Nell’ultimo festival di Sanremo abbiamo potuto ascoltare Duemila minuti cantata da Mara Sattei, per la prima volta sul prestigioso palco dell’Ariston.
Una canzone intensa che racconta l’esperienza di una relazione tossica che, anziché annientare, diventa stimolo per ritrovare la libertà perduta e la bellezza di “respirare” senza paura.
Un tramonto fa incontrare l’amore di Dio
La cantante nei giorni scorsi ha “stupito” il pubblico facendosi conoscere più in profondità e condividendo una parte tanto importante della sua vita quanto intima: la fede e il suo rapporto con Dio.
In una recente puntata de Le Iene ha presentato un monologo nel quale ha rivelato di credere in Dio e di trovare in lui forza, coraggio, senso.
Quella con Dio è una relazione che inizia quando è ancora piccola: «Avevo circa 8 anni, mi trovavo al mare e si stava avvicinando il tramonto. I miei amici stavano giocando sulla spiaggia e io alzando gli occhi ho realizzato quanto immenso fosse il cielo e quanto piccola in realtà fossi io. In quel momento mi sono sentita meno sola: è come se avessi capito che qualcuno era lì ad ascoltarmi, nonostante tutto sembrasse così irraggiungibile».
L’amore di Dio non finisce e non si stanca
Questo incontro, questa scoperta, negli anni cresce, si rafforza e diventa parte integrante della sua vita. E la musica si fa strumento per connettersi sempre più profondamente a Dio, a quell’Oltre che abita ogni istante: «La musica mi ha sempre connessa a qualcosa che va oltre ciò che posso comprendere. Chi canta prega due volte, e credere in Dio mi ha dato la forza di combattere, di non avere paura. Mi ha fatto sentire amata, e mai dimenticata; un amore che non finisce e non si stanca. Credere mi ha fatto capire chi sono, e ha dato delle priorità alla mia vita che vanno oltre le cose materiali. Stiamo sempre a rincorrere qualcosa che non ci soddisfa, e allora proviamo a comprarlo. Ma questo non compensa quel vuoto».
Pregare è dire: «Grazie!»
Quella che Mara Sattei condivide è una fede semplice, capace di gratitudine, perché quando si scopre di essere amati, di non essere mai soli, di potersi fidare, di ricevere tutto in dono, e che nulla è scontato di ciò che si ha, allora il canto di lode e di ringraziamento sale libero dal cuore: «A volte basta solo fermarsi ed essere grati per quello che si ha, nella semplicità delle piccole cose.
Cucinare per una persona che amo, chiamare mia nonna tra un’intervista e l’altra, o chiedere a mia madre e mio padre “come stai?”. La musica mi ricorda ogni giorno tutto questo. Quando scrivo e quando canto c’è qualcosa che parte da dentro e mi fa sentire libera, viva, amata. La musica mi ha resa capace di sognare, e mi ha fatto capire quanto è bello sentirsi fragili e umani. Quindi, chi canta prega due volte, e la mia preghiera è semplicemente dire grazie per tutto questo».
Con la Pasqua alle porte rivolgiamo anche noi il nostro sguardo al cielo e “perdiamoci” nell’abbraccio d’amore che il Padre desidera donarci da sempre!