettuosamente chiamata in famiglia) è infatti molto dura: ha appena 10 anni quando suo padre muore, ma di fronte a quel lutto, Maria pronuncia le prime parole che di lei conosciamo, e sono parole di invincibile speranza: «Mamma, non ti preoccupare, Dio non ci abbandonerà».
E questa bambina ci insegna con i fatti lo stile di chi vive con speranza, perché, con naturalezza, si sostituisce alla mamma nei lavori di casa e nella cura dei fratelli, così che sua madre Assunta possa andare a lavorare nei campi. Ricorda Assunta: «Per le faccende di casa c’era Marietta, poi arrivavo io all’ultimo momento per darle una mano. Correggeva i fratellini […] Non ho notato in lei alcun difetto. Se a volte l’ho sgridata, è stato perché preoccupata dell’azienda ero nervosa. Marietta prendeva la sgridata con calma e seguitava le sue faccende, non portandomi affatto il broncio. Aveva un cuore generoso verso di me e verso i fratelli». Un cuore, generoso, un cuore luminoso, il suo…
Lo sguardo sempre rivolto al cielo
«Mamma, quando faccio la Prima Comunione io?». Questo il più grande desiderio di Marietta e, quando quel giorno arriva, in anticipo sull’età canonica, il suo cuore è in grande festa!
«Mi è rimasto scolpito nella mente – dirà poi un testimone presente in chiesa – l’atteggiamento di Marietta: sembrava un angioletto che se ne stava con le mani giunte, tutta compresa della presenza del Signore». Gli fa eco mamma Assunta: «Maria fece la sua Prima Comunione proprio come una santa». E alla fine di quel giorno, lei ha un solo desiderio: «Quando ci riandiamo?» e teneramente rivolta alla mamma: «Mamma, sarò sempre più buona».
Sperare ogni oltre speranza: «Lo voglio con me in Paradiso»
L’epilogo della vita di Marietta è noto: Alessandro Serenelli, dopo aver tentato violenza, la colpisce ferendola a morte, ma lei, alla violenza risponde con l’amore: al parroco che le pone esplicitamente la domanda sul perdono al suo assassino, risponde: «Sì, per amore di Gesù gli perdono, e voglio che venga con me in Paradiso».
Se Alessandro il 5 luglio 1902 ha scritto la pagina più buia della sua storia, Maria, perdonandolo, gli ha ridato speranza e la possibilità di una vita nuova: Alessandro e Maria si incontreranno infatti in un sogno colorato di gigli, nella cella del carcere di Noto, sul finire del 1906. È Alessandro stesso a raccontarlo: «Mi vedo davanti a un giardino, in un angolo tutti fiori bianchi e gigli. A un certo punto vedo scendere Marietta; bellissima e bianco-vestita. Man mano che coglieva i gigli me li presentava e diceva “prendi” e mi sorrideva come un angelo. Dinanzi a quel sorriso mi faccio animo e accetto quei gigli fino ad averne le braccia colme. Presto però mi accorgo che quei gigli tra le mie braccia si vanno trasformando in fiammelle. Marietta mi sorride ancora e sparisce. Mi sveglio di soprassalto: “Ormai mi salvo anch’io – dico tra me – perché sono certo che Marietta prega per me. È venuta a trovarmi e a darmi il suo perdono”. Da quel giorno non sento più l’orrore di prima per la mia vita».
E, allora, sul suo esempio, facciamoci anche noi pellegrini di speranza e se stiamo attraversando un momento di buio profondo o di difficoltà; se abbiamo dentro una rabbia che non si scioglie e non riusciamo a perdonare, ricorriamo a lei con fiducia, perché ci doni il suo cuore coraggioso capace di alzare lo sguardo, capace di vedere al di là e di tracciare orizzonti di speranza!