Liturgia della domenica: 13 ottobre 2024

Liturgia della domenica: 13 ottobre 2024

Gesù parla ai discepoli

Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” settembre-ottobre 2024

28ª domenica del Tempo Ordinario (B)
4ª sett. salt.


PRIMA LETTURA

Dal libro della Sapienza (Sap 7,7-11)
Pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di sapienza. La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto, non la paragonai neppure a una gemma inestimabile, perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento. L’ho amata più della salute e della bellezza, ho preferito avere lei piuttosto che la luce, perché lo splendore che viene da lei non tramonta. Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile. – Parola di Dio. 

Commento alla prima lettura

Avere prudenza e sapienza vale più di tutte le ricchezze del mondo, ci dice la prima lettura. Certo, però occorre anche capire di quale sapienza si tratta, perché una cosa è quella di Dio e altra è quella del mondo. Sapere le cose secondo Dio significa interpretare le situazioni della vita e del mondo alla luce della fede. La fede non è mai contraria alla ragione, ma la illumina e la dirige. Chi ha molta fede, la vive, la pratica e la esercita in ogni occasione: dal modo di vestirsi a quello di far da mangiare, da come parla con il vicino di casa alle grandi scelte della vita morale. Chi ha fede vede tutto secondo Dio e fa tornare ogni cosa al proprio posto, anche se naturalmente il mondo, che è in opposizione a Dio e alla Chiesa, dice tutto il contrario. Leggiamo, inoltre, che tutte le ricchezze d’oro e d’argento sono un nulla nei confronti di questa intelligenza cristiana. Gli uomini di oggi non sarebbero d’accordo; direbbero che è meglio essere ricchi sfondati che avere sapienza. Ma i conti si fanno alla fine della vita: la ricchezza secondo il mondo non salva l’anima, la vita di fede, sì. 


SECONDA LETTURA

Dalla lettera agli Ebrei (Eb 4,12-13)
La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto. – Parola di Dio.

Commento alla seconda lettura

Perché la parola di Dio è così potente? Perché la parola di Dio è Dio stesso. Come fa il Signore a entrare in te e vivere nel tuo cuore? Attraverso le parole che pronuncia e che tu ascolti nella Sacra Scrittura, nelle omelie, nei libri della Tradizione, nel Magistero autentico della Chiesa, nella vita dei santi, ecc. La Parola entra in te non per informarti o darti qualche nozione in più, ma per farti entrare in contatto con la presenza stessa di Dio, per sconvolgerti, rivoltarti e farti rinascere nello Spirito Santo. Non a caso Gesù viene anche chiamato “Verbo”, termine che esprime un’azione, un movimento. Già nell’Antico Testamento la parola di Dio veniva chiamata spada (nel passo di Isaìa che leggiamo oggi, ripreso dalla lettera agli Ebrei), e anche martello (Ger 23,29), tutte cose pericolose, che servono per tagliare e frantumare. Dio entra in te anche adesso, oggi, e il suo compito è quello di farsi ascoltare per creare in te vita nuova. Ecco perché abbiamo due orecchie e una bocca sola: per ascoltare almeno il doppio di quanto parliamo. Inoltre le orecchie sono sempre aperte, mentre la bocca si può chiudere a piacimento. 


VANGELO DEL GIORNO

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,17-30)
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio». Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà». – Parola del Signore.

Commento al Vangelo del giorno

«Credo proprio che il mondo – scrive Georges Bernanos – sarà salvato dai poveri. Questi poveri ci sono, solo che li conosciamo male perché si conoscono male anche tra di loro. Non hanno fatto alcun voto di povertà: è il buon Dio che glielo ha fatto, a loro insaputa. I poveri hanno il segreto della speranza». La povertà e la ricchezza allora non si misurano da quanto denaro possiedi, ma da in chi speri. Il vero povero è colui che si arrabatta per vivere, pagare le bollette, fare la spesa e al tempo stesso fa continuo riferimento al Signore, sapendo che Dio è Padre e ha cura dei propri figli. Il ricco è colui che ha già tutto e non ha bisogno di niente. Alla fine le parti si ribalteranno, perché il povero erediterà il regno dei cieli (Mt 5,3), mentre il ricco finirà infelice, cieco e nudo (Ap 3,17) e assai difficilmente erediterà il regno di Dio. Affrettiamoci dunque ad entrare nella schiera delle persone che esercitano la speranza, chiedono umilmente a Dio di essere arricchite dalla sua grazia, si accontentano di quello che hanno e bramano ardentemente la salvezza eterna per sé e per tutti. «Tale povero – conclude Bernanos con espressione poetica – mangia ogni giorno nella mano di Dio».


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