Francesco da Paola: il Santo dei miracoli!

Francesco da Paola: il Santo dei miracoli!

San Francesco da Paola

Fin dall’inizio, la vita di san Francesco da Paola è benedetta da Dio con ogni tipo di grazia. E ben presto il suo curriculum si arricchisce di numerosi miracoli straordinari. Nato a Paola (Cosenza) il 27 marzo 1416 da una famiglia di modeste condizioni, ma nella quale la fede aveva un posto privilegiato, soleva dire: «È la fede che fa i miracoli!», per far capire che non era lui a guarire o a risolvere il problema, bensì Dio. Molti dei suoi miracoli ancora oggi impressionano per la loro eccezionalità. Ne riportiamo alcuni tra i più celebri.

L’agnellino Martinello ritorna in vita

Martinello è il nome che Francesco ha dato a un agnellino a cui vuole molto bene. Durante i lavori per la costruzione della chiesa di Paola, gli operai affamati decidono di cuocerlo e mangiarlo, dopodiché gettano le ossa e i resti nella fornace. Scoperto l’accaduto, san Francesco giunge alla fornace gridando: «Martinello, Martinello, vieni qua». Ed ecco l’animale uscire indenne dalle fiamme e corrergli incontro. La risurrezione di Martinello è tanto simbolica, che spesso il santo viene raffigurato con un agnellino in braccio.

La fornace in fiamme

Sempre durante la costruzione del convento di Paola, all’improvviso scoppia un grande incendio nella fornace utilizzata per preparare i mattoni. Le fiamme in breve raggiungono le travi, al punto che l’intero soffitto rischia di cadere, col rischio di perdere ogni cosa. Inutilmente gli operai cercano di opporsi al fuoco, cercando di chiudere le fessure con pietre e terra. Non sapendo cosa fare, chiamano il santo, che calma tutti dicendo: «Per l’amor di Dio, figlioli, non vi affliggete, perché il forno non cadrà, intanto andate a fare colazione, che Dio rimedierà». Gli operai se ne vanno e i frati vedono Francesco entrare nella fornace in mezzo alle fiamme. Quando esce è illeso, sano e salvo e la fornace è tornata come nuova.

La fonte della “Cucchiarella”

Per continuare la costruzione del convento serve una fonte d’acqua nei pressi della zona dei lavori, per evitare che gli operai debbano sempre raggiungere il non vicino torrente di Isca. Ed ecco, Francesco colpisce una roccia con il suo bastone e fa sgorgare immediatamente una sorgente.
Quest’acqua è attinta mediante l’utilizzo di mestoli e cucchiai: da qui il nome “cucchiarella” dato alla fonte dai fedeli, i quali levano l’acqua, ancora oggi, ritenendola curativa.

Le pietre del Miracolo

Sempre durante la costruzione del convento di Paola, una frana si stacca dalla montagna e due grossi macigni stanno per travolgere la struttura e gli operai al lavoro. Francesco se ne accorge e rivolgendosi ai macigni grida: «Fermatevi, per carità!»; al che i due enormi massi restano sospesi in bilico. Se avessero impattato sul convento, avrebbero provocato vittime e danni incalcolabili. Ancora oggi, le pietre, sfidando la legge di gravità, rimangono in bilico, nonostante il baricentro di entrambe sia abbondantemente sbilanciato.

Il nipote Nicola

I miracoli di san Francesco riguardano soprattutto l’assistenza agli infermi per i quali opera guarigioni prodigiose a favore di paralitici, di lebbrosi, di ciechi, di indemoniati e persino la risurrezione di suo nipote Nicola, figlio della sorella Brigida. Il giovane desidera abbracciare con lui la vita religiosa, ma sua madre Brigida non glielo permette. Un giorno Nicola si ammala gravemente e muore. Lo portano nella chiesa di san Francesco per le esequie e, al momento di deporlo nella fossa, il Santo ordina di portare il nipote nella sua povera cella. Davanti al cadavere del giovane piange, prega a lungo, lo risuscita da morte e lo restituisce alla sorella, facendole promettere che mai più ostacolerà la volontà del figlio di dedicarsi a Dio.

La traversata in mare con il suo mantello

Il suo miracolo più noto è quello documentato nell’aprile 1464. San Francesco con due confratelli si avvia verso il litorale reggino, per imbarcarsi per la Sicilia e fondare un convento a Milazzo. Giunto al porto chiede al padrone di una barca carica di legname in procinto di far vela per Messina e lo prega, per amor di Gesù Cristo, di accoglierlo nella sua barca con i due confratelli per la traversata dello Stretto. Il barcaiolo, quando si rende conto che i frati non hanno soldi per pagarlo, si rifiuta di traghettarli. Francesco senza più insistere avverte i compagni di attenderlo un momento e si mette in ginocchio a pregare. Si alza, benedice il mare, e in quell’istante, quanti erano presenti lo vedono distendere il suo mantello sulle onde, montarvi sopra e, tenendone stretto un lembo alla estremità superiore del suo bastone, come a servirsene da vela, procedere rapido e sicuro verso Messina.

Il ponte del diavolo

La leggenda vuole che il Santo avesse in progetto di costruire un ponte, tuttora attraversato e contemplato da centinaia di pellegrini, per favorire il passaggio da una riva all’altra del torrente Isca. Allora gli appare il diavolo con la proposta di costruirlo lui in una sola notte in cambio dell’anima del primo viandante che lo attraverserà. Il Frate accetta, ma all’indomani, quando il diavolo si presenta per riscuotere quanto pattuito, san Francesco, con l’astuzia, fa passare un cane e invita il diavolo a prendersi l’anima dell’animale. Il diavolo, furioso per essere stato ingannato, colpisce violentemente il muro del parapetto, causando un buco e lasciando l’impronta della mano sulla parete opposta.

Il miracolo più grande

I miracoli, il parlare chiaro, lo spronare, il mettersi a fianco alle persone sono soltanto l’espressione della carità che Francesco attinge dall’amore misericordioso di Dio che si abbassa continuamente sulle miserie umane, per rivestire l’umanità della dignità di figli.
Dunque, Francesco vuole mostrare la strada verso Dio e i suoi piani d’amore, vuole accompagnare la persona nella conversione, conducendola a vivere pienamente la fede.

Il più grande miracolo che l’uomo può chiedere è quello di avere fede.


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