In Libano, sulle orme di san Charbel

In Libano, sulle orme di san Charbel

San Charbel

In ogni epoca della storia della Chiesa, a ogni latitudine della geografia del mondo, i santi appartengono a tutte le età e a ogni stato di vita, sono volti concreti di ogni popolo, lingua e nazione. Oggi vi proponiamo di scoprire il Libano seguendo le tracce del più importante santo cristiano del Medio Oriente: san Charbel (1828-1898), un monaco dell’Ordine Maronita. Il Libano, piccolo paese del Medio Oriente, è forse tra i più affascinanti al mondo. Purtroppo la sua straordinaria bellezza è deturpata da una guerra mai finita che vive, necessariamente, di contrasti e di contraddizioni evidenti.

La vera peculiarità del Libano risiede soprattutto nei suoi abitanti: circa 4 milioni ripartiti in molti gruppi etnici e religiosi. I frati dell’Ordine Maronita hanno saputo fare del Libano un luogo di rifugio per tutti i perseguitati del Medio Oriente, perché hanno amato la libertà e hanno difeso con il loro sangue la dignità dell’uomo. Infatti è proprio grazie a loro che il Libano è divenuto un rifugio sicuro per i perseguitati.
La terra libanese e l’albero maronita hanno dato al mondo tanti frutti di santità ed è proprio a quest’Ordine che appartiene san Charbel: un eremita che ha vissuto la sua missione nel nascondimento assoluto del monastero libanese di Annaya (presso Beirut) ed è stato beatificato il 6 dicembre 1965, ultimo giorno del Concilio Vaticano II. Piuttosto che beatificare proprio un missionario, il Concilio ha innalzato alla gloria degli altari un eremita, diventato poi missionario “a colpi di miracoli”.

E sì, perché le miracolose guarigioni che si sono verificate grazie alla sua intercessione sono in continuo aumento in tutto il mondo e riguardano persone di ogni fede e di ogni credo.

Ma chi è san Charbel? Proviamo a scoprirlo insieme. Quel che colpisce maggiormente di lui è la paradossalità della sua vicenda. Avendo vissuto come monaco ed eremita molto ritirato, in vita è stato poco conosciuto. Per servire Dio e gli uomini ha scelto la solitudine dell’eremo e ha vissuto nel più completo nascondimento. Non ha lasciato scritti, non ha avviato opere sociali o spirituali, non ha creato movimenti o correnti spirituali, non ha fondato congregazioni. I pochi che lo hanno conosciuto in vita hanno testimoniato di una santità eroica, di una radicalità di vita evangelica e religiosa impressionante. Un santo monaco molto obbediente, umile, schivo, di pochissime parole, lontano da qualsiasi luce di ribalta. La sua notorietà è infatti scoppiata solo dopo la sua morte.

Il santo è morto la vigilia di Natale del 1898. Il giorno dopo è stato sepolto nella fossa comune del monastero. Per alcuni mesi una luce brillante e misteriosa, visibile in tutta la vallata, si è sprigionata ogni notte dalla sua tomba. Poiché la corrente elettrica non era ancora arrivata in quei luoghi, lo spettacolo era davvero impressionante. La fama di santità di Charbel ha subito richiamato molta gente e i monaci, pochi mesi dopo la sepoltura, hanno deciso di trasferire il corpo all’interno del convento. Aprendo il sepolcro, hanno scoperto che quel corpo era ancora intatto e flessibile, come quello di una persona che stesse dormendo. Un liquido vischioso trasudava dai suoi pori: hanno scoperto ben presto che quel liquido aveva straordinarie proprietà taumaturgiche. Il fenomeno, assolutamente inspiegabile, è durato per 79 anni, cioè fino al 1977, anno della sua canonizzazione.

È impossibile elencare tutti i miracoli avvenuti per intercessione di san Charbel: al monastero di Annaya sono pervenute oltre 6.000 testimonianze di guarigioni fisiche e spirituali. Ma quel che colpisce maggiormente non è il gran numero di miracoli, bensì il fatto che riguardano persone di ogni fede e di ogni credo! Favorire l’incontro tra fedi diverse verso l’unico Dio che è Padre di tutti: ecco qual è il miracolo più grande compiuto da san Charbel.



In Libano, sulle orme di san Charbel

2 commenti su “In Libano, sulle orme di san Charbel

  1. Grazie San Charbel per avermi accompagnato e soccorso in un momento critico della mia vita

    1. Gentile sig. Braccini, grazie per il suo commento.
      Siamo contenti san Charbel l’abbia aiutata in un momento difficile e siamo certi che continui a prendersi cura di lei.Restiamo uniti nella preghiera.

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