La Gloria dell’Assunta di Tiziano

La Gloria dell’Assunta di Tiziano

Assunta di Tiziano

Continua la collaborazione tra don Alessio Fucile, esperto di arte, e il blog Shalom. Don Alessio ci guiderà per approfondire i momenti più importanti dell’anno liturgico attraverso delle bellissime opere d’arte che, oltre a suscitare in noi meraviglia per il loro splendore, possono aiutarci a comprendere meglio le Sacre Scritture e il messaggio di Gesù.

Oggi don Alessio presenta la celebre Assunta, commissionata dal priore dei francescani della Chiesa veneziana di Santa Maria Gloriosa dei Frari e dipinta da Tiziano, come rivela la firma in latino in basso. Si tratta della prima importante commissione religiosa del giovane pittore veneziano, che la realizzò tra il 1516 e il 1518 e che fu definita Perfezione di Tiziano.

Autoritratto di Tiziano.

La presentazione di frate Germano da Casale

Fratelli carissimi, questo che noi vediamo dipinto dal nostro grande concittadino, il devoto Tiziano, è uno dei grandi miracoli del Signore. Con l’assunzione in cielo della sua santa madre noi miriamo qui gli Apostoli, uomini grandi, semplici, potenti, scelti da Gesù fra i pescatori. Ed ecco, voi li vedete appena si è mosso il turbine meraviglioso, che sono tutti in piedi, con le braccia levate al cielo e par che gridino: “Oh, Maria, madre nostra, perché ci lasci?” E mentre la Vergine sale in cielo a incontrare il figlio martire, per la redenzione dei nostri peccati, gli Apostoli orfani piangono e implorano…

Con queste parole Frate Germano da Casale, committente dell’opera e superiore del convento veneziano, presentava alla città la pala d’altare di Tiziano. La posa teatrale e il movimento presente nella scena crearono da subito sconcerto tra il pubblico, abituato alle pale d’altare realizzate fino ad allora, immobili e imperturbabili. Le figure, illuminate dallo scintillio delle torce, apparivano reali e tangibili, tanto che molti degli astanti durante l’inaugurazione furono uditi esclamare: magnifico, potente, sembra proprio vero!

Un’epifania di un altro mondo

La scena si presenta come l’epifania di un altro mondo che si squarcia improvvisamente agli occhi dell’osservatore. Un sole dorato sfolgora al centro della pala, proprio alle spalle di Maria, e ricorda la donna vestita di sole del libro dell’Apocalisse. Tiziano raffigura Maria mentre, quasi con un delicato passo di danza sopra le nubi, guarda il Padre che le viene incontro fra gli angeli, coprendola con la sua ombra, come già aveva fatto nel giorno dell’Annunciazione. E Maria, verginalmente sensuale, appare come la sposa del Cantico dei Cantici che va incontro allo sposo.

Un’interpretazione innovativa del tema dell’Assunta

La grande pala di Tiziano, alta quasi sette metri, interpreta il tema dell’Assunta in maniera assolutamente nuova. Innanzitutto scompare il sarcofago di Maria, e quindi ogni possibile riferimento alla morte. Inoltre, nell’iconografia tradizionale, l’evento era suggerito dal clipeus, il cerchio che simboleggia il cielo; più tardi il cerchio diventò una raggiera o un fulgore sfavillante di figure angeliche che associa Maria con il regno di luce in cui abita Dio. Fino a quel momento nessun pittore si era allontanato dal simbolo della mandorla, allusivo del seme e quindi chiara metafora di Vita e naturale attributo per Colui che è Via, Verità e Vita, o all’allusione dell’intersezione di due cerchi che rappresenta la comunicazione fra due mondi, due dimensioni diverse, ovvero il materiale e lo spirituale, l’umano e il divino. Qui Maria non è in un cerchio o in una mandorla ma è l’epicentro di una composizione drammatica e potentemente dinamica in cui tutti i personaggi, compreso l’Eterno Padre, sembrano accesi da un impeto che li attira verso quell’epicentro. L’effetto è reso ancora più verosimile dall’ombra che dalla nuvola che innalza Maria si proietta sul popolo degli Apostoli, i quali da sotto, in un tumulto di emozioni, protendono braccia e sguardi verso di lei.

Gradazioni di rosso e apparizioni divine

Originali e straordinarie appaiono inoltre le varie gradazioni di rosso che, dal piano degli Apostoli, risalgono fino a Maria e terminano nel mantello dell’Eterno Padre: le vesti dei due Apostoli in basso e la veste di Maria formano, infatti, un ideale triangolo con il vertice acuto che punta alla veste rossa dell’Eterno Padre, verso la quale lo sguardo di Maria e quello dell’osservatore sono attratti. L’apparizione di Dio Padre sostituisce inoltre quella di Cristo, tipica dell’iconografia tradizionale. Egli, nel suo mantello rosso, appare in scorcio e affiancato da due angeli che reggono le corone per Maria. L’Eterno è presentato in controluce e questo per due motivi: innanzitutto, Tiziano vuole garantire una fonte di luce autonoma al dipinto e, in secondo luogo, ciò dona a Dio l’aspetto di una visione soprannaturale dai contorni vaghi e indistinti.

