Guru, santoni, leader pseudo spirituali, medium, guaritori, pranoterapeuti, cartomanti, chiromanti. Trappole in cui è molto facile finire e uscirne diventa un incubo. Questi ciarlatani si avvicinano alle persone in difficoltà e alla ricerca di un senso di appartenenza. Sanno rispondere al loro bisogno di essere ascoltate e comprese.
In vetrina un mondo luccicante di amore e felicità, all’interno un mondo oscuro fatto di promesse e false speranze, in cui le vittime, rimangono imprigionate nell’abisso della spersonalizzazione e dell’annullamento della volontà.
Nessuno è al riparo dal rischio. Può succedere a ciascuno di noi. Tutti, infatti, attraversiamo momenti in cui siamo più fragili.
Cercare una soluzione facile ai propri problemi
Le storie delle vittime sono tutte diverse tra loro. Ma i raggiri si basano su costanti che le accomunano: le persone entrano in contatto con i guru in un momento difficile della vita, in un momento di crisi personale, come lutti, difficoltà economiche o divorzi. L’incontro avviene spesso attraverso amici o conoscenti che già frequentano quella realtà e si rivolgono loro per colmare un vuoto nella propria vita o per cercare una soluzione ai propri problemi. Ma niente, in questi casi, viene concesso gratuitamente. Infatti, in cambio del loro aiuto vengono chiesti soldi o favori di ogni tipo.
Emblematica in tal senso la storia di Caterina, una ragazza che, dopo circa 8-10 anni di inferno, è riuscita a riprendersi la vita uscendo da un gruppo pseudoreligioso. Nell’intervista rilasciata a David Murgia (“Ai confini del sacro: guru e santoni, come si diventa prigionieri di gruppi pseudoreligiosi”, TV2000), la giovane ha dichiarato: «Non era una vita, non era una cosa sana. Ho visto famiglie rovinate, persone costrette a fare cose contro la loro volontà, figli che abbandonavano la scuola, maltrattamenti soprattutto psicologici».
Rinchiusi nella loro “prigione”
Viene spontaneo chiedersi: ma come possono essere stati tanto ingenui da credere in quello che gli veniva promesso? Ma quando la vita diventa durissima e ci si trova fragili e spaventati, soli, si vuole credere a tutti i costi che esista una alternativa facile a quel disagio, un qualcuno che ti accolga e ti indirizzi verso il meglio da ottenere senza nessuno sforzo. E così non si vede la realtà, ossia che questi santoni stanno solo lentamente incatenando la vittima per rinchiuderla nella loro «prigione». Poi si constata che ne fanno parte anche persone ricche, colte, realizzate, e allora ci sente rassicurati: «Se ne fanno parte anche loro…».
Ma la debolezza, la fragilità, lo smarrimento, il malessere interiore, la carenza di affetto, le delusioni sentimentali non risparmiano nessuno. Neanche i vip. Chi non ricorda la testimonianza di Michelle Hunziker? Con coraggio, nel libro “Una vita apparentemente perfetta” (Mondadori), ha raccontato i cinque anni vissuti nella rete di una pranoterapeuta e dei suoi adepti fedelissimi.
Ed ecco cosa ha detto Caterina: «Ero la vittima perfetta perché avevo appena subito il lutto di mia madre e con mio padre non avevo un buon rapporto. I miei genitori erano separati prima della mia nascita e mio padre l’avevo visto poche volte. Lei è venuta a mancare e mi è stato proposto di entrare in questo gruppo per superare il lutto. È stato un inferno perché non hai più il controllo sulla tua vita né sulla tua persona. Vedi tanti maltrattamenti soprattutto emotivi o comunque a livello psicologico a volte anche fisici che sono disumani, tante ore di lavoro… non hai controllo su niente».
Il “love bombing”
Dunque, questi sedicenti santoni si nutrono delle fragilità e dei drammi delle persone e la loro pericolosità sta proprio nel senso di accoglienza che riescono a trasmettere loro. Innanzitutto, si insinuano in modo subdolo nella quotidianità attraverso i social, volantinaggio; seminari, corsi di spiritualismo, associazioni culturali, lezioni di yoga e persino per sperimentare cure alternative miracolose. E poi mettono in atto una tecnica ben precisa per manipolare i nuovi seguaci: il “love bombing”, letteralmente “bombardamento d’amore”. Il capo e gli adepti riempiono di affetto e attenzioni il nuovo arrivato, approfittano del suo bisogno di ricominciare, di ritrovare serenità e speranza. Tutti noi abbiamo la necessità di sentirci amati, accolti e accettati. Puntando proprio a questi bisogni, così il love bombing diventa una forma di abuso emotivo. In questo modo creano una dipendenza che piano piano diventa totalizzante. Le vittime cambiano stile di vita in funzione del guru e del gruppo, si isolano sempre di più da amici e famigliari e si allontanano da tutto e da tutti. È così che il santone crea il vuoto intorno a loro.
L’impotenza dei famigliari e i patrimoni in fumo
Insieme al malcapitato, a venire stravolta dalla setta è anche la famiglia non solo quando è affiliata, ma anche quando non è coinvolta direttamente. In molti casi il solo scopo è di guadagnare sulle vittime e sulle loro famiglie. Spinti da forti interessi economici e patrimoniali, non esitano a circuire, con minacce e forti pressioni psicologiche, gli associati, causando loro gravi danni economici. Possono essere richieste donazioni anche molto grandi, approfittando della speranza della vittima di una guarigione miracolosa.
Uno dei motivi principali per cui Caterina decide di uscire dal gruppo è quello di un prelievo di una ingente somma di denaro derivante dall’eredità della madre.
Oltre al danno materiale, i parenti e gli amici subiscono il dolore di assistere impotenti alla rovina della vittima che non è in grado di accorgersi di quello che sta subendo.
Uscire dall’incubo è possibile
Una volta entrati in questi gruppi o sette però, è quasi impossibile uscirne. A quel punto infatti ricatti e minacce prendono il sopravvento. Le vittime non solo vengono spogliate dei loro averi, ma nel caso in cui volessero abbandonare “la setta” vengono minacciati e le loro vite distrutte sotto ogni aspetto: «Si fa fatica a uscirne – dice ancora Caterina – perché quello che loro fanno è manipolazione mentale ti incutono terrore e paura e sulla base di quello tu non riesci a venirne fuori, senti minacce che perdi tutto quello che hai, non puoi parlare con i tuoi amici, con i tuoi familiari… Ma si può uscire non bisogna avere paura perché quello che dicono non è vero. Per uscire bisogna farsi aiutare…».
Non è facile trovare una via di fuga, ma è possibile farlo chiedendo aiuto a professionisti o associazioni che si occupano di abusi psicologici, ma soprattutto, trovando in sé stessi il coraggio di reagire e la forza di denunciare queste situazioni.