Santa Rita è invocata nei casi disperati ed è una delle sante più popolari in Italia e nel mondo; della sua vita fece un capolavoro, partendo da un’intuizione fondamentale: unire la propria sofferenza a quella di Gesù per ricavarne frutti straordinari. Se dovessimo riassumere in due tratti il segreto della sua santità, potremmo dire: accettazione della croce e capacità di perdonare, nonostante tutto e tutti.
Proprio perché è capace, con la sua stessa vita, di insegnarci il perdono, Rita ha tanto da dire anche al mondo di oggi, che spesso crede che la guerra e l’odio vincano, dimenticando che, al contrario, è sempre l’amore ad avere l’ultima parola.
Rita fu una donna a tutto tondo e visse come sposa, madre, vedova e infine monaca, conoscendo da vicino il dolore, toccando con mano le conseguenze dell’odio e della guerra… A tutto rispose abbracciando Cristo e la sua croce.
Questo lo si vede bene nella vicenda che coinvolse suo marito, Paolo di Ferdinando di Mancino: fu ucciso da una banda rivale, come ce n’erano molte nella Cascia del tempo: un «paese pieno di parzialità e di vendette»: guelfi contro ghibellini, sopraffazioni di nobili e borghesi contro plebei, liti e vendette tra famiglie, rivolte popolari, conflitti tra città e campagne, risse tra fazioni, delitti politici. Ogni violenza s’ingrandiva a macchia d’olio e a catena: l’odio covava per generazioni e si estendeva a vicini e congiunti. Anche dopo decenni poteva arrivare la vendetta.
Possiamo allora immaginare Rita come sposa e madre simile a molte donne dei nostri giorni, così simile alle donne che vediamo piangere per l’ingiustizia della guerra, per le tragedie familiari che le travolgono. L’angoscia per la morte dell’uomo amato si faceva ancora più grave al pensiero della faida di sangue che stava per scatenarsi e che poteva coinvolgere i figli.
Come affronta questo dramma Rita? In un’antica biografia si legge che «pregava Dio per l’omicida per obbedire al santo precetto di Dio e ricordandosi dell’esempio del suo Signore il quale stando in croce perdonò ai crocifissori, anzi pregava ed esortava quanto poteva i suoi figlioli a perdonare e a rimettere l’offesa per amor di Dio». Rita era tormentata dall’idea che i figli potessero vendicarsi e quindi aveva sofferto e pregato fino ad ottenere dai figli un perdono simile al suo.
Nella sua cappella nel santuario di Cascia è rappresentata mentre stringe a sé i figli e indica loro, con fermezza, il Crocifisso: guardandolo, mentre il dolore le stringeva il cuore, aveva imparato a perdonare; mostrandolo ai figli aveva suscitato in loro la sua stessa disposizione d’animo.
«Avrebbe potuto essere una mediocre o anche una pessima cristiana, inasprita dalla sofferenza e provocata alla ribellione. Fu invece una Santa» (A. Trapé).
Seguendo i suoi passi, anche noi possiamo scoprire la forza limpida del perdono!