Quella di Bruno Cornacchiola e dell’apparizione della Vergine alle Tre Fontane è una storia di grazia, una storia di cielo, che ci insegna a sperare oltre ogni speranza.
A morte il Papa
Roma, un tiepido sabato di primavera, il 12 aprile 1947. L’eco della guerra si stava lentamente affievolendo, e la vita, come la natura, sembrava anelare a una rinascita. In questo giorno intriso di speranza, il destino di Bruno Cornacchiola, un tranviere romano di 34 anni, stava per compiere una svolta drammatica, un capovolgimento segnato dall’intervento celeste.
Bruno, un uomo provato dalla miseria e dall’ignoranza religiosa, aveva abbracciato con fervore il protestantesimo durante la guerra civile spagnola, nutrendo un odio acerrimo verso la Chiesa Cattolica. Accecato dalla sua convinzione, era giunto persino a comprare un pugnale con un proposito agghiacciante inciso sul manico: «A morte il Papa». Tornato a Roma, aveva tentato di imporre la sua nuova fede alla moglie Iolanda, la quale, con la disperazione nel cuore, aveva invocato come ultima supplica la pratica dei nove primi venerdì al Sacro Cuore di Gesù.
«Papà, la palla si è persa»
Quel sabato, Bruno si trovava alle Tre Fontane con i suoi tre figli, Isola, Carlo e Gianfranco, in attesa di un treno che avevano perso. Mentre i bambini giocavano spensierati, Bruno cercava un angolo tranquillo sotto un eucalipto per preparare un discorso infuocato contro il dogma mariano: «Maria non è sempre Vergine e Immacolata». Un paradosso amaro, un preludio terreno a un evento che avrebbe scosso le fondamenta delle sue certezze.
Improvvisamente, le voci innocenti dei suoi figli lo distrassero: «Papà, la palla si è persa!».
Nella ricerca, i bambini si inginocchiarono uno dopo l’altro di fronte a una grotta oscura e malfamata, ripetendo con stupore infantile: «Bella Signora, Bella Signora…». L’incredulità e lo spavento strinsero il cuore di Bruno, che invano tentava di smuoverli, finché un grido disperato gli sfuggì dalle labbra: «Dio, salvaci tu!».
«Sono la Vergine della Rivelazione»
In quell’istante, un velo cadde dai suoi occhi, e anche lui vide. Poggiata a piedi nudi su un blocco di tufo, apparve una figura di incomparabile bellezza: la Vergine Maria stessa. Il suo sguardo era di una mestizia benigna, i capelli neri avvolti in un lungo manto verde come l’erba primaverile, e una veste candida era cinta da una fascia rosa. La sua voce, soave come un sussurro celeste, ruppe il silenzio: «Sono la Vergine della Rivelazione. Tu mi perseguiti, ora basta. Rientra nell’Ovile Santo (Chiesa Cattolica)…».
Quel colloquio racchiudeva un messaggio destinato al cuore del Pontefice. Nella mano destra, la Madre di Dio stringeva la Sacra Scrittura, libro color cenere, mentre con la sinistra indicava una veste nera sacerdotale giacente a terra, accanto a una croce frantumata. Un simbolo potente del ministero sacerdotale e del sacrificio di Cristo. Per sigillare l’autenticità di quell’incontro straordinario, la Vergine donò a Bruno un segno inequivocabile: avrebbe dovuto cercare un sacerdote che alla sua semplice domanda: «Padre, io le devo parlare», avrebbe risposto: «Ave Maria figliolo, che cosa vuoi?». Maria stessa indicava così che il ritorno a Dio passa attraverso il sacerdote, quel “primo anello tra la terra e il cielo”, che attraverso la celebrazione della santa Messa ci unisce alla liturgia celeste.
Dal 12 al 28 aprile, Bruno visse giorni di febbrile ricerca, pregando e supplicando la Bella Signora di guidarlo. Finalmente, su consiglio della moglie, si recò nella sua parrocchia. Nascosto nella sacrestia, con un gesto timido tirò la veste di un sacerdote, pronunciando le parole rivelate. La risposta tanto attesa giunse, portando con sé la certezza: «Ave Maria, figliolo». Don Frosi fu il sacerdote designato, colui che lo indirizzò a Don Gilberto Carniel, che avrebbe accompagnato Bruno e la sua famiglia nel loro cammino di fede.

Il ritorno alla Chiesa
Il 7 maggio 1947, la famiglia Cornacchiola fece il suo ritorno nel seno della Chiesa Cattolica, un atto di abiura segnato dalla commozione e dalla gratitudine. La mano che impugnava il pugnale si strinse in preghiera, l’odio si trasformò in amore, e l’anima tormentata trovò finalmente la pace.
La storia di Bruno non si concluse con la sua conversione. Il 9 dicembre 1949, durante il santo Rosario recitato dai tranvieri romani alla presenza di Pio XII, Bruno ebbe il coraggio di inginocchiarsi di fronte al Santo Padre. Con umiltà e pentimento, chiese perdono per il suo passato intento omicida, consegnando al Papa la Bibbia protestante e quel pugnale carico di odio, con la sua terribile iscrizione. La risposta di Pio XII fu un raggio di luce e di misericordia: «Caro figlio, con ciò non avresti fatto altro che dare un nuovo martire alla Chiesa e un nuovo Papa». In quelle parole risuonava la grandezza del perdono e la forza incrollabile della fede.
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La Novena alla Vergine della Rivelazione ti consente di rivolgerti a lei in fiduciosa preghiera.
La conversione di Bruno Cornacchiola, intrecciata indissolubilmente con l’apparizione della Vergine della Rivelazione alle Tre Fontane, è allora un faro di speranza, un potente richiamo alla misericordia divina e alla possibilità di redenzione per ogni cuore, anche il più lontano. Da nemico giurato a testimone fervente, la sua vita divenne un inno all’amore di Dio e alla materna intercessione di Maria, la “Bella Signora” che trasformò un pugnale in una preghiera.
Questa storia di grazia ci ricorda, una volta di più, che nulla è impossibile a Dio e che, come ha fatto la moglie di Bruno, Iolanda, non dobbiamo mai smettere di chiedere il dono della fede per coloro che amiamo, certi che i miracoli esistono.