Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” gennaio-febbraio 2023
2ª domenica del Tempo Ordinario (A)
2ª sett. salt.
PRIMA LETTURA
Dal libro del profeta Isaìa (Is 49,3.5-6)
Il Signore mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria». Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele – poiché ero stato onorato dal Signore e Dio era stato la mia forza – e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra». – Parola di Dio.
Commento alla prima lettura
Nel libro del profeta Isaìa si parla più volte di un “servo”, che ha le caratteristiche di un grande condottiero, ma si dice anche che sarà umile, mite e soprattutto sofferente. Chiaramente si parla di Gesù, che con il suo sacrificio e il dono dello Spirito Santo restaurerà ogni cosa, ma non alla maniera umana, come intendiamo noi. “Rendere questo servo luce delle nazioni” significa portare lo Spirito Santo nei cuori di tutti, perché lo Spirito è la vera luce di Dio. Naturalmente tale luce va accolta, perché sia efficace, ma ci vuole pure qualcuno che la porti. Questo qualcuno è Gesù. «Io sono la luce del mondo» (Gv 8,12), dirà il Signore. Poi, rivolto ai discepoli: «Voi siete la luce del mondo» (Mt 5,14). Se il mondo è nelle tenebre, la colpa probabilmente non è del mondo, ma di coloro che dovrebbero far luce e non la emanano. Non condanniamo allora tanto facilmente il mondo, ma chiediamoci se la nostra vita produce la luce dello Spirito Santo oppure no. «L’impronta dello Spirito di Dio – disse san Filippo Neri – è sempre la gioia e la pace interiore».
SECONDA LETTURA
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (1Cor 1,1-3)
Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sòstene, alla Chiesa di Dio che è a Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo! – Parola di Dio.
Commento alla seconda lettura
Paolo ha una grande coscienza del proprio ruolo. Egli sa di essere stato istruito direttamente dal Signore Gesù e di avere ricevuto da lui il “Vangelo della grazia”. Egli sa di non esprimere opinioni sulle cose, ma di dire la pura e semplice verità. In questa maniera il Vangelo viene trasmesso con autorità, perché comunica la Parola che dà la vita. Non dobbiamo essere timidi o avere timore delle reazioni altrui: Paolo ha ricevuto la grazia e scrive a persone battezzate (santificate in Cristo Gesù) e, quindi, può parlare apertamente e senza alcun timore. Così sia anche tra noi cristiani, quando ci confrontiamo e confortiamo con la divina Parola che ci forma, ci corregge, ci indirizza, ci sostiene. Tutto quello che dice Paolo nella lettera alla comunità di Corinto (quello che abbiamo letto è il saluto iniziale) è una parola di grazia divina, è verità di fede, è annuncio di salvezza eterna. Questa convinzione è propria dei martiri: essi non giudicano male nessuno, ma non rinunciano alla verità, per la quale sono pronti anche a dare la vita.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,29-34)
In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio». – Parola del Signore.
Commento al Vangelo del giorno
Giovanni testimonia di avere ricevuto il segno che gli è stato promesso: ha visto lo Spirito Santo scendere sul Cristo sotto forma di colomba. Le affermazioni del battezzatore delineano immediatamente il ruolo e la natura del Messia. Non lo saluta con enfasi, non si prostra davanti a lui, non pronuncia oracoli e non innalza preghiere di lode al Padre eterno, ma si volta ai suoi uditori e dice che quell’uomo è l’agnello di Dio e il Figlio di Dio. Due attestazioni che affermano l’identità di Gesù di Nàzaret. La parola “agnello” indica non tanto la mitezza, quanto il sacrificio: i Giudei sapevano, infatti, che l’agnello destinato al tempio veniva separato dal gregge e curato in modo particolare; a suo tempo poi sarebbe stato sgozzato e sacrificato in modo rituale sull’altare del tempio. Anche dire “Figlio di Dio” era cosa ben chiara. Non si afferma ancora la natura divina del Cristo, ma la si fa intendere; col tempo si comprenderà che Gesù è il Figlio unigenito, generato e non creato, Dio da sempre. Per adesso è importante sapere fin da subito che il Messia non sarà un condottiero come Alessandro Magno, ma l’agnello sacrificato e Figlio di Dio per natura.