La santità mi riguarda. I santi del Pontificato di papa Francesco

La santità mi riguarda. I santi del Pontificato di papa Francesco

I santi di Papa Francesco

Se c’è una cosa che in questi anni di Pontificato papa Francesco non ha mai smesso di ricordarci è che la santità riguarda tutti, è una meta a portata di mano e, in questo senso, i santi non sono inarrivabili e perfetti, sono uomini – proprio come noi – che hanno trovato la “misura alta” della vita, a costo di sconfitte e fallimenti.
Questo il Papa non si è limitato a dirlo, ce lo ha mostrato canonizzando moltissimi santi.

I santi di papa Francesco

Dal 2013 al 2022, papa Francesco ha canonizzato 909 santi: non possiamo certo citarli tutti, ma è bello e significativo soffermarsi su alcuni nomi:

Margherita Bays (1815-1879), una sarta, vergine, laica, del Terz’Ordine Secolare di San Francesco, che – sottolinea papa Francesco – «ci rivela quant’è potente la preghiera semplice, la sopportazione paziente, la donazione silenziosa: attraverso queste cose il Signore ha fatto rivivere in lei, nella sua umiltà, lo splendore della Pasqua. È la santità del quotidiano». Sceglie infatti di rimanere nubile e di santificarsi in seno alla sua famiglia e presso la sua parrocchia. Lei si prende cura di tutte le incombenze per l’andamento della casa e crea un’atmosfera di buon umore e di pace, pur tra gli inevitabili piccoli contrasti familiari. Nei rapporti con gli altri non tollera la maldicenza e la calunnia, mettendo in pratica la regola d’oro: «Quando non hai visto una cosa, non devi parlarne; se l’hai vista, taci».

Carlo Acutis è un ragazzo la cui vita terrena dura appena 15 anni (1991-2006), ma sono 15 anni di luce piena e di amicizia intensa con Gesù. Nicola Gori, suo postulatore, afferma infatti: «Aveva scoperto un grande amico che era Gesù. E questo tesoro prezioso voleva condividerlo con tutti, perciò si fece apostolo». Appassionato di informatica, realizza sul web una mostra sui miracoli eucaristici per raccontare la gioia dell’incontro concreto con Gesù.

Luigi Marella (1882-1969), “il barbone di Dio”, la cui parabola di vita lo porta dalla sospensione a divinis alla beatificazione: dopo aver sofferto per molte incomprensioni in seno alla Chiesa, nell’immediato dopoguerra crea la prima Città dei Ragazzi; per dar da mangiare ai suoi piccoli ospiti si trasforma in mendicante in un angolo di strada, sistemato su uno sgabello a chiedere la carità: le elemosine affluiscono tutte nel suo inseparabile cappello; per questo viene soprannominato il “barbone di Dio”.

Giovanni Battista Scalabrini (1839-1905), vescovo di Piacenza, che desidera appunto «vivere, santificarsi e morire a Piacenza». Le prime iniziative da vescovo rivelano quello che sarebbe stato il suo ministero per ventinove anni: contatto diretto col popolo, riforma della vita diocesana, attenzione al clero, preoccupazione per l’insegnamento della dottrina cristiana, carità per i più bisognosi: «Predicare la verità con la carità», questo il suo motto a cui restò fedele per tutto il suo episcopato. Riteneva la visita alle parrocchie «il più caro» degli uffici.
Attento ai temi e alle sfide sociali, Giovanni Battista Scalabrini non vedeva il fenomeno della migrazione, vivo in quegli anni, solo come occasione di carità e assistenza materiale, ma come una vera e propria sfida pastorale: fonda per questo la Congregazione dei Missionari di San Carlo, a cui si affianca poi la Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo. 

Questi santi e beati hanno santificato la propria vita compiendo al meglio la missione che il Signore aveva loro affidato nel “qui” e “ora” della loro esistenza: sono “i santi della porta accanto”, espressione che rende bene il fatto che la santità non è qualcosa di lontano o impossibile, ma ci riguarda tutti, perché un modo per tradurla è essere felici e il suo segreto sta nel vivere in modo straordinario l’ordinario!




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