“Il giglio dei Mohawks”

“Il giglio dei Mohawks”

Kateri Tekakwitha Il giglio dei Mohawks

Ogni anno il 9 agosto si celebra la Giornata Internazionale dei Popoli Indigeni, istituita nel dicembre 1994 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per promuovere e difendere i diritti dei popoli indigeni nel mondo.
Proprio in questa giornata è bello ricordare la storia di Kateri Tekakwitha, la prima santa indigena d’America, conosciuta come “il giglio dei Mohawks”. Scopriamo di più.

«Dedizione esemplare»

Di Kateri Tekakwitha papa Francesco ha ricordato la «dedizione esemplare nella preghiera e nel lavoro, nonché la capacità di sopportare con pazienza e dolcezza tante prove». Caratteristiche, queste, che il Papa attribuisce a «certi tratti nobili e virtuosi ereditati dalla sua comunità e dall’ambiente indigeno in cui crebbe».

La sua storia

Il padre di Kateri era un capo Mohawk pagano. La madre apparteneva alla comunità algonchina ma era di fede cristiana. A 4 anni perse i genitori e il fratello a causa del vaiolo. Si ammalò anche lei, si salvò, ma le restarono il volto sfigurato e seri problemi alla vista. Accolta nella capanna di uno zio, le venne dato il nome di Tekakwitha che nella lingua indigena significa “colei che mette le cose in ordine”. A 11 anni l’incontro con tre missionari Gesuiti fece aumentare in lei il desiderio di conoscere e amare Dio.

Crescendo, sempre più spesso pregava il Signore perché preservasse la sua castità e, nel segreto della sua preghiera, si consacrò a Lui. A 17 anni rifiutò di sposare un giovane scelto dai capi tribù. Nel 1676 nel giorno di Pasqua venne battezzata con il nome di Kateri, Caterina. Da quel giorno iniziò a frequentare assiduamente la chiesa, osservava il riposo domenicale e si ritirava spesso in preghiera. Per questo motivo i parenti iniziarono a trattarla male, persino a calunniarla. Kateri si trasferì allora in una missione di Sault, nel Quebéc. Qui si mise volentieri a disposizione di tutti, soprattutto dei bambini ai quali non faceva mancare mai una carezza. Finalmente nel Natale del 1677 ricevette la Prima Comunione e da quel momento tutti iniziarono a descriverla come una creatura che sembrava appartenere più al cielo che alla terra. Il 25 marzo 1679, all’età di 23 anni, con il consenso del suo direttore spirituale, Kateri fece voto di perpetua verginità; fu la prima volta che questo avvenne tra gli indiani del nord America. Il 17 aprile 1680, consumata dalla febbre, morì dicendo: «Gesù, ti amo!». Dopo la sua morte, i segni del vaiolo scomparvero dal viso. La  tomba di Kateri divenne presto meta di pellegrinaggi.

Il postulatore della causa, padre Paolo Molinari, ha detto che la canonizzazione della Tekakwitha è stata «un riconoscimento delle tribù americane e della loro ricchezza». «Non viene così messa in luce solo la persona ma tutto quello che una persona rappresenta: una cultura della tradizione, un modo di vivere in cordiale rapporto, come fanno nelle tribù».

E tu conoscevi la storia di santa Kateri Tekakwitha? Scrivilo nei commenti.


“Il giglio dei Mohawks”

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