Jean Daniélou: apostolo tra gli ultimi

Jean Daniélou: apostolo tra gli ultimi

Jean Danielou

Tanto grande era il suo apostolato tra gli ultimi, tra  i “fratelli perduti” da fargli dimenticare di stare attento alle possibili conseguenze. I suoi amici lo chiamavano infatti “l’imprudente”. Nel 1962 fu nominato perito presso il Concilio Vaticano II da papa Giovanni XXIII. Sette anni dopo papa Paolo VI lo avrebbe creato cardinale. Jean Guitton sosteneva che fu scelto per la sua competenza erudita e il suo zelo ardente per l’apostolato. Scopriamo di più su questo grande gesuita.

Uomo del dialogo

Figlio di Charles Daniélou, ministro francese, e di Madeleine Clamorgan, grande pedagogista cattolica, era amico di Emmanuel Mounier, e fu compagno di università di Jean Paul Sartre. Conosceva i coniugi Maritain, fondò riviste e frequentò circoli culturali finché poi entrò in seminario come Gesuita.

Ordinato sacerdote il 24 agosto 1938, tre anni dopo si trasferì a Parigi come redattore della rivista «Études». Cappellano presso l’École Normale Supérieur de Sèvres, nel  1943 ottenne la cattedra di storia delle origini cristiane presso l’Istituto Cattolico di Parigi. Nel 1961 divenne Decano della facoltà di teologia dello stesso Istituto. Fu un pioniere del dialogo ecumenico e intereligioso e stimolò molte vocazioni missionarie e di laici impegnati in tal senso.

Il cardinale Jean Daniélou con Giorgio La Pira.

Una figura oscurata da una fine controversa

Una figura, quella del cardinale Daniélou, in parte oscurata a causa delle circostanze della sua morte. Il 20 maggio 1974 muore, infatti, per arresto cardiaco nell’appartamento di una prostituta dando adito alle più varie ipotesi. In realtà, si sa con certezza che si sarebbe recato da questa donna con l’intenzione di portarle dei soldi per pagare l’avvocato per il marito che era in prigione. Ogni ipotesi maliziosa viene esclusa dalla ricostruzione dei fatti. Per diversi anni, vestito come un anziano venditore di libri, il cardinale Daniélou era andato verso le periferie esistenziali di allora: maoisti, hippies, drogati, prostitute. Come cappellano alla scuola normale di Sèvres, era molto preoccupato per il fatto che alcune ragazze erano tentate da un certo tipo di vita, arrivando perfino alla prostituzione. Si chiedeva il perché. Dopo la sua morte, sono state raccolte delle testimonianze di alcune prostitute che riportarono come lui si avvicinava loro per cercare di capire la loro condizione, senza mai un contatto o un interesse fisico.

Un’eredità teologica e spirituale dimenticata, quella che ci ha lasciato il cardinal Daniélou.  Occorrerebbe riscoprirla. Benedetto XVI, che l’ha conosciuto durante il Concilio Vaticano II, nel 2006 scriveva: «Come non ricordare la figura di questo teologo della Compagnia di Gesù […] La sua attenzione alla verità e il suo dinamismo missionario invitano i nostri contemporanei ad annunciare il Vangelo nel mondo della cultura e della scienza, mettendo in campo tutte le risorse della ragione e dell’intelligenza, rimanendo fissi su Cristo, che è la via, la verità e la vita».

E tu avevi mai sentito parlare di questa figura? Scrivilo nei commenti.


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