Santa Giovanna Francesca de Chantal ne parla come di «un libro dettato dallo Spirito Santo». La “Filotea”, nonostante sia un testo del 1600 di san Francesco di Sales, in ogni pagina, in ogni passo trasuda tanta attualità e continua a insegnare come si può stare con Dio pur essendo occupati nella vita frenetica dell’epoca moderna.
L’origine
L’opera nasce in modo occasionale, viene pubblicata alla fine del 1608 e subito riedita nel 1609, con alcuni aggiustamenti. Si tratta di brevi scritti, consigli e suggerimenti spirituali occasionali, che san Francesco destinava alla cugina Louise du Chastel, signora de Charmoisy, che era divenuta nel 1607 sua figlia spirituale. La giovane donna voleva vivere secondo le esigenze del Vangelo, ma restando nel mondo: questa era una novità per quell’epoca, in quanto si poteva vivere la vita spirituale solo nei monasteri.
Il testo, rivisto e rielaborato nel 1619, per mano dello stesso autore, è l’edizione ufficiale che tutti noi possiamo leggere e assaporare. Francesco per comporre questa opera usa un linguaggio semplice, epistolare, quotidiano. Pieno di immagini, semplici e allo stesso tempo profonde, lo scritto colpisce il lettore con estrema facilità. Imitando san Luca, che nel suo Vangelo si rivolge a Teòfilo (amico di Dio), san Francesco di Sales si rivolge a Filotea (amica di Dio), cioè a ogni persona che vuole amare Dio sopra ogni cosa, che vuole vivere con coerenza e rettitudine la propria vita di fede.
Di cosa parla il libro?
Opera dallo stile colloquiale, quasi dialogo intimo tra il lettore e Francesco di Sales, la Filotea si propone di condurre il lettore alla perfezione dell’amore con amore, camminando con il proprio passo, nella concretezza, nella realtà quotidiana.
È un libro che pone le basi della vita cristiana e ne traccia un itinerario spirituale concreto. Riassume in forma concisa e pratica i principi della vita interiore e ne facilita l’applicazione per tutte le classi sociali. San Francesco propone alle persone che vivono nel mondo un piano intelligente e organizzato «per condurre l’anima dal primo desiderio della vita devota fino alla ferma risoluzione di abbracciarla». Per il santo Vescovo, ogni ora, ogni minuto e ogni secondo della nostra giornata possono diventare un «germoglio d’eternità», se vissuti come un atto d’amore di Dio e del prossimo.
Per fare questo occorre attrezzarsi con una robusta vita di preghiera e con la partecipazione assidua ai sacramenti della Confessione e della Comunione. Ma la santità deve tradursi in vita santa: ecco allora l’educazione alle virtù cristiane della pazienza, dell’umiltà, della dolcezza, dell’amicizia. Per Francesco la vita spirituale è una cosa seria, che richiede cura e verifiche costanti, perché gli scoraggiamenti sono all’ordine del giorno ed è facile sedersi o tornare indietro!
La Filotea è una proposta di santità per tutti i battezzati, secoli prima che il Vaticano II parlasse della vocazione universale alla santità. «Io intendo offrire i miei insegnamenti», scrive san Francesco, «a quelli che vivono nelle città, in famiglia, (…) in mezzo agli altri».
La santità per tutti
San Francesco indirizza a Filotea un invito che, all’epoca, appare rivoluzionario: essere completamente di Dio, vivendo in pienezza la presenza nel mondo e i compiti del proprio stato. Infatti, era opinione generale che per vivere una vita santa bisognava lasciare il mondo e chiudersi in un monastero. Non ci si poteva fare santi stando nel mondo. Francesco invece insegna: «La devozione deve essere vissuta in modo diverso dal gentiluomo, dall’artigiano, dal domestico, dal principe, dalla vedova, dalla nubile, dalla sposa; ma non basta, l’esercizio della devozione deve essere proporzionato alle forze, alle occupazioni e ai doveri dei singoli… Pretendere di eliminare la vita devota dalla caserma del soldato, dalla bottega dell’artigiano, dalla corte del principe, dall’intimità degli sposi è un errore, anzi un’eresia… Poco importa dove ci troviamo: ovunque possiamo e dobbiamo aspirare alla devozione».
Questa spiritualità del quotidiano, che ha ispirato anche san Giovanni Bosco, discepolo piemontese del vescovo di Ginevra, è sempre d’attualità, soprattutto per le persone immerse nelle occupazioni e preoccupazioni della vita di ogni giorno. Il nostro papa Francesco, con la sua esortazione apostolica “Gaudete et exsultate” sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo (19 marzo 2018), ci invita a prendere sul serio tutto questo: «Per essere santi non è necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi. Molte volte abbiamo la tentazione di pensare che la santità sia riservata a coloro che hanno la possibilità di mantenere le distanze dalle occupazioni ordinarie, per dedicare molto tempo alla preghiera. Non è così. Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova. Sei una consacrata o un consacrato? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione. Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. Sei un lavoratore? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli. Sei genitore o nonna o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù. Hai autorità? Sii santo lottando a favore del bene comune e rinunciando ai tuoi interessi personali».
La struttura della Filotea
Le cinque parti della Filotea possono riassumersi in queste cinque parole: uscire, pregare, fare, combattere e rinnovare. Francesco propone a Filotea – e a ciascuno di noi – un esodo in direzione della vera terra promessa di Dio amore.
Innanzitutto, bisogna uscire dalla schiavitù del peccato, della paura, della superficialità, delle abitudini, delle nostre dipendenze piccole e grandi. Poi pregare, o meglio praticare l’orazione, perché la preghiera non è soltanto chiedere a Dio delle cose, ma meditare la sua parola e unirci a Gesù Cristo in ogni cosa e in ogni evento. Poi fare la volontà di Dio, quello che piace a lui, cominciando dalla carità, che si traduce in pazienza, umiltà, dolcezza, cura e diligenza nelle nostre attività, obbedienza, castità, povertà di spirito, amicizia… Si tratta anche di combattere i nostri nemici che sono sette: la paura, lo scoraggiamento, le tentazioni, l’agitazione, la tristezza, la ricerca delle consolazioni e l’aridità. Infine, rinnovare ogni anno il nostro impegno, cioè la nostra alleanza con il Signore.
Conclusione
La Filotea, dunque, introduce alla vera devozione l’amico di Dio, cioè chi ama o vuole amare Dio, chi ha il desiderio di vivere secondo il Vangelo, di prendere sul serio l’impegno del proprio battesimo, di essere un vero figlio di Dio. Ha lo scopo di stimolare la risposta responsabile e attiva del fedele alla grazia di Dio. È utile a quanti si accostano alla vita spirituale per riorientare la propria vita a Cristo. Il suo valore è indubbio perché fonde mirabilmente la santità, come chiamata universale appartenente a ogni essere umano, con la vita morale e spirituale fuse nella carità.
Si tratta di un’opera eccezionale, sicuramente la più completa sotto ogni punto di vista per condurre una vita cristiana degna d’esser chiamata tale.
Non vi è argomento che non sia preso in esame, analizzato, affrontato secondo la Parola di Dio.
Una guida incredibilmente ben fatta, esauriente che soddisfa ogni tipo di domanda e ricca di consigli pratici di comportamento e di chiarissima devozione per ogni circostanza della vita e per ogni sua condizione.
A quasi quattrocento anni dalla nascita in cielo di san Francesco di Sales, l’autore della Filotea ottenga un’abbondanza di grazia su tutti quelli che leggeranno e mediteranno queste pagine.
Buon cammino!