Continua la collaborazione tra don Alessio Fucile esperto di arte, e il blog Shalom. Don Alessio ci guiderà per approfondire i momenti più importanti dell’anno liturgico attraverso delle bellissime opere d’arte che, oltre a suscitare in noi meraviglia per il loro splendore, possono aiutarci a comprendere meglio le Sacre Scritture e il messaggio di Gesù.
Don Alessio presenta oggi il dipinto “La Natività” di Federico Barocci in preparazione al Santo Natale.
Federico Barocci è stato un grande artista del manierismo, noto per la sua abilità nel creare effetti cromatici caldi e armoniosi. Molte delle sue opere rappresentano scene religiose, frutto di una sincera fede. Tra queste, spicca la Natività, conservata al Museo del Prado di Madrid.
L’opera, realizzata intorno al 1590, ci mostra la nascita di Gesù in un’ambientazione notturna di straordinaria bellezza per la sua atmosfera poetica e mistica. La luce che illumina tutta la stalla, che proviene dalla testa del Bambino, richiama il versetto evangelico: «Venne al mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1,9).
La luce si riflette sul manto blu di Maria, che avvolge il Bambino con gesto di umile accoglienza. Maria è il simbolo dell’umanità che si lascia abbracciare da Dio, che si fa piccolo e debole per amore nostro.
Nella stalla, si vedono il bue e l’asino, che riconoscono il loro creatore e gli offrono il loro calore. La loro presenza ci ricorda che Gesù è venuto per tutti i popoli, per donare loro la vita in abbondanza (Gv 10,10).
Maria «diede alla luce il suo figlio, lo avvolse in fasce e lo pose nella mangiatoia» (Lc 2,7). Luca ci presenta Maria come una madre forte e solerte, che sa affrontare le difficoltà con coraggio. Le fasce sono il segno dell’amore di Maria e Giuseppe, che si prendono cura del bambino con tenerezza. Gesù è veramente un figlio amato, che vive grazie all’affetto dei suoi genitori. Dio ha bisogno del nostro amore, e ci chiede di custodirlo.
Gesù è adagiato sulla paglia nella mangiatoia, e si offre come nostro cibo. «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo che è dato per voi» (Mt 26,26). In basso, vediamo un sacco con del pane, che anticipa il mistero dell’Eucarestia. Accanto, un cesto con della frutta, che ci parla della semplicità e della povertà del luogo.
Maria, illuminata da una luce diagonale, contempla il suo piccolo in ginocchio, e lo guarda con affetto. Gesù ricambia lo sguardo, e si stabilisce una profonda intimità tra i due. Maria adora e contempla Gesù neonato, il Dio che si fa bambino. Secondo le norme della Controriforma Maria adora e contempla Gesù neonato, il Dio che si fa bambino.
Maria è con le braccia aperte, simbolo dell’accoglienza, in questo suo gesto c’è tutta la tenerezza che passa tra lo sguardo della madre e quello del piccolo.
Giuseppe accoglie i pastori e li invita a vedere il bambino. I pastori sono sulla soglia, e devono fare una scelta: credere o no che quel bambino sia il Salvatore del mondo. Oltre la porta, ci sono delle pecore, che sono i doni dei pastori. Sono doni poveri, ma sinceri.
Barocci dipinge quest’opera seguendo le tendenze dell’arte della Controriforma: niente decorazioni superflue, ma composizioni semplici, interni spogli, luce emotiva che mette in risalto i sentimenti, immagini chiare e dirette che comunicano il messaggio al pubblico.
L’opera ci fa scoprire il volto di un Dio bambino, di un Dio povero, di un Dio debole, di un Dio che rinuncia alla sua grandezza per farsi vicino a noi, per dirci che non siamo soli. Un Dio che ci ama e che si fa piccolo per aiutarci a rispondere al suo amore. Grazie per la tua attenzione.