La magnifica figura di santa Brigida così alta, così profonda dal punto di vista umano e spirituale, è conosciuta soprattutto come mistica: per tutti, infatti, è la santa delle famose “Quindici orazioni”. Eppure, non tutti sanno che la prima parte della sua vita è quella di una donna felicemente sposata e madre di otto figli. Questo fa sì che sia vicina anche coloro che sono chiamati all’alta e impegnativa vocazione di formare una famiglia cristiana.
Ripercorriamo allora qualche breve tratto del periodo in cui è sposa e madre felice.
Amore sponsale, preghiera e carità
Brigida nacque da famiglia aristocratica nel 1303 nel castello di Finsta, nella regione svedese di Uppland. Verso i 13 anni, secondo le consuetudini dell’epoca, il padre la diede in sposa al giovane nobile Ulf Gudmarsson, governatore di un importante distretto del regno di Svezia. Ulf era un giovanotto di buon carattere, amante della bella vita e dei cavalli; sarà sua moglie a insegnargli a leggere e a scrivere e insieme compiranno anche un cammino di fede importante. Accanto alla sua sposa, Ulf imparò a migliorare il suo carattere e a progredire nella vita cristiana.
Senza lasciarsi fuorviare dalle condizioni di benessere del suo ceto sociale, insieme con il marito, adottò la Regola dei Terziari francescani, vivendo un’esperienza di coppia in cui l’amore sponsale si coniugò con la preghiera intensa, nella meditazione delle Sacre Scritture e nella contemplazione della passione di Cristo, con i digiuni e con la carità verso i poveri e gli ammalati.
Insieme fondarono un piccolo ospedale, dove assistevano frequentemente i malati. Brigida poi era solita servire personalmente i poveri, curava le ferite, del corpo e dello spirito portando parole di speranza e di conforto. Non pensava agli onori della corte, ma a vivere il Vangelo secondo la sequela di Cristo, prendendo a modello la “povertà”.
Madre esemplare
Il matrimonio fu allietato dalla nascita di ben otto figli: quattro maschi e quattro femmine. Li educò, assieme al fedele suo sposo, alla perfezione cristiana e, seguendo le tradizioni religiose dell’epoca, li accompagnò in pellegrinaggio ai Santuari di Compostela, di Alvastra e a tanti altri luoghi sacri alla pietà popolare del tempo. Brigida esercitò un influsso molto positivo sulla propria famiglia che, grazie alla sua presenza, divenne una vera “chiesa domestica”.La giornata della famiglia era scandita dalla preghiera, dalla lettura della Bibbia, dalle biografie dei Santi, da un’intensa attività caritatevole verso poveri e malati. La secondogenita Caterina, venerata come santa, rimase impressionata accompagnando la mamma e vedendo come lei stessa medicasse le ferite degli infermi e ne lavasse i piedi. Del resto, la sua saggezza pedagogica fu apprezzata a tal punto che il suo servizio fu richiesto alla corte di Stoccolma. Il re di Svezia, Magnus, la chiamò a corte per un certo periodo, con lo scopo di introdurre la sua giovane sposa, Bianca di Namur, nella cultura svedese.
Da questa esperienza matureranno i consigli che in diverse occasioni darà a principi e sovrani per la retta gestione dei loro compiti. Ma i primi a trarne vantaggio furono ovviamente i figli, e non a caso, come si accennava, una delle figlie, Caterina, è venerata come Santa.
Nozze d’argento
Nel 1341 i due coniugi festeggiarono le nozze d’argento: Brigida e Ulf decisero di recarsi in pellegrinaggio a Santiago di Compostela. Fu l’evento che segnò una svolta decisiva nella vita dei due, che già da tempo vivevano vita fraterna e casta. Nel viaggio di ritorno, Ulf scampò alla morte grazie ad un prodigio e così i due coniugi decisero concordemente di abbracciare la vita religiosa. Ulf fu accolto nel monastero cistercense di Alvastra, mentre Brigida si trasferì in un edificio annesso allo stesso monastero, dove restò quasi tre anni, fino al 1346, curando i malati e aiutando la povera gente. Ulf morì il 12 febbraio 1344, assistito dalla moglie. Il matrimonio durò ventott’anni.
Pochi giorni dopo le esequie di Ulf, Brigida divise le proprietà tra i figli e i poveri, trattenendo per sé solo quanto bastava per vivere modestamente. Sistemati i figli, Brigida iniziò una vita consacrata interamente a Dio, ricevette tante rivelazioni mistiche e fondò un nuovo ordine religioso secondo quanto indicatogli da Gesù stesso. In questa seconda fase della sua vita, ebbe come compagna prediletta del cammino la figlia Caterina, che con lei condivise la consacrazione a Dio nella verginità.
Autentica “spiritualità coniugale”
Questo primo periodo della vita di Brigida ci aiuta ad apprezzare «quella che oggi potremmo definire un’autentica “spiritualità coniugale”: insieme, gli sposi cristiani possono percorrere un cammino di santità, sostenuti dalla grazia del sacramento del Matrimonio. Non poche volte, proprio come è avvenuto nella vita di santa Brigida e di Ulf, è la donna che con la sua sensibilità religiosa, con la delicatezza e la dolcezza riesce a far percorrere al marito un cammino di fede» (Benedetto XVI).
Con l’espressione “spiritualità coniugale” si intende la vita della coppia nella novità dello Spirito Santo ricevuto con il rito del matrimonio cristiano. Ce lo ricorda papa Francesco: «Partendo dal dono di Cristo nel sacramento, (gli sposi) siano pazientemente condotti oltre, giungendo ad una conoscenza più ricca e ad una integrazione più piena di questo mistero nella loro vita» (Amoris laetitia, 76). Queste parole ci permettono di comprendere come per gli sposi vi sia una spiritualità specifica che ha il suo fondamento nell’essere sacramento del matrimonio. Il dono dello Spirito Santo che hanno ricevuto nel sacramento delle nozze deve far crescere prima di tutto la loro vita interiore, che poi si estenderà con tutti i suoi benefici anche ai figli. Il centro della spiritualità coniugale, è Cristo Signore nel suo mistero d’amore.
Chiediamo al Signore che lo Spirito Santo possa suscitare anche oggi «la santità degli sposi cristiani, per mostrare al mondo la bellezza del matrimonio vissuto secondo i valori del Vangelo: l’amore, la tenerezza, l’aiuto reciproco, la fecondità nella generazione e nell’educazione dei figli, l’apertura e la solidarietà verso il mondo, la partecipazione alla vita della Chiesa» (Benedetto XVI).