Continua la collaborazione tra don Alessio Fucile, esperto di arte, e il blog Shalom. Don Alessio ci guiderà per approfondire i momenti più importanti dell’anno liturgico attraverso delle bellissime opere d’arte che, oltre a suscitare in noi meraviglia per il loro splendore, possono aiutarci a comprendere meglio le Sacre Scritture e il messaggio di Gesù.
Don Alessio presenta oggi “La Crocifissione” di Antonello da Messina, che si può ammirare al Museo Reale delle Belle Arti di Anversa.
Oggi analizzeremo la “Crocifissione”, capolavoro conservato al Museo Reale di Belle Arti di Anversa, creato dal celebre pittore siciliano Antonello da Messina. Realizzato a Venezia nel 1475, questo dipinto è firmato e datato su un cartiglio posto in basso a sinistra, su un’asse spezzata e piantata per terra. Le dimensioni contenute della tavola riflettono il suo scopo originario: un oggetto di devozione privata.
Il virtuosismo di Antonello da Messina
Antonello da Messina dimostra il suo virtuosismo artistico fondendo insieme le tecniche della pittura fiamminga e del primo Rinascimento italiano. Dal primo, adotta lo schema compositivo elevato della crocifissione e una precisione eccezionale nella rappresentazione dei dettagli. Dal secondo, prende l’accurato studio prospettico e la rappresentazione anatomica dei corpi, preferendo la dignità della forma umana alla crudezza della Passione.
La croce al centro dell’immagine
La croce, con Gesù al centro, domina il dipinto con la sua monumentalità. È scura, lineare, e perfettamente allineata con lo sguardo dell’osservatore. Ai lati, i ladroni si contorcono su alberi spogli e nodosi. Maria e Giovanni, immersi nel silenzio, osservano la scena, evocando il passo del Vangelo di Giovanni: “Gesù vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: ‘Donna, ecco tuo figlio!’. Poi disse al discepolo: ‘Ecco tua madre!’. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa”. Antonello rappresenta con delicatezza il dolore di Maria e l’invito di Gesù a considerarla come madre universale. Gesù, spogliato di tutto, con gesto di supremo distacco, dona sua madre al mondo intero, prima di portare a termine la sua missione col sacrificio della vita.
Il paesaggio e la scena
Il paesaggio di sfondo e il castello sul mare richiamano la costa messinese, mentre la scena è animata da una varietà di animali e personaggi, descritti con cura minuziosa. Conigli e cervi si mescolano a soldati e civili lungo la strada del Calvario verso Gerusalemme, visibile a sinistra del dipinto.
Il simbolismo
Elementi simbolici disseminati nell’opera stimolano la meditazione e la preghiera: i fiori rossi prefigurano la Passione di Cristo; i teschi e le ossa evocano il Golgota, luogo della crocifissione; il serpente emergente da un cranio rappresenta il peccato originale vinto dal sacrificio di Cristo; la civetta potrebbe alludere agli Ebrei che non hanno riconosciuto il Messia.
La croce centrale simboleggia la glorificazione di Cristo, unendo la sua umiliante discesa terrena al trionfo della Resurrezione. Antonello usa un espediente visivo, abbassando il punto di fuga del paesaggio per esaltare la croce, suggerendo che, anche nell’atto della morte, Cristo non perde la sua divinità ma eleva l’umanità.
Concludo con una riflessione di Papa Francesco: “«Gesù insegnaci che la croce è via alla risurrezione, che Dio non dimentica mai nessuno dei suoi figli e non si stanca mai di perdonarci e di abbracciarci con la sua misericordia. Insegnaci a non stancarci mai di chiedere perdono e credere nella misericordia senza limiti del Padre». Grazie per la tua attenzione.