Liturgia della domenica: 15 dicembre 2024

Liturgia della domenica: 15 dicembre 2024

San Giovanni Battista

Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” novembre-dicembre 2024

3ª domenica di Avvento (C) – «Gaudete»
3ª sett. salt.


PRIMA LETTURA

Dal libro del profeta Sofonìa (Sof 3,14-17)
Rallègrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d’Israele è il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura. In quel giorno si dirà a Gerusalemme: «Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia». – Parola di Dio.

Commento alla prima lettura

Immaginiamo la gioia di Dio, descritta in modo così vivace dal profeta Sofonìa. Dio fa festa perché vede l’esultanza d’Israele, liberato dal nemico che lo insidiava. In un certo senso, Dio “provoca” la sua stessa gioia liberando i suoi figli dai pericoli della guerra. Succede così anche a noi: per esempio un papà compra un bel regalo per suo figlio, nel tragitto verso casa pregusta il momento in cui potrà porgerglielo e, immaginandosi l’espressione meravigliata e trasognata del ragazzo, si rallegra in sé interiormente, felice solo di far felice l’altro. Se questo è vero per gli uomini, tanto più per Dio. Egli libera il suo popolo dall’invasione ed esulta, dice il testo. Prima della solennità del Natale la Chiesa ci chiede di fermarci un momento a considerare la nostra liberazione, non da un esercito armato, ma dal potere dei peccati e della morte eterna. Questa domenica si chiama «Gaudete» per questo motivo e si gioisce perché Dio diventa uomo a Betlemme, offrendoci la possibilità di vivere la sua vita, cosa che dopo il peccato di Adamo ed Eva nell’Eden era preclusa, perduta.


SECONDA LETTURA

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési (Fil 4,4-7)
Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. – Parola di Dio.

Commento alla seconda lettura

È possibile essere sempre lieti se vi sono tante disgrazie, problemi, urti e difficoltà nella mia vita? Se ho delle sventure in continuazione, se non me ne va bene una, come può san Paolo pretendere che io sia sempre lieto? Don Abbondio diceva che il coraggio uno non se lo può dare, ma io aggiungerei che anche la gioia uno non se la può inventare o dare da solo. La risposta sta nel fatto che la nostra letizia non ci viene da avvenimenti più o meno favorevoli della vita, ma proviene dall’interno, da quello che siamo “dentro”. Se siamo in grazia di Dio, noi crediamo che Dio viva in noi e ci comunichi la sua vita, la vita eterna, che è amore, luce, pace nello Spirito Santo. Chi è molto vicino a Dio, anche se è nella sofferenza, è felice, perché possiede in sé la vita. Chi invece è senza Dio, lontano o avverso, deve necessariamente far dipendere la gioia umana da avvenimenti esterni (che ci sia il bel tempo, che gli affari vadano bene, che si abbia buona salute, ecc.). La differenza è enorme e, infatti, san Paolo dice: «Siate lieti nel Signore». Ed è la gioia cristiana che conquista il mondo!


VANGELO DEL GIORNO

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 3,10-18 )
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo. – Parola del Signore.

Commento al Vangelo del giorno

Le cose più semplici da fare alla fine risultano essere quelle più difficili da fare, perché ci chiedono di vivere la carità fraterna e non di compiere atti eroici. Per prepararsi all’arrivo di Gesù, il Battista esorta i soldati ad accontentarsi delle loro paghe e chi ha dei beni in abbondanza che li sappia condividere con chi non ne ha. Difficile? No, ma l’uomo è inclinato all’egoismo e per incontrare Dio deve lavorare su sé stesso (ossia: convertirsi). Se la condizione richiesta dal Battista fosse stata quella di compiere qualche atto straordinario, forse molti lo avrebbero preferito, ma a volte le gesta eroiche possono anche alimentare l’amor proprio. Dunque, è la carità semplice, elementare, ordinaria, che apre la porta alla venuta del Signore Gesù. Dio è amore e lo si intende con l’amore. Dio è amore e si trova bene laddove ci si ama. Naturalmente questo vale per tutti noi anche oggi. Se uscendo dalla santa Messa (questo è un esempio tra i tanti che si possono fare) mi viene in mente che ho dei beni in eccesso e che un mio parente invece si trova in necessità, mi sentirò spinto ad aiutarlo. Questo ci costa tantissimo, perché non lo sentiamo come atto così necessario. Invece lo è.


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