Continua la collaborazione tra don Alessio Fucile, esperto di arte, e il blog Shalom. Don Alessio ci guiderà per approfondire i momenti più importanti dell’anno liturgico attraverso delle bellissime opere d’arte che, oltre a suscitare in noi meraviglia per il loro splendore, possono aiutarci a comprendere meglio le Sacre Scritture e il messaggio di Gesù.
Don Alessio presenta oggi la «Trasfigurazione» di Giovanni Bellini, opera realizzata tra il 1478-79 e oggi conservata nel Museo di Capodimonte a Napoli.
Descrizione dell’opera
La tela rappresenta l’episodio evangelico in cui Cristo, su un monte tradizionalmente indicato come il Tabor, si trasfigura davanti a tre apostoli, rivelando la sua natura divina. Nella geografia della Palestina, «l’alto monte» (Mc 9,2) di cui parla il Vangelo non è neanche una collina, ma indica un fatto simbolico: l’uomo è chiamato a salire sul monte, cioè ad auto-trascendersi, a superare se stesso e la sua statura. Siamo tutti piccoli, ma salendo sul monte diventiamo grandi! Da sempre l’uomo ha sentito, in ogni orizzonte religioso, l’esigenza di salire sul monte per avvicinarsi a Dio.
Dettagli della composizione
Il quadro, firmato sul cartello appeso alla staccionata, presenta Gesù al centro con le mani aperte in atteggiamento da orante, con le vesti bianche e il volto luminoso, come ricordato dai Vangeli. I profeti Elia e Mosè, con cartigli in mano scritti in ebraico, alla sua destra e alla sua sinistra, testimoniano il compimento delle Scritture in Cristo, rappresentato nei termini di una crescita: infatti, a sinistra Bellini colloca un albero spoglio e a destra un albero ricco di foglie. Ai loro piedi, tre apostoli: Giacomo a sinistra, Pietro al centro e Giovanni il più giovane, rappresentati con volti che esprimono paura. «Caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore» (Mt 17,6), ciò accade dopo la manifestazione di Dio Padre: «Ecco una voce che diceva: “Questo è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo”» (Mt 17,5). Bellini non può rappresentare quella voce, ma essa sembra comunque vibrare nell’aria: innanzitutto si percepisce nei gesti degli apostoli, ma ancora di più nel volto luminoso del Verbo incarnato, manifestazione di quello di Dio Padre: «Chi vede me vede il Padre» (Gv 14,9). La voce del Padre si fa presente anche nella nuvola, descritta dal Vangelo come luminosa e avvolgente: Bellini infatti rappresenta un cielo in cui le nuvole si addensano e all’orizzonte si mostrano luminose come se direttamente illuminate, mentre la scena principale sembra realmente ombreggiata dalla presenza di una grossa nuvola: «Una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra» (Mt 17,5).
Simbolismo e paesaggio
Bellini colloca i personaggi, ben evidenziati dai ricchi panneggi e dall’armonica simmetria, su una grande roccia rialzata, lontana dal paesaggio retrostante e soprattutto separata da un baratro nei confronti dell’osservatore. Le rocce aspre e scheggiate dello scosceso dirupo ricordano la lezione di Andrea Mantegna, cognato di Giovanni Bellini. Al fianco sinistro di Gesù, nel paesaggio tra le colline, l’artista veneziano dipinge un gregge di pecore, chiara allusione al buon pastore che le governa e le protegge. Una città è rappresentata sulla destra, mentre a sinistra si vedono un castello e un pastore con mucche al pascolo.
Dettagli di sfondo
In fondo si notano due edifici che riproducono il Mausoleo di Teodorico e il campanile della Basilica di Sant’Apollinare in Classe a Ravenna, mentre più a destra, sempre sullo sfondo, sono presenti due figure umane, di cui una raffigurata con un turbante bianco sul capo: esse stanno conversando e sembrano ignorare l’evento divino che si sta compiendo.
Simbolismo del tronco spezzato
In primo piano a sinistra è collocato un tronco spezzato con un germoglio che spunta da esso, allusione alla morte cruenta di Gesù e alla sua successiva resurrezione.
Per concludere, il famoso episodio evangelico della Trasfigurazione insegna, tra le altre cose, ad avere occhi capaci di vedere oltre il visibile: il visibile tutti lo vedono, ma bisogna cogliere l’invisibile, che è sotto la scorza, sotto pelle, oltre l’evidenza, oltre l’accaduto, oltre l’evento. Questa è la Trasfigurazione: non è ancora una visione piena – quella l’avremo alla fine della vita – ma adesso abbiamo l’opportunità di intravedere.
Grazie per la tua attenzione.