Continua la collaborazione tra don Alessio Fucile, esperto di arte, e il blog Shalom. Don Alessio ci guiderà per approfondire i momenti più importanti dell’anno liturgico attraverso delle bellissime opere d’arte che, oltre a suscitare in noi meraviglia per il loro splendore, possono aiutarci a comprendere meglio le Sacre Scritture e il messaggio di Gesù.
Don Alessio presenta oggi “La Resurrezione di Cristo” di Piero della Francesca, che si può ammirare al Museo Civico di Sansepolcro, in occasione della Domenica di Pasqua.
Ben ritrovato. Oggi ti presento «La Resurrezione di Cristo» di Piero della Francesca, realizzata tra il 1467-68 e oggi nel Museo Civico di Sansepolcro.
Il simbolismo cittadino
Nelle intenzioni dei committenti il dipinto svolgeva la funzione di stemma della città, la quale dal sepolcro di Gesù e dalle reliquie che vi portarono dalla Terra Santa i leggendari pellegrini Egidio e Arcano prende il nome. Prima di prendere decisioni importanti per la città, gli amministratori pregavano dinanzi a quest’immagine, chiedendo al Signore di guidarli nelle loro scelte.
La composizione iconografica, il simbolismo e i colori
Il pittore fu costretto dentro uno schema iconografico obbligato. Ciò spiega la perfetta centralità e frontalità del Cristo risorto, la semplificazione geometrica del sarcofago, la dislocazione simmetrica degli alberi in secondo piano e dei soldati davanti. Piero immagina due punti di vista: uno assai basso con il sarcofago e il gruppo dei dormienti, un altro più alto che investe il volto e il torso del Risorto. Ne consegue un risultato potente, le figure in primo piano emergono plasticamente e così danno rilievo all’incombere del Cristo vincitore della morte, baluardo della città che lo ha eletto a suo protettore. Gesù, perfettamente al centro, esce in modo maestoso dalla tomba tenendo fermamente in mano il vessillo della Risurrezione che rappresenta la sua vittoria sulla morte. Con la potenza del guerriero che trionfa dopo uno sconto all’ultimo sangue, come testimonia il volto sofferente, s’impone in tutta la sua determinazione, appoggiando con gesto poderoso il piede sinistro sul sepolcro. È al vertice di una piramide che culmina nella sua aureola. Indossa una veste rosa simbolo della sua sovranità su tutta la terra. I colori del corpo e della tunica si stagliano sullo sfondo scuro del paesaggio toscano, che per tale monocromia dà maggiore risalto alla figura imponente del Cristo.
La tomba fa da sfondo alle guardie dormienti e separa la sfera terrestre da quella divina. La guardia vestita di marrone, alla destra di Cristo, identificata come autoritratto dell’artista, ha la testa poggiata sul vessillo della Risurrezione. Atteggiamento che rappresenta la speranza dell’uomo nella Risurrezione, poiché «se Cristo non è risuscitato, allora vana è la vostra fede».
La metafora dell’alba primaverile
La scena è ambientata alle prime luci di un’alba primaverile, quando il cielo trascolora dal grigio all’azzurro e le nubi si tingono di rosa, dello stesso rosa di cui splende il manto del Salvatore, così che la sua ascesa dal sepolcro è metafora del sole nascente. Cristo vincitore delle tenebre rinnova tutte le cose, per cui la natura, al pari della umana condizione, cambia pelle e gli alberi, a sinistra ancora spogli e rappresi dal gelo invernale, verdeggiano di fronde sulla destra. La Risurrezione di Cristo dona vita nuova.
Piero della Francesca, matematico e geometra, realizza una prospettiva stupefacente. L’affresco è realizzato in modo che le guardie si trovino all’altezza dell’osservatore e che Cristo sia visto dal basso verso l’alto. La prospettiva degli alberi dà l’impressione che Cristo si stia avvicinando verso l’osservatore, come se entrasse nel suo spazio, nella sua vita per portare la speranza della Risurrezione. Anche lo sguardo penetrante di Gesù sembra voler entrare nella tua anima e con il viso provato, sembra dirti: «Ve l’avevo detto che il terzo giorno sarei risorto, cosa aspettate a credere e a gioire?».
Di fronte al dipinto puoi chiederti: sono come le guardie che dormono o apro gli occhi su di Lui? Abbraccio la speranza della Risurrezione? Permetto al suo sguardo amorevole di donarmi la vera felicità che sta nella consapevolezza che Lui è con me «tutti i giorni fino alla fine del mondo»?
L’opera fu molto apprezzata dai viaggiatori inglesi che nutrivano profonda venerazione per l’autore. Durante la Seconda Guerra Mondiale la presenza dell’affresco ha protetto l’intera area dalla distruzione. Alle truppe alleate era stato impartito l’ordine di bombardare la città. Tuttavia, il capitano inglese Clark, ricordando la presenza dell’affresco nella città, ordinò di interrompere i bombardamenti. Anche un’opera d’arte può fare miracoli!