Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” marzo-aprile 2023
Annunciazione del Signore (s)
propria
PRIMA LETTURA
Dal libro del profeta Isaìa (Is 7,10-14; 8,10c)
In quei giorni, il Signore parlò ad Acaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto». Ma Acaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore». Allora Isaìa disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele, perché Dio è con noi». – Parola di Dio.
Commento alla prima lettura
Acaz, giovane re di Gerusalemme, debole, mondano e senza figli, vede vacillare il suo trono a motivo della presenza degli eserciti nemici che premono ai confini del suo regno. Progetta di stringere alleanze umane, mentre il profeta Isaìa propone di affidarsi completamente a Dio. Anzi, in questo frangente, il profeta invita il re a chiedere un «segno» quale concreta conferma dell’assistenza divina. Acaz rifiuta la proposta con motivazioni di falsa religiosità ma, nonostante l’ipocrisia del re, Isaìa annuncia che Dio darà comunque un segno: «La vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele, perché Dio è con noi». Nell’immediato, le parole del profeta si riferiscono ad Ezechiele, figlio di Acaz, che la regina sta per dare alla luce e la cui nascita è vista, in quel particolare momento storico, come presenza salvifica di Dio in favore del popolo in difficoltà. Più in profondità, però, le parole di Isaìa sono l’annuncio di un re salvatore; in quest’oracolo di una “vergine partoriente” la tradizione cristiana ha da sempre visto l’annuncio profetico della nascita di Gesù, figlio di Maria.
SECONDA LETTURA
Dalla lettera agli Ebrei (Eb 10,4-10)
Fratelli, è impossibile che il sangue di tori e di capri elimini i peccati. Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: “Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà”». Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo a fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre. – Parola di Dio.
Commento alla seconda lettura
La pericope scelta dalla Lettera agli Ebrei è ritagliata dal contesto, che intende dimostrare che il sacrificio di Cristo è superiore ai sacrifici dell’Antico Testamento. L’autore della lettera rilegge anzitutto il Salmo 39 come fosse una dichiarazione di intenti di Cristo stesso che, prendendo carne, entrò nel mondo e venne ad abitare in mezzo a noi; si tratta dell’atteggiamento di obbedienza tipico del popolo dell’antica alleanza, cioè di un totale: «Ecco, io vengo a fare la tua volontà». L’incarnazione di Cristo come attitudine di obbedienza si avverte in modo particolare nel giorno dell’annunciazione del Signore a Maria. La Vergine che riceve l’annuncio e Gesù il Cristo che viene annunciato: entrambi pronunciano un “eccomi”; entrambi entrano nella fisionomia di “serva” e di “servo” di Dio. Quel giorno dell’annuncio apre il pellegrinaggio messianico finalizzato alla donazione del corpo di Cristo in sacrificio salvifico, nuovo, unico e indispensabile, che si completa nel “sacrificio della croce”. In questo il sacrificio di Cristo è superiore a quelli del passato.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,26-38)
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. – Parola del Signore.
Commento al Vangelo del giorno
Il racconto dell’incarnazione ci riempie di stupore e di poesia: nella quotidianità Dio chiede a un’adolescente di diventare porta del cielo. Non a una potente nobildonna, ma alla più semplice delle ragazze di paese. Questa è la logica di Dio: innalza sui troni gli umili e abbatte l’orgoglio dei saccenti. Guardatela questa giovane donna di Nàzaret parlare alla pari col principe degli angeli! Guardatela mentre ascolta, si rassicura, chiede informazioni! Sa che la sua vita è a un bivio, che la storia è a un bivio. Tutta la creazione attende la risposta di Maria col fiato sospeso, scrive magnificamente san Bernardo, e alla fine ella rompe gli indugi e pronuncia il suo “sì”. Non è stato sicuramente facile perché Maria non vive sulle nuvole, sa bene cosa significa affrontare il futuro. Eppure Maria si fida di Dio e sa dare una risposta concreta alla sua chiamata. È la concretezza che anche noi dobbiamo avere per rendere presente Dio nella nostra quotidianità e nella storia del mondo. Anche noi, se vogliamo, possiamo essere tante porte del cielo, attraverso le quali Dio può raggiunge gli uomini e gli uomini possono avvicinarsi a Dio. Basta pronunciare ogni giorno il nostro “sì” all’amore del Signore.