La società degli uomini è il titolo del volume 28 de I quaderni del Concilio, scritto da Gianni Cardinale (vaticanista di Avvenire). L’autore, a partire dalla Gaudium et spes, propone un’interessantissima riflessione sull’analisi che sessant’anni fa la Chiesa faceva sul mondo e come, e in che modo, questa riflessione continua a essere fresca e attuale.
La società in cui nasce il Concilio
Il Concilio Vaticano II nasce e si sviluppa in un clima sociale particolare. Sono passati quindici anni dalla fine della seconda guerra mondiale, e siamo in piena escalation nucleare. Lo sviluppo tecnologico avanza in modo impressionante. Allo stesso tempo aumenta la percezione di una distanza fra la predicazione della Chiesa e il modo di vivere/pensare della società.
Particolarmente sentite sono le questioni sociali come la fame nel mondo, le differenziazioni sociali, la questione demografica. Così come quelle economiche. Crescente è la secolarizzazione. Comincia a venire visibilmente meno la cristianità, specialmente in Occidente.
Di fronte a questa situazione Giovanni XXIII intuisce che la Chiesa ha bisogno di uno scatto. E indice un Concilio.
L’obiettivo del Concilio
L’obiettivo del Concilio è chiaro: rendere l’insegnamento della Chiesa comprensibile all’uomo moderno, nel segno della gioia, respingendo le analisi pessimistiche di quelli che il Papa definisce “profeti di sventura”. Giovanni XXIII lo spiega nel discorso di apertura: «Occorre che questa dottrina certa e immutabile, alla quale si deve prestare un assenso fedele, sia approfondita ed esposta secondo quanto è richiesto dai nostri tempi. Altro è infatti il deposito della fede, cioè le verità che sono contenute nella nostra veneranda dottrina, altro è il modo con il quale esse sono annunziate, sempre però nello stesso senso e nella stessa accezione».
Un Concilio ancora vivo
Sono passati sessant’anni dalla celebrazione del Concilio Vaticano II, eppure i suoi contenuti rimangono vivi. Certo, i tempi sono cambiati; il progresso scientifico, ad esempio, è avanzato ancora più potentemente, ma l’esigenza di fondo di diffondere la Buona Novella in modo gioioso e attraente per l’uomo d’oggi è rimasta intatta.
La rivelazione cristiana continua a essere un sostegno fondamentale per la promozione della comunione tra le persone e, al tempo stesso, guida a un approfondimento delle leggi che regolano la vita sociale, scritte dal Creatore nella natura spirituale e morale dell’uomo.
Una vocazione a cui non venire meno
La società degli uomini, o meglio, “la comunità degli uomini”, come è definita dal Concilio, trova la sua essenza profonda in quell’indole comunitaria che possiede. È a questa vocazione comunitaria che bisogna corrispondere per cogliere il piano di Dio e scoprire l’interdipendenza che esiste tra la persona e la società. Una interdipendenza che non può prescindere dalla fondamentale uguaglianza di tutti gli uomini e l’ineludibile compito di perseguire la giustizia sociale superando l’etica individualista. Tutti concetti che la Chiesa, dopo il Concilio, ha continuato a indagare, approfondire e aggiornare all’interno di un dialogo fruttuoso con il mondo. Tutto il magistero dei Papi, negli ultimi anni, ha espresso questa volontà di rispondere adeguatamente alle richieste che le nuove sfide sociali hanno posto in essere, restando sempre fedeli alla Rivelazione. In particolare, ricordiamo l’impegno di papa Francesco che con le encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti ha aperto il mondo a uno sguardo diverso sulla “questione” ecologica e la convivenza tra gli uomini.
In questo nostro mondo, ricco di bellezza ma anche di contraddizioni, quella della Chiesa continua a essere una voce di speranza, di gioia e verità!