Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” gennaio-febbraio 2023
Maria santissima Madre di Dio (s)
propria
PRIMA LETTURA
Dal libro dei Numeri (Nm 6,22-27)
Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò». – Parola di Dio.
Commento alla prima lettura
La benedizione non è un semplice rito per avere Dio dalla propria parte: è un vero e proprio “sacramentale”, un intervento di Dio da accogliere con fede. Il popolo si deve sempre sentire benedetto dal Signore, suo Padre e Salvatore. Israele non è una nazione come le altre: è stata creata e voluta da Dio appositamente per farvi nascere Dio stesso. Con un termine poetico possiamo dire che Israele è la culla per il Verbo di Dio. Il Signore attraverso la benedizione rinnova continuamente la sua divina presenza nella vita del popolo. Questa benedizione naturalmente vale anche per il nuovo popolo di Dio, che non è più Israele ma la santa Chiesa. Dobbiamo, pertanto, ricevere anche noi la benedizione sulla nostra vita, sulle nostre cose e sentire di essere custoditi dalla divina benevolenza. Con la benedizione di Dio potremo sopportare tutto. Andiamo, quindi, dai nostri sacerdoti e chiediamo che impongano le mani su di noi, ripetendo l’antica benedizione mosaica, che non ha perso affatto la sua validità.
SECONDA LETTURA
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati (Gal 4,4-7)
Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!». Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio. – Parola di Dio.
Commento alla seconda lettura
Il brano di san Paolo è una magnifica manifestazione della potenza trinitaria. Dio Padre manda il Figlio, il quale ci riscatta dalla maledizione del peccato morendo per noi e spalancando le porte del Paradiso. Lo Spirito Santo, poi, ci riporta al Padre, perché nei nostri cuori egli grida il suo nome: «Padre!». Ci dobbiamo rendere conto oggi, primo giorno dell’anno, che siamo coinvolti in un vortice trinitario… Non siamo più soli, perché Gesù ci fa uno con lui, ci dona la sua figliolanza divina, soffia in noi la grazia divina, cambiando completamente i connotati della nostra vita, che non è più “semplicemente” umana. Il cristiano, dunque, vive in due mondi: in terra, nelle cose che si toccano e si vedono e, al tempo stesso, nella vita trinitaria, dove vive già la vita del cielo. «Non speri di andare in Paradiso – scriveva san Simeone il Nuovo Teologo – chi non vi sia già adesso». Ci chiediamo allora: dove vivo io realmente? Di chi sono? A chi appartengo? La risposta ci viene da Dio: sei figlio suo, non appartieni più alla mondanità; devi solo aprire gli occhi e rendertene conto.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,16-21)
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo. – Parola del Signore.
Commento al Vangelo del giorno
I pastori sono i primi a ricevere dall’angelo il messaggio dell’avvenuta incarnazione del Verbo di Dio e i primi (dopo Maria e Giuseppe) che hanno la grazia immensa di vederlo. E, una volta usciti dalla grotta, vanno a dire a tutti ciò che hanno veduto: sono i primi evangelizzatori della storia. Gli ascoltatori rimangono stupefatti, non solo per l’annuncio, ma anche perché questi semplici uomini del popolo e custodi di pecore, pieni di entusiasmo, glorificano e lodano Dio in continuazione. Diverso è l’atteggiamento della Vergine Maria: anch’ella è stupefatta per l’ineffabile miracolo della divina maternità; non ha parole, è sopraffatta e adora in silenzio. Per nove mesi ha portato in grembo il Signore Gesù e ora lo contempla tra le sue braccia; ogni parola è di troppo. Il suo è un moto di amore puro, perché le grandi verità, diceva Charles Péguy, si comunicano nel silenzio. I pastori vedono e annunciano; Maria vede e adora. Maria ha un cuore immacolato: ella adora. La Chiesa vive entrambe le dimensioni: vede e adora, come Maria; vede e grida con entusiasmo l’annuncio della venuta del Salvatore, come i pastori.