La Chiesa festeggia sei nuovi venerabili. Papa Francesco, nell’udienza del 23 marzo al cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, ha autorizzato la promulgazione dei Decreti che riconoscono le virtù eroiche di un sacerdote, tre religiose e due laiche.
Sono i servi di Dio Carlo Crespi Croci, salesiano; Maria Caterina Flanagan, brigidina; Leonilde di San Giovanni Battista, della Congregazione delle Suore Missionarie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria; Maria do Monte Pereira, della Congregazione delle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore; Teresa Enríquez de Alvarado, madre di famiglia; Maria Domenica Lazzeri, fedele laica.
Carlo Crespi: una vita per la missione
L’essenza della vita di Carlo Crespi, nato a Legnano nel 1891, è la missione in Ecuador. È il 1923 quando parte in missione e si stabilisce a Cuenca, dove rimarrà fino alla morte. È qui che inizia un lavoro di promozione umana senza precedenti, fondando diverse opere: l’oratorio festivo, il Normal Orientalista per la formazione dei missionari salesiani, la scuola elementare “Cornelio Merchán”, la scuola di arti e mestieri, il primo istituto di agraria della regione, il Teatro salesiano, la Gran Casa della comunità, l’Orfanotrofio “Domenico Savio”, il museo scientifico. Nel 1938 organizza il Primo Congresso Eucaristico Diocesano a Cuenca. Gli ultimi anni della sua vita li passa interamente nel nascondimento del confessionale, dove i fedeli si susseguono in lunghe file. Fiaccato da una vita di stenti scelta per vivere come povero tra i suoi poveri, il 30 aprile 1982, dopo aver chiesto per l’ultima volta di avere fra le mani il crocifisso, muore a Cuenca a causa di una broncopolmonite e di un attacco cardiaco.
Maria Caterina Flanagan: una religiosa in dialogo con i luterani
Maria Caterina Flanagan, nata a Londra il 17 luglio 1892, seguendo la chiamata di Dio, nel settembre 1911 alla casa di S. Brigida a Piazza Farnese. Nel 1927 viene mandata in Svezia per un anno. Sarà poi superiora a Lugano, in Inghilterra, a Vadstena; quando si trasferisce a Djursholm viene colpita da un male incurabile. Trasportata a Stoccolma nella Casa di cura cattolica, trascorre gli ultimi mesi della sua vita fra atroci sofferenze, pregando per la Svezia ed edificando tutti con il suo esempio. Muore il 19 marzo 1941 con profonda adesione alla volontà del Signore.
Leonilde di San Giovanni Battista: una vita spesa per i poveri
Leonilde di San Giovanni Battista, di Lisignago, in provincia di Trento, è ancora adolescente quando nel 1906 comincia il noviziato nell’Istituto dei Sacri Cuori di Gesù e Maria a Pola. Donna di grande fede, cerca l’unione con Dio attraverso la preghiera, sempre desiderosa di compiere fedelmente la volontà di Dio. La contraddistingue un’enorme generosità nel campo dell’educazione, tanto da diventare punto di riferimento sia per gli studenti sia per le loro famiglie. Anche i poveri e le persone in difficoltà, spirituali e materiali, beneficiano del suo aiuto e sostegno. Durante la Seconda Guerra Mondiale si priva anche del necessario per donarlo agli indigenti. Muore il 12 dicembre 1945.
Maria do Monte Pereira: l’angelo dei malati psichiatrici
Nata a Funchal, nell’Isola di Madeira (Portogallo) il 10 aprile 1897, non ha un’infanzia facile, ma trova nella fede la forza. Dopo aver svolto il Noviziato, emette la professione dei voti nella Pia Unione delle Figlie di Maria. Nel 1934 viene nominata Vice Maestra delle Novizie, ufficio che ricopre fino al 1942, quando viene trasferita nella Comunità di Braga, come infermiera, soprattutto per i malati mentali. Nel 1952 conosce padre Júlio Gritti, S.C.I., che diventa il suo Direttore Spirituale e le chiede di trascrivere le sue esperienze interiori. Nel 1961 comincia ad accusare problemi di salute. Muore a Funchal (Portogallo) il 18 dicembre 1963, all’età di 66 anni, in seguito a un intervento chirurgico per i calcoli biliari. Visse con gioia la propria vocazione, dedicandosi ai fratelli e alle sorelle in difficoltà, nei quali vedeva il volto di Gesù. Visse in profondità il carisma della Congregazione, svolgendo con dedizione, carità e pazienza, il servizio versi i malati psichici. In comunità fu stimata dalle consorelle. Ebbe fenomeni singolari che visse nel nascondimento e in umiltà.
Teresa Enríquez de Alvaredo: la vocazione di essere madre
Vissuta in Spagna fra il XV e il XVI secolo, trova la sua strada nell’essere madre non solo dei propri figli, ma anche di quelli che la vita le farà incontrare. Viene educata fin da piccola a una vita di fede. Dama di compagnia di Isabella di Castiglia, per volere della famiglia sposa un ministro. Diviene madre di quattro figli, ma nel 1503 rimane vedova. La fede salda la porta a distaccarsi dallo sfarzo della corte spagnola per dedicarsi alla preghiera e alle attività caritative. Si ritira nei pressi di Toledo, e qui conduce una vita austera e si spende per gli ultimi. Fa da madre e da educatrice a ragazzi rimasti orfani, si occupa di ragazze e donne di strada, si prende cura dei malati, si impegna per ravvivare il culto del Santissimo Sacramento. Gestisce le ricchezze di famiglia, destinandole per lo più a opere di carità e all’edificazione di luoghi di culto, e contribuisce alla nascita di varie confraternite, di un monastero e di quattro conventi. Muore il 4 marzo 1529.
Maria Domenica Lazzeri: le stimmate e il tesoro della sofferenza
Nata il 16 marzo 1815 a Capriana (Trento, Italia), in una famiglia che sentiva profondamente i valori religiosi, nel 1828, insieme alla madre, si dedica a curare gli ammalati di un’epidemia grave e infettiva. Colpite entrambe dal morbo, sua madre guarisce, ma Domenica comincia a soffrire d’inappetenza, difficoltà respiratorie, febbre e tremiti, fino alle convulsioni. Nel 1834, le viene diagnosticata una grave anoressia. Nel gennaio 1835 riceve le stimmate alle mani e ai piedi e nel lato destro del costato. Di seguito, nel febbraio 1835, si manifesta anche la corona di spine al capo, grondante, ogni venerdì, di sangue vivo. Muore a Capriana il 4 aprile 1848, all’età di 33 anni. La sua forza è una fiducia totale nel Signore, al quale si abbandona con amore filiale. Verso il prossimo, esercita la carità fin dalla fanciullezza in un servizio generoso, con tratto soave e gentile, ai malati e ai poveri, soprattutto ai bambini. I fenomeni straordinari vengono vissuti da lei come luogo di preghiera, offerta e tantissimo dolore, evitando in ogni modo la visibilità. Non è grande per l’eccezionalità dei fenomeni mistici da lei vissuti, ma per il modo in cui visse e testimoniò l’amore al Signore nella serenità ad accogliere la croce quotidiana.
Quanta bellezza in questi nuovi venerabili, che testimoniano ogni giorno la presenza di Dio in mezzo a noi!