Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” luglio-agosto 2023
15ª domenica del Tempo Ordinario (A)
3ª sett. salt.
PRIMA LETTURA
Dal libro del profeta Isaìa (Is 55,10-11)
Così dice il Signore: «Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».- Parola di Dio.
Commento alla prima lettura
Questa parola del profeta Isaìa sembra soggetta a una smentita sul piano pratico. Dio dice che la sua parola scende nei cuori e torna a lui dopo avere operato quello che egli desidera, ma in realtà vediamo che non sempre è così. Forse anche noi abbiamo ascoltato tante parole del Signore, ma siamo rimasti inerti e la Parola è scivolata via come olio sull’acqua, quindi senza effetto. Dunque, in questo caso, la parola di Dio sbaglia? Evidentemente no. Dobbiamo credere che ogni indicazione che ci arriva dall’alto ritorni al Signore con un suo effetto, che potrà essere: positivo se noi ci saremo lasciati irrigare, per poi portare frutto; in caso contrario, il frutto non ci sarà sul momento; perché non è possibile che il Signore parli a caso o per sbaglio. Che fine fa questa Parola tornata al Signore? Rimane attiva, perché finché siamo in vita ci sarà sempre la possibilità di rispondere: magari all’ultimo respiro della nostra vita risponderemo a Dio positivamente, secondo una Parola ascoltata magari anni o decenni prima.
SECONDA LETTURA
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 8,18-23)
Fratelli, ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. – Parola di Dio.
Commento alla seconda lettura
La creazione intera ha partecipato alla caduta di Adamo ed Eva, ha “subìto” il peccato originale dei nostri progenitori, ma non è possibile che essa vada perduta, perché niente di quello che Dio ha creato deve finire per sempre. Anche le piante, i minerali, gli animali cantano con la loro esistenza la gloria di Dio e gemono attendendo la piena liberazione. È il problema che tanti Padri si sono posti: gli animali si salvano? E le piante? Essi non hanno un’anima razionale, capace di decidere, ma sono necessariamente legati all’uomo, che è costituito re del creato. Possiamo dunque dire che la creazione si “salverà” con noi e in noi, quando parteciperemo – speriamo! – alla vita del cielo, in Paradiso. Non saremo soli, senza gli animali che abbiamo amato, senza la vegetazione opera della munificenza di Dio, ma ritroveremo i nostri luoghi e tutte le cose che, in qualche modo, abbiamo “assunto” nell’amore. Quale grande gloria, allora, ci attende! Questo ci aiuta a superare tutte le tristezze del mondo presente: nulla va perduto nell’amore di Dio per noi.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,1-23)
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti». Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice: “Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete, sì, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano e io li guarisca!”. Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono! Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».- Parola del Signore.
Commento al Vangelo del giorno
La parabola del seminatore è di facile comprensione, anche perché è una di quelle poche che il Signore stesso spiega per filo e per segno. Il commento, quindi, lo fa lui. Più complicato è il discorso centrale, quello in cui dice che agli amici Cristo spiega le parabole, perché conoscano i segreti del regno dei cieli, mentre gli altri sono destinati a non comprendere. Come mai questa disparità? Gesù qui si riferisce ai farisei e ai dottori della Legge, che in teoria dovrebbero già sapere tutto; quindi, non avrebbero bisogno di riascoltare i discorsi del Regno espressi in parabole. Tuttavia per loro vale l’antica profezia di Isaìa: si tratta di coloro che hanno indurito il cuore, chiuso le orecchie e gli occhi per non ascoltare e vedere. Per loro non valgono né le antiche dottrine né le nuove parabole, perché non vogliono convertirsi alla buona Novella, che è la vita dell’amore. Il problema, quindi, non è tanto nella Parola, quanto nel terreno che dovrebbe accoglierla, ossia il nostro cuore. Questo ci consola molto: ogni volta che ci apprestiamo ad ascoltare Gesù che parla, dobbiamo compiere un’azione interiore di purificazione e accogliere tutto quello che Dio ci dirà, come il buon terreno ben preparato.