Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” maggio-giugno 2024
Natività di san Giovanni Battista (s)
propria
Alla Messa vespertina nella vigilia
PRIMA LETTURA
Dal libro del profeta Geremìa (Ger 1,4-10)
Nei giorni del re Giosìa mi fu rivolta questa parola del Signore: «Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni». Risposi: «Ahimè, Signore Dio! Ecco, io non so parlare, perché sono giovane». Ma il Signore mi disse: «Non dire: “Sono giovane”. Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò e dirai tutto quello che io ti ordinerò. Non aver paura di fronte a loro, perché io sono con te per proteggerti». Oracolo del Signore. Il Signore stese la mano e mi toccò la bocca, e il Signore mi disse: «Ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca. Vedi, oggi ti do autorità sopra le nazioni e sopra i regni per sradicare e demolire, per distruggere e abbattere, per edificare e piantare». – Parola di Dio.
Commento alla prima lettura
È molto bella la figura del profeta Geremìa. Sacerdote, ma non tra i più eminenti, nato in villaggio di campagna alle porte di Gerusalemme, chiamato in gioventù, strappato a sé stesso dalla “violenza” di un amore divino che lo sceglie «per sradicare e demolire, per distruggere e abbattere, per edificare e piantare», senza una sua famiglia, ricercato e odiato, tradito e consegnato come un agnello mansueto condotto al macello. La vita di Geremìa è tutta un dramma; i suoi dialoghi interiori con Dio sono disseminati di grida di dolore, ma questa sofferenza ha purificato la sua anima e lo ha aperto al contatto col divino. Geremìa è un profeta vitalmente coinvolto nel suo annuncio, persino in quel celibato che egli vive, unico tra tutti i profeti dell’Antico Testamento. La vita del profeta è un anticipo della passione, morte e risurrezione di Gesù, nel cui sangue viene sigillata la nuova ed eterna alleanza. Anche a noi dice il Signore: «Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto»: Dio ci ama, ci ama per nulla, ci ama per primo; il suo amore precede ogni nostro desiderio di essere amati.
SECONDA LETTURA
Dalla prima lettera di san Pietro apostolo (1Pt 1,8-12)
Carissimi, voi amate Gesù Cristo, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime. Su questa salvezza indagarono e scrutarono i profeti, che preannunciavano la grazia a voi destinata; essi cercavano di sapere quale momento o quali circostanze indicasse lo Spirito di Cristo che era in loro, quando prediceva le sofferenze destinate a Cristo e le glorie che le avrebbero seguite. A loro fu rivelato che, non per se stessi, ma per voi erano servitori di quelle cose che ora vi sono annunciate per mezzo di coloro che vi hanno portato il Vangelo mediante lo Spirito Santo, mandato dal cielo: cose nelle quali gli angeli desiderano fissare lo sguardo. – Parola di Dio.
Commento alla seconda lettura
La fede non ha come fine una conoscenza particolare, ma il conseguimento della salvezza, quella salvezza attesa dagli antichi, indagata dai profeti e contemplata dagli angeli, finalmente manifestata in Cristo Gesù. Pietro dice chiaramente che l’Antico Testamento non dava la salvezza che ora opera nei credenti in Cristo, anche se gli antichi erano in un certo qual modo nella salvezza in virtù del futuro donarsi di Cristo, senza però potere gustare la potenza trasformante della croce. L’attuale generazione – quella che viene dopo la Pasqua – è dunque la più favorita, perché la salvezza le viene annunziata presente e operante. Ci sono tutte le ragioni per esultare «di gioia indicibile e gloriosa», eppure, tante volte questa gioia ci manca. Perché? Viene meno la gioia che Dio ci offre ogni volta che distogliamo il nostro sguardo da Cristo, per fissarci sulle difficoltà di questa vita. Voltando le spalle a Cristo le difficoltà ci appaiono immense e insormontabili, mentre i benefici in Cristo ci sembrano lontani e di poco conto. Ritorniamo a fissare lo sguardo su Cristo Gesù.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,5-17)
Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».- Parola del Signore.
