Il 27 gennaio, Giornata della Memoria, ci invita a ricordare l’orrore della Shoah e a onorare le sue vittime. Questo giorno, oltre a essere celebrato per non dimenticare, deve essere ogni anno un monito per rinnovare l’impegno al rispetto, alla tolleranza, alla difesa dei diritti umani. Tra le tante storie di coraggio che emergono da quel periodo buio, quella di Edith Stein risplende con particolare intensità, lei che è stata un esempio di fede, di intelligenza e di resilienza.
Chi è Edith Stein?
Edith Stein, nasce in una famiglia ebrea nel 1891, e diventa una brillante filosofa al seguito della scuola fenomenologica fondata da Edmund Husserl. Dopo un profondo percorso spirituale, si converte al cristianesimo e nel 1921 riceve il Battesimo.
La conversione coincide con la vocazione anche se dovrà aspettare molti anni per poterla realizzare; infatti, solo il 16 luglio 1933 entrerà nel Carmelo di Colonia prendendo il nome di suor Teresa Benedetta della Croce.
Mantiene un profondo legame con le sueradici ebraiche, che segnano significativamente il suo pensiero e la sua spiritualità. E, durante gli anni bui del nazismo, non rimane in silenzio ma scrive lettere alle autorità ecclesiastiche, per sollecitare una presa di posizione più decisa contro le persecuzioni antisemite.
La sua conversione al cristianesimo non la mette al riparo dalla furia nazista. Infatti, all’inizio dell’agosto 1942 viene deportata insieme alla sorella Rosa ad Auschwitz e, il 9 agosto, entrambe muoiono nella camera a gas.
Una donna che lascia una traccia
Edith Stein con la sua cultura, il suo acume intellettuale, la sua capacità di dare voce al mondo femminile in un contesto, quello universitario e culturale in generale, ancora segnato da una presenza prettamente maschile, il suo lascito filosofico, teologico e spirituale, il suo desiderio di partecipare fino in fondo alla sorte del suo popolo ne fanno una donna che ha lasciato una traccia profonda nella storia umana e nella storia della Chiesa.
Un tesoro da scoprire nella giornata della memoria
Edith, con la sua vita, testimonia la forza della fede e della ragione, anche di fronte alla barbarie. La sua esistenza è un esempio di come la spiritualità, la fede e lo stesso pensiero razionale possano sostenerci nei momenti più bui.
Il suo esempio ci ricorda che la memoria non è solo un dovere, ma un’autentica vocazione. Edith Stein, infatti, attraverso il suo martirio, ci insegna a vivere per gli altri e a lottare per la giustizia e la verità.
Il cuore grande con cui, nel campo di concentramento, soccorre chiunque abbia bisogno offre un messaggio di speranza, di pace e di amore. Nonostante la brutalità della Shoah, Edith crede che la verità e l’amore avrebbero trionfato e, con i mezzi che ha e con la persona che è fa di tutto per far arrivare questo messaggio ai deportati che vivevano la sua stessa condizione attraverso gesti semplici di amore e vicinanza.
La vicenda di Edith Stein ci invita a riflettere sul significato profondo della Giornata della Memoria, che non si limita a commemorare le vittime del passato, ma ci spinge a costruire un futuro migliore, basato sulla tolleranza, il rispetto e la difesa dei diritti umani.
Ricordare Edith Stein in questa giornata significa onorare la memoria di tutte le vittime dell’Olocausto e rinnovare il nostro impegno per un mondo più giusto e pacifico, dove la dignità di ogni essere umano sia rispettata e protetta.
E noi cosa possiamo fare ogni giorno affinché certe barbarie non trovino più terreno fertile nel nostro presente?