Uomini e donne di ogni età e nazione, sparsi in tutto il mondo a migliaia, per amore di Gesù, offrono la loro vita con gratuità, passione e senza clamori in tanti ambiti della vita ecclesiale, sociale, educativa, caritativa, missionaria e contemplativa.
Spesso nelle situazioni più impensabili e controverse frati e suore sanno arrivare con la loro fede, sensibilità e tenacia, aprendo porte e creando ponti.
Perché la vita consacrata?
Eppure non sono pochi coloro che si chiedono: «Perché la vita consacrata? Perché abbracciare questo genere di vita?». «I sacerdoti celebrano la Messa e gli altri sacramenti, ma cosa fanno i frati?». «Essere suora o monaca è una scelta assurda, in fondo non è uno “sprecare” e un buttare via la propria esistenza?». Spesso capita di sentire queste frasi sui consacrati, frutto di stereotipi e pregiudizi, ed è difficile far emergere la preziosa realtà della vita consacrata.
Nel volume 22 dei “Quaderni del Concilio – Giubileo 2025” intitolato “La vita consacrata”, Veronica Berzosa, una religiosa dal forte carisma e dalla profonda spiritualità, fondatrice di Iesu Communio, alla luce del Concilio Vaticano II ci aiuta a comprendere il valore e il senso della vita consacrata nella Chiesa. Infatti, quello che ai nostri occhi può apparire come uno spreco, per la persona consacrata, avvinta dalla bellezza e dalla bontà del Signore, è invece una risposta d’amore.
La vita consacrata, dono alla Chiesa
Il Vaticano II rappresenta anche per la vita consacrata un evento di grande portata, che dà vita a un rinnovamento profondo. Per la prima volta, infatti, un concilio ecumenico si pronuncia sulla vita consacrata, riconoscendola come parte viva e feconda della vita di santità e di comunione della Chiesa. È quanto afferma la costituzione dogmatica Lumen gentium al capitolo VI.
Innanzitutto ne richiama il valore quale forma di vita che «imita più fedelmente e rappresenta continuamente nella Chiesa la forma di vita che il Figlio di Dio abbracciò venendo nel mondo per fare la volontà del Padre» (LG 44). E conclude dicendo che «lo stato di vita costituito dalla professione dei consigli evangelici, pur non concernendo la struttura gerarchica della Chiesa, appartiene tuttavia inseparabilmente alla sua vita e alla sua santità» (LG 44).
Lungi dall’essere una rinuncia, la vita consacrata viene allora abbracciata come dono incomparabile: coloro che consegnano loro stessi a Dio hanno la certezza che nessuna gioia è paragonabile alla felicità di far brillare la luce di Cristo.