Commento al Vangelo del giorno
All’inizio del Vangelo di Luca ci imbattiamo in una coppia di sposi, Zaccarìa ed Elisabetta, i quali «erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore», ma il loro desiderio di avere un figlio non si era realizzato. In essi ravvisiamo l’immagine di un popolo che osserva scrupolosamente tutte le leggi del Signore ma che non è ancora giunto al compimento. L’antica promessa sembrava ormai definitivamente tramontata, insieme al passare degli anni, ma ecco che Dio nuovamente ci sorprende, facendosi largo nella vita questi due sposi, ormai stanchi di attendere, e dona loro una parola che ha dell’incredibile: «Tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni». Non volendo riconoscere nel fatto che gli è capitato, la sua portata di avvenimento, Zaccarìa viene privato del dinamismo della comunicazione, resta muto, si blocca, perché per sua natura il fatto eccezionale ti mette in movimento. Pur trovandosi nella casa di Dio, egli non è pronto per entrare nella storia di Dio, in lui l’attesa rimane come soffocata. Dio però non si ferma di fronte alla nostra incredulità, ma porta a compimento la sua promessa, con ostinata fedeltà. Lode a Dio!
Alla Messa del giorno
PRIMA LETTURA
Dal libro del profeta Isaìa (Is 49,1-6)
Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome. Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all’ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua farètra. Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria». Io ho risposto: «Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze. Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio». Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele – poiché ero stato onorato dal Signore e Dio era stato la mia forza – e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra». – Parola di Dio.
Commento alla prima lettura
Questa lettura del profeta Isaìa viene proclamata sia nella solennità di San Giovanni Battista sia all’inizio della Settimana Santa. Il servo del Signore parla in prima persona e legittima la sua missione: come il Battista e come Gesù, il servo sofferente ha una fisionomia profetica. Le parole e i gesti del Signore Gesù e, prima di lui quelle di Giovanni, vanno proprio nella direzione profetizzata da Isaìa: «Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all’ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua farètra». Quello che, però, oggi vogliamo fare è fissare la forza della chiamata di Dio rivolta anche a ciascuno di noi. Chiamati per nome ben prima che aprissimo gli occhi alla vita, prendiamo consapevolezza della dignità e della grandezza della nostra vocazione.
SECONDA LETTURA
Dagli Atti degli Apostoli (At 13,22-26)
In quei giorni, [nella sinagoga di Antiòchia di Pisìdia,] Paolo diceva: «Dio suscitò per i nostri padri Davide come re, al quale rese questa testimonianza: “Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri”. Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d’Israele. Diceva Giovanni sul finire della sua missione: “Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali”. Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata la parola di questa salvezza». – Parola di Dio.
Commento alla seconda lettura
Paolo, nel suo discorso, ripercorre tutta la storia sacra di Israele. La parola dell’Apostolo è sempre annuncio di qualcosa di grande e di inaudito che si è realizzato con la morte in croce di Gesù Cristo. Ora passa a sottolineare il ruolo di precursore e di testimone di Giovanni Battista che, predicando un battesimo di penitenza, aveva preparato la venuta di Gesù. Colpiscono la grande umiltà e la libertà interiore del precursore, il quale non ha timore di dire apertamente: «Io non sono quello che voi pensate!». Dirà anche di essere solo la voce, affinché non venisse scambiato per il Verbo, e di essere l’amico dello sposo, che gioisce per le nozze dell’agnello. Siamo così aiutati a liberarci da tutte le possibili aspettative e giudizi degli altri, per vivere gioiosamente la realtà di quello che siamo, e di ciò che saremo con la grazia di Dio. Giovanni Battista ci aiuti a liberarci da tutti quei possibili condizionamenti che pesano, anche dolorosamente, sul nostro cammino umano, al fine di recuperare quella fiducia in noi stessi, necessaria per attraversare in pace tutte le stagioni della vita.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,57-66.80)
Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele. – Parola del Signore.
Commento al Vangelo del giorno
Non c’era nessuno nella famiglia che si chiamasse Giovanni. C’è una novità assoluta – dono totale di Dio – che irrompe nella storia, documentata anche dal nome che viene dato a quel bambino, nato da una madre sterile e da un padre avanti negli anni: veramente Dio fa grazia al suo popolo. Con la nascita di Giovanni inizia il compimento di tutte le profezie antiche che si riferivano al Messia. Al momento della circoncisione assistiamo a una certa tensione tra chi vuole mettergli il nome del padre, Zaccarìa, e la madre che insiste perché lo si chiami Giovanni. La diversità non è poi così marginale dal momento che Zaccarìa significa “Dio ricorda”, mentre Giovanni “Dio usa misericordia”. Se il nome del padre è come un dito puntato verso il passato, cioè verso la storia di salvezza realizzata da Dio lungo la storia, il nome nuovo di Giovanni getta luce sul presente sul quale sorge un nuovo sole che rischiara coloro che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte. Se tante volte ci è venuto da pensare che la nostra vita sia drasticamente segnata dalle sue origini, il Vangelo di oggi sembra invece dirci che ogni vita scaturisce dall’amore del Padre ed è determinata soprattutto dal suo progetto d’amore.