Il beato Carlo Acutis aveva ideato e realizzato una bellissima mostra itinerante sui Miracoli Eucaristici. Questa mostra continua a girare l’Italia e il mondo; tutti i miracoli eucaristici presenti alla mostra sono stati riuniti nel libro I miracoli eucaristici nel mondo, dal quale questo testo è tratto.
Nel 1560, a Morrovalle (MC) un grosso incendio distrusse tutta la chiesa dei Francescani, tranne l’ostia magna contenuta in una pisside (anch’essa completamente bruciata a eccezione del coperchio).
Nel 1960 fu celebrato solennemente il quarto centenario del miracolo eucaristico di Morrovalle e il Consiglio comunale, all’unanimità, deliberò di apporre sulla facciata della porta principale di Morrovalle l’iscrizione «Civitas Eucharistica».
A Morrovalle, nella notte tra il 16 e il 17 aprile 1560, nell’ottava di Pasqua, intorno alle 2:00 del mattino, il fratello laico Angelo Blasi fu svegliato di soprassalto dal rumore di un violento crepitio. Guardando dalla finestra della sua cella, vide che la chiesa era completamente avvolta dalle fiamme e corse subito ad avvertire gli altri frati. L’incendio fu domato dopo sette ore e solo nei giorni seguenti iniziarono i lavori di sgombero dell’immensa massa di detriti.
Quale non fu la meraviglia quando il 27 aprile, il padre Battista da Ascoli, nel rimuovere un pezzo di marmo di quello che era stato l’altare maggiore, scorse nella cavità del muro la pisside con il corporale un po’ bruciacchiato su cui si conservava, ancora intatta e integra, l’ostia magna consacrata. Il padre Battista gridò al miracolo, e molta gente accorse subito sul luogo per ammirare il prodigio. Per tre giorni interi il Santissimo Sacramento rimase esposto per l’adorazione dei fedeli. Quando finalmente arrivò il padre provinciale Evangelista da Morro d’Alba, l’ostia miracolosa fu riposta in una cassetta d’avorio.
L’allora vescovo di Bertinoro (FC), monsignor Ludovico di Forlì, fu immediatamente inviato dal papa Pio IV a Morrovalle per indagare la veridicità dei fatti. Il papa Pio IV, appena ricevette il resoconto del Vescovo, giudicò l’evento superiore a ogni causa naturale e ne autorizzò il culto con l’indizione della bolla Sacrosanta Romana Ecclesia (1560). Secondo le disposizioni contenute nella bolla pontificia, i giorni dell’anniversario dell’incendio e del rinvenimento della santissima ostia (17 e 27 aprile) divennero festivi e furono chiamati “dei due Perdoni”. La chiesa fu in seguito ampliata a causa della moltitudine di fedeli che accorreva alle celebrazioni. Attualmente la ricorrenza delle due date è festeggiata con l’esposizione del Santissimo Sacramento e della teca sull’altare maggiore e i Perdoni, cioè le due indulgenze plenarie, possono essere lucrate nella chiesa di San Bartolomeo. Fino al 1600 l’ostia miracolosa si conservò intatta, ma a causa delle vicissitudini storiche, dopo questa data dell’ostia miracolosa si perse ogni traccia. Oggi rimangono solo la teca e il coperchio della pisside, sopravvissute alle fiamme.