Il rosa: il colore più raro e gioioso della liturgia

Il rosa: il colore più raro e gioioso della liturgia

Casula colori liturgici

Introduzione

Durante l’Avvento, nella III domenica, e durante la Quaresima, nella IV domenica, il sacerdote ha la possibilità di salire sull’altare indossando la casula di colore rosa, anzi o più propriamente rosacea. Tale scelta potrebbe suscitare delle risatine, ma il rosaceo fa parte della tradizione della Chiesa da molti secoli e ha un profondo valore simbolico per comprendere ancora di più il periodo in cui si indossa.

Sei curioso di scoprire il significato del colore rosaceo, il più raro e gioioso dei colori liturgici? E allora continua a leggere l’articolo!

 

Il colore liturgico più raro

Il rosaceo è un colore liturgico raro che notiamo sull’altare soltanto due volte all’anno: la III domenica di Avvento, detta domenica Gaudete; e poi la IV domenica di Quaresima, chiamata domenica Laetare.

Durante la liturgia il sacerdote cambia il colore dei paramenti che indossa in base al periodo liturgico o alla tipologia di Messa da celebrare, così da conferire una importanza diversa ai riti che sta compiendo. Infatti, ogni colore liturgico ha un significato ben preciso che ogni fedele dovrebbe conoscere per poter partecipare alla celebrazione con maggiore consapevolezza.

Il rosaceo, insieme al rosso, al bianco, al verde e al viola rientra tra i colori liturgici ufficiali menzionati nell’Ordinamento Generale del Messale Romano (n. 346).

Ma come si è arrivati a stabilire questi colori liturgici?

Breve storia dei colori nella liturgia

I colori liturgici non sono stati stabiliti all’inizio del cristianesimo, ma si sono affermati a poco a poco. Il bianco, probabilmente, è apparso a partire dal IV secolo ed è stato usato fino al IX secolo per la liturgia del Tempo Ordinario.

Nel corso dei secoli si diffondono diversi colori senza però arrivare a un loro uso univoco nelle celebrazioni della Chiesa intera.

Solo nel 1200 c’è il primo tentativo per cercare di rendere uniforme l’uso del colore, su iniziativa di Innocenzo III. Egli definisce un primo canone basato sui quattro colori liturgici in uso in quel periodo nella chiesa di Roma: bianco per i giorni di festa, rosso per la Pentecoste e le feste dei martiri, nero per l’Avvento e la Quaresima e verde per i giorni non festivi. A questi colori si aggiunge poi il viola, come sostituto del nero (simbolo di lutto e penitenza), permesso nelle domeniche Gaudete e Laetare.

In seguito, Pio V stabilì, nel Messale Romano del 1570, delle indicazioni sull’uso dei colori liturgici valide per tutta la Chiesa: il verde per il Tempo ordinario; il bianco per le feste del Signore e dei santi non martiri; il rosso per la Pentecoste, per le feste dei santi martiri e per la festa della Santa croce; il viola per l’Avvento e la Quaresima, il nero per la celebrazione dei funerali e per il Venerdì Santo. È proprio in questa fase che ai colori liturgici viene aggiunto il rosaceo, Infatti, succede che, poiché il viola sostituisce il nero del Tempo di Quaresima e di Avvento, bisogna trovare un nuovo colore al posto del viola per mantenere vivo il significato particolare delle due domeniche Gaudete e Laetare. Ed ecco che la scelta ricade sul rosaceo così da non distanziarsi troppo dal viola, che comunque rimane il colore di riferimento dell’Avvento e della Quaresima. Il viola, infatti, solo con molto bianco (ossia con molta luce) e una punta di rosso (ovvero l’amore e la passione del Salvatore) può diventare rosa.

L’uso odierno dei colori è quasi rimasto invariato, ed è stabilito nell’Ordinamento Generale del Messale Romano (n. 346). In questo numero, a proposito del colore rosaceo si precisa che «si può usare, dove è tradizione, nelle domeniche Gaudete (III di Avvento) e Laetare (IV di Quaresima)».

 

E quindi perché il colore rosaceo?

Il viola, dunque, viene mitigato, si rischiara di speranza e diventa rosaceo a significare la gioia, che già si pregusta: quella del Natale ormai imminente, dovuta alla consapevolezza che Dio è con noi, è dalla nostra parte, è presente nelle nostre vite e vuole rinnovarci con il suo amore.

Il colore rosaceo della casula del sacerdote è per i fedeli un invito alla gioia per la venuta del Figlio di Dio tra gli uomini (Avvento) e per la sua risurrezione (Quaresima). Invito che diventa richiamo alla gioia incessante come stile di vita da assumere per affrontare la quotidianità: «Rallegratevi nel Signore sempre. Il Signore è vicino!» (Fil 4,4-5). Ed è proprio questo il ruolo che i paramenti di questo colore hanno in queste due domeniche speciali: ricordare ai fedeli che anche nei momenti di attesa, di sofferenza, di tristezza, di prova può esserci gioia, quella gioia che deriva dall’opera di salvezza universale realizzata da Gesù, che ha nel Natale l’inizio e nella Pasqua il compimento. Gioia che non proviene da noi ma dallo Spirito Santo.

Papa Francesco ci ricorda che quello che ci offre il Signore «è la vera vita, la felicità per la quale siamo stati creati. Egli ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente» (Gaudete et exsultate 1).

San Giuseppe: il primo a indossare il rosaceo

Nella Natività di Duccio da Buoninsegna c’è ritratto anche san Giuseppe, egli si trova fuori dalla grotta a sinistra, seduto sulle rocce scheggiate che circondano la capanna, e la sua posizione defilata ma attenta sottolinea il suo ruolo nella sacra famiglia, egli «non cerca scorciatoie, ma affronta “ad occhi aperti” quello che gli sta capitando, assumendone in prima persona la responsabilità» (Papa Francesco, Patris corde), cioè quella di custode della Vergine e del Bambino. Tuttavia, ciò che colpisce è il fatto che è lui a vestire il rosa che è il colore assegnato proprio alla III domenica d’Avvento. San Giuseppe, in questo modo, ci mostra gioia per la nascita del Salvatore, la «gioia quotidiana e trasparente della semplicità, la gioia che prova chi custodisce ciò che conta: la vicinanza fedele a Dio e al prossimo» ((Papa Francesco, Patris corde). Egli con il suo ascolto, con la sua disponibilità a lasciarsi guidare dalle parole dell’angelo del Signore, ci interroga e ci chiede di verificare la qualità della nostra fede. Cosa devo recuperare perché anch’io come san Giuseppe ogni giorno sia fedele a Dio nella mia vita?

 

Vedere il colore rosaceo a Messa ci esorta a riempire il cuore di gioia; a volgere lo sguardo all’ormai prossima celebrazione del Natale di Cristo! Manca poco alla sua venuta. Sappiamo che Dio in persona viene a visitarci! Esultiamo di gioia e corriamogli incontro! La Vergine Maria ci aiuti a dirigere i nostri passi verso Betlemme, per incontrare il Bambino che nasce per noi e ad aprire il cuore alla gioia!

 

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