Una scena costruita su figure e luci

Appena sotto, una nuvola popolata da una moltitudine d’angeli, di diversa età e con diverse occupazioni: alcuni cantano, altri suonano, uno fa da appoggio alla figura di Maria, che sale lentamente al cielo con lo sguardo rivolto verso l’alto, mentre si staglia su un fondo immenso, tutto oro e luce. La Vergine apre le braccia per protendersi verso la figura dell’Eterno Padre che scende sopra di lei; nell’estasi della gioia, il volto di Maria, perso nell’atmosfera luminosa, vive di un’estasi d’amore fra le più belle della storia dell’arte. Tutta la tavola si gioca sul rapporto Maria-Padre e sulla poetica dei loro sguardi perché, nello spazio dilatato da scintillii abbaglianti, essi si guardano, si aspettano, si amano, l’una con lo sguardo nell’altro.

I colori iconografici di Maria

Tiziano abolisce ogni elemento architettonico della scena, costruendo l’immagine solo con le figure e i passaggi di luci e ombre che creano contrasti e amplificano il risalto di alcuni personaggi su altri, suggerendo la profondità spaziale. Gli apostoli si interrogano, si slanciano e pregano, compiono tutti azioni diverse così come fanno gli angeli.
Maria veste i colori dell’iconografia classica. Il rosso della veste indica la sua umanità ed è il simbolo dell’amore, mentre il manto azzurro è il colore dell’infinito, della spiritualità, della divinità. Il velo trasparente sul petto è simbolo della sua Immacolata Concezione. La Vergine, con un’audace torsione che le conferisce un moto vorticoso che si riflette nei panneggi mossi dal vento e dalla disposizione degli angeli, non ha ancora completato la sua ascesa al Cielo e questo spiega il suo volto non ancora completamente illuminato dalla luce: l’ombra, infatti, richiama il mondo terreno, cui la Vergine rimane ancora legata finché non completerà del tutto l’ascesa.

Le reazioni degli Apostoli

Sullo sfondo crepuscolare di un cielo azzurro si staglia il gruppo degli Apostoli che assistono all’evento miracoloso, tutti protesi verso l’alto in vari atteggiamenti. Seduto in ombra al centro c’è Pietro che, colto dall’evento miracoloso, s’inginocchia, ma resta con le mani e la testa rivolta verso l’alto; alla sua destra c’è Giovanni, fermo in contemplazione, che solleva il gomito e si mette teatralmente la mano sinistra al petto in segno di sorpresa. Vicino a Giovanni c’è un apostolo vestito di bianco e verde, probabilmente Andrea, piegato e con lo sguardo attento verso l’apparizione celeste. Risalta di spalle l’apostolo vestito di rosso, forse Giacomo maggiore, proteso con le braccia verso il cielo, secondo una doppia diagonale rafforzata dai due angioletti i cui corpi si dispongono in parallelo. Alle spalle di Pietro, probabilmente Paolo rassicura il sempre diffidente Tommaso e gli indica Maria. Ognuno dei personaggi è colto in una posizione diversa: chi indica il cielo, chi tace e osserva, chi prega e crede, chi esulta, chi grida, in una confusione di gesti di agitazione e di turbamento. Nella loro rappresentazione sembra che Tiziano riprenda i diversi atteggiamenti dell’uomo, le sue differenti prese di posizione di fronte al mistero, e che l’artista racconti come l’uomo si ponga variamente di fronte alla fede. Senza questi gesti di stupore degli Apostoli che indicano Maria che sale al cielo, non si avvertirebbe tutta l’immediatezza dell’evento, rappresentato come se si stesse svolgendo hic et nunc. Ma non è questa l’unica manifestazione di realismo della pala: Tiziano, rifacendosi al racconto evangelico che parla di pescatori di umile origine, per ritrarre gli Apostoli si ispirò ai barcaioli della Laguna e questo spiega le figure imponenti e vigorose, ma anche naturali.

La “rivoluzione” di Tiziano

L’opera segnò la definitiva consacrazione di Tiziano e s’impose per l’originale interpretazione di questo tema, ponendo l’accento soprattutto sulla concitazione emotiva che attraversa le figure della scena sacra. Prima, l’Assunta era rappresentata in maniera astratta e priva di drammaticità, e Tiziano fu il primo a immaginare la scena come un’esplosione di colore, sentimento e dinamismo, dove figure titaniche si muovono energicamente lungo diagonali insolite, catalizzando l’attenzione dello spettatore inesorabilmente verso la testa di Maria e la sfolgorante luce che le sta dietro, non una semplice nube, ma una materializzazione di cherubini. L’opera di Tiziano invita a credere che, dopo la morte, il corpo di Maria non sia andato incontro alla corruzione ma incontro alla luce di Dio, ricevendo con questa attestazione non un premio, ma la conseguenza di ciò che Ella aveva vissuto. Ciò che Maria ha vissuto avverrà anche a tutti i fedeli credenti, al loro corpo e alla loro vita. L’ultimo nostro approdo non è il cimitero, temporaneo luogo di riposo, ma la gloria di Dio: anche i nostri corpi sono per la gloria, hanno un futuro, in cui saranno trasfigurati. Tutto quello che è limite sarà cancellato, tutto quello che è bene sarà potenziato: questo è il corpo glorioso, lo stesso che contempli di Maria e dipinto da Tiziano.

Grazie per la tua attenzione.


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