Liturgia del giorno: 11 giugno 2021

Liturgia del giorno: 11 giugno 2021

Sacro Cuore di Gesù

La solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù ci rivela che al centro della vita e della fede cristiana vi è l’amore incondizionato e totale di Dio rivelato sulla croce di Cristo. Nel sangue e nell’acqua che sgorgano da suo cuore vediamo simboleggiati e mirabilmente espressi i sacramenti fondamentali per la nostra vita cristiana: il Battesimo acqua viva che ci purifica e l’Eucaristia cibo e bevanda che ci nutrono. Dimostriamo dunque a Dio la nostra immensa gratitudine, ricambiando il suo amore con una fede operativa che si dona senza riserve.

Sacratissimo Cuore di Gesù (s) (B)
propria

Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” maggio-giugno 2021


PRIMA LETTURA

Dal libro del profeta Osèa (Os 11,1.3-4.8c-9)
Quando Israele era fanciullo, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio. A Èfraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare. Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo all’ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Èfraim, perché sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò da te nella mia ira.

Commento alla prima lettura

Nell’Antico Testamento c’è un passo nel quale il tema del cuore di Dio si trova espresso in modo assolutamente chiaro: è nel capitolo 11 del libro del profeta Osèa, dove i primi versetti descrivono la dimensione dell’amore con cui il Signore, un Dio che è padre e madre allo stesso tempo, si è rivolto a Israele all’alba della sua storia. In verità, all’instancabile predilezione divina, Israele risponde con indifferenza e addirittura con ingratitudine. Tuttavia, egli mai abbandona Israele nelle mani dei nemici: «Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione» (v. 8). Il cuore di Dio freme di compassione! Nell’odierna solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, la Chiesa offre alla nostra contemplazione questo mistero, il mistero del cuore di un Dio che si commuove e riversa tutto il suo amore sull’umanità. Un amore misterioso, che nei testi del Nuovo Testamento ci viene rivelato come incommensurabile passione di Dio per l’uomo.


SECONDA LETTURA

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni (Ef 3,8-12.14-19)
Fratelli, a me, che sono l’ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo e illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio, creatore dell’universo, affinché, per mezzo della Chiesa, sia ora manifestata ai Principati e alle Potenze dei cieli la multiforme sapienza di Dio, secondo il progetto eterno che egli ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, nel quale abbiamo la libertà di accedere a Dio in piena fiducia mediante la fede in lui. Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ha origine ogni discendenza in cielo e sulla terra, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati nell’uomo interiore mediante il suo Spirito. Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.

Commento alla seconda lettura

Paolo esprime il suo stupore davanti a quanto ha conosciuto del mistero di Dio: Cristo sceglie di abitare nei cuori dei fedeli in un dialogo supremo di amore e di vita. Attraverso questo dialogo è possibile al discepolo scoprire l’universo di amore che il cuore di Dio racchiude. Anche il nostro cuore, se radicato in Cristo, può giungere a comprendere, nella fede, l’ampiezza, la profondità e l’altezza dell’esperienza d’amore che il Figlio è venuto a rivelarci. Infatti, quando permettiamo allo Spirito di farsi strada in noi, scopriamo le immense ricchezze dell’amore di Cristo e la presenza di Dio non è più un concetto ma diventa un’esperienza profonda, che ci rafforza interiormente donandoci una fiducia piena e duratura. Paolo, che aveva fatto l’esperienza della lontananza da Cristo, capisce che non c’è nulla di più prezioso di Cristo e del suo amore. Il suo cuore divino chiama allora il nostro cuore; ci invita a uscire da noi stessi, ad abbandonare le nostre sicurezze umane per fidarci di lui e, seguendo il suo esempio, a fare di noi stessi un dono di amore senza riserve.


VANGELO DEL GIORNO

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 19,31-37)
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

Commento al Vangelo del giorno

In questo gesto così crudele di spezzare le gambe ai due ladroni, c’è la pietà dei romani che vogliono far finire prima possibile la sofferenza dei condannati. Morire in croce significava morire asfissiati, perché la cassa toracica veniva compressa dal peso del corpo. Spezzare le gambe interrompeva la capacità di allargare la cassa toracica facendo forza sulle gambe e in due o tre minuti il condannato moriva. Gesù non ne ha bisogno, è già morto. L’atto con cui il soldato si accerta della morte di Gesù testimonia che aveva smesso di respirare. È una scena surreale: Dio, l’Eterno, l’Onnipotente, appeso a una croce, senza vita, trafitto da una lancia. Ma quella che doveva essere semplicemente una verifica della sua morte, diventa una feritoia sul suo mistero. Quella trafittura ci fa affacciare sullo stesso cuore di Cristo da cui scaturiscono «sangue e acqua». Il nostro Dio non disdegna di offrire la sua vita per continuare a essere presente in mezzo a noi attraverso i sacramenti, che veicolano il fruire di una vita nuova. Il cuore squarciato di Gesù sulla croce è la sorgente da cui zampilla per l’umanità la redenzione e la salvezza. A quel cuore siamo invitati a volgere lo sguardo della fede, come suggerisce la citazione del profeta Zaccarìa: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».


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