Quante volte ci siamo sentiti frammentati, in lotta con noi stessi e con gli altri? Quante volte il peso delle nostre azioni ha oscurato la gioia di vivere? In questi momenti, emerge un desiderio profondo, quasi primordiale: quello di essere accolti, compresi e, soprattutto, perdonati. Ed è proprio nel sacramento della Confessione che questo desiderio può trovare una risposta sorprendente e trasformativa. Come ci ricorda mons. Bruno Forte, in una delle sue bellissime lettere pastorali, attraverso questo incontro «Dio, donandoti il Suo perdono attraverso il ministro della Chiesa, crea in te un cuore nuovo, mette in te uno Spirito nuovo, perché tu possa vivere un’esistenza riconciliata con Lui, con te stesso e con gli altri, divenendo a tua volta capace di perdono e di amore al di là di ogni tentazione di sfiducia e di ogni misura di stanchezza…».
Ma perché confessarsi?
Questa è una domanda che risuona spesso, come sottolinea lo stesso mons. Forte. Perché rivelare le nostre fragilità, le nostre ombre più nascoste, a un sacerdote, un uomo anch’egli segnato dal limite umano? Non potremmo forse rivolgerci direttamente a Dio, che ci conosce intimamente?
La risposta affonda le radici nella modalità con cui Dio stesso ha scelto di incontrarci. Inviando Suo Figlio nella nostra carne, Egli ha dimostrato di voler entrare in contatto diretto con noi, utilizzando i segni e i linguaggi della nostra umanità. «Come Lui è uscito da sé per amore nostro ed è venuto a “toccarci” con la sua carne, così noi siamo chiamati ad uscire da noi stessi per amore Suo e andare con umiltà e fede da chi può darci il perdono in nome Suo con la parola e col gesto».
Attraverso l’assoluzione del sacerdote, scelto e consacrato per questo ministero, sperimentiamo la certezza interiore di essere stati veramente perdonati e accolti dal Padre. Non è un semplice sfogo psicologico, ma un incontro che tocca il cuore e porta una pace profonda.

La sorgente della gioia
L’esperienza del perdono ricevuto è una sorgente di gioia autentica. Non la futile leggerezza di chi si è liberato di un peso, ma la pace interiore di chi si sente amato in modo nuovo da Dio. Lo stesso mons. Forte rivela che si confessa regolarmente e testimonia questa gioia che nasce dal sentirsi raggiunto dal perdono divino attraverso il sacerdote. È la stessa gioia che si irradia dal volto di chi si accosta al confessionale, non per un mero sollievo momentaneo, ma per essere sanato nel profondo da un amore che viene dall’alto: «Chiedere con convinzione, ricevere con gratitudine e dare con generosità il perdono è sorgente di una pace impagabile: perciò, è giusto ed è bello confessarsi».
Sperimentare la libertà che Dio solo può dare
Confessarsi da un sacerdote, dunque, non è un optional, ma un atto di fede nella modalità scelta da Dio per donarci la Sua misericordia. Da soli, nel segreto del nostro cuore, potremmo rimanere preda delle nostre insicurezze e ambiguità, senza la certezza di essere stati veramente perdonati. L’assoluzione, pronunciata in nome di Cristo, ci libera e ci permette di sperimentare la libertà che solo Dio può donare. È un incontro con un Dio vicino alla nostra debolezza, un Dio che conosce la nostra condizione umana e ci si fa prossimo con tenerissimo amore.
Come l’Apostolo Paolo ha descritto il conflitto interiore tra il desiderio del bene e l’incapacità di attuarlo, così il sacramento del perdono interviene per soccorrerci nella nostra fragilità, raggiungendoci con la potenza sanante della grazia divina.

Il Padre ci attende con amore infinito
In definitiva, la confessione si presenta come un «ritorno a casa», un rientro nella patria dell’amore da cui il peccato ci allontana. Attraverso la consapevolezza delle nostre colpe, riconosciamo il nostro esilio e il desiderio di ritrovare la pienezza del rapporto con il Padre. E la sorpresa è scoprire che Lui ci attende con amore infinito, pronto a correre incontro al nostro cuore pentito: «Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò» (Lc 15,20).
Lasciamoci, allora, riconciliare con Dio. Accostiamoci a questo sacramento con umiltà e fede, perché, come ci esorta mons. Bruno Forte, «ti cambierà la vita e darà pace al tuo cuore». In quel momento, i nostri occhi si apriranno per riconoscere la bellezza di Dio nel mondo e la nostra anima si innalzerà in un canto di lode.
Se questa riflessione ti è piaciuta e vuoi leggere la meditazione di mons. Bruno Forte nella sua interezza la puoi trovare nella raccolta Lettere al popolo di Dio. E… se anche tu senti il bisogno di pace interiore, riscopri la gioia di un cuore rinnovato attraverso l’abbraccio del perdono. Scopri la forza trasformativa della Confessione e lasciati amare da Dio. È il momento di tornare a casa!