Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” marzo-aprile 2022
Triduo pasquale – «Risurrezione del Signore»
Propria
Messa del giorno e vespertina
PRIMA LETTURA
Dagli Atti degli Apostoli (At 10,34a.37-43)
In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome». – Parola di Dio.
Commento alla prima lettura
Ci troviamo di fronte a una delle prime predicazioni “ufficiali” degli apostoli subito dopo la Pentecoste. Quello che l’apostolo Pietro annuncia diventa così il modello di tutte le predicazioni successive, che naturalmente possono toccare anche altri temi, ma che non devono mai prescindere da questo schema di fondo. L’annuncio di base è questo: «Gesù di Nàzaret è il Messia, che passò beneficando (ossia: facendo il bene) tutti. Gesù è morto in croce, dopo tre giorni è risuscitato. Questi sono fatti storici, incontrovertibili, e noi (Pietro parla a nome degli apostoli) ve li diciamo perché li abbiamo visti, ne siamo stati testimoni. Inoltre, questo stesso Gesù è il giudice dei vivi e dei morti, e per questo motivo i credenti in lui devono chiedere perdono dei peccati così da ottenere la loro remissione per mezzo del suo nome». La Chiesa dunque è nel mondo, esiste e ha senso per questo: annunciare e portare Gesù alle anime, perché credendo in lui, si salvino dal male. Togliere questa base, questa sostanza dalla predicazione significa ridurla a un messaggio scolorito, umano, che non salva nessuno.
SECONDA LETTURA
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési (Col 3,1-4)
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria. – Parola di Dio.
Oppure:
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (1Cor 5,6b-8)
Fratelli, non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete àzzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con àzzimi di sincerità e di verità. – Parola di Dio.
Commento alla seconda lettura
Il Capo del corpo, ossia Gesù, non è morto ma vivo. Non c’è più confine tra le due realtà, quella celeste e quella terrestre, e non possiamo più nemmeno parlare di un al-di-là. Che cosa significa «cercate, pensate alle cose di lassù»? Se una madre di famiglia deve preparare il pranzo, può pensare alle cose di lassù? Se un padre di famiglia deve lavorare in fabbrica otto ore, deve pensare alle realtà ultraterrene mentre lavora? E il matrimonio, allora, è una realtà di lassù o di quaggiù? Dalla risposta che diamo, dipende la nostra vita spirituale. Le cose umane, normali, terrene, sono “cose di lassù”, perché Cristo è risorto dai morti. Dunque, la divisione non è tra le cose presenti e quelle future, ma tra le cose sacre e quelle profane. Il matrimonio è una cosa sacra, come lo è il lavoro e tutte le altre attività umane. Ma lo sono se «pensiamo alle cose di lassù», ossia al fatto che esse sono in Cristo, salvate. Non c’è più cielo e non c’è più terra: c’è Gesù risorto, e la vita nascosta in lui.
Oppure:
L’esempio del lievito è stato usato diverse volte da Gesù nel Vangelo. Lo riprende anche l’apostolo Paolo per dire che cosa è diventata la vita del cristiano dopo la risurrezione di Gesù. Il lievito nuovo è la vita di Cristo, non più soggetta al tempo, alle cose della terra, allo spazio limitato. Se questo lievito è dentro di noi, allora tutta la nostra vita si evolve e si espande, come la pasta che cresce, e diventa una realtà tutta nuova: rimaniamo uomini, soggetti alle cose del tempo e della vita normale, ma dentro di noi portiamo una vita nuova (che non si vede da fuori, come non si vede il lievito dentro la pasta del pane), che rinnova tutto e trasporta tutto nel mondo di Dio, che è sincerità e verità. La vita del santo diventa allora già una vita divina, partecipe in qualche modo della divina immensità, della santa potenza, e soprattutto del modo divino di amare. Il cristiano è realmente nuova creatura: non rabberciata, rifatta, riparata, come se la morte di Cristo avesse messo semplicemente una toppa. No: è totalmente nuova. Nuova di zecca. Dobbiamo saperlo, e sentirlo!
SEQUENZA
Alla vittima pasquale,
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’agnello ha redento il suo gregge,
l’Innocente ha riconciliato
noi peccatori col Padre.
Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.
«Raccontaci, Maria:
che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente,
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni,
il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia speranza, è risorto:
e precede i suoi in Galilea».
Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,
abbi pietà di noi.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,1-9)
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. – Parola del Signore.
Invece di questo Vangelo si può utilizzare quello proclamato nella Veglia pasquale (pag. 582). Dove si celebra la Messa vespertina si può proclamare il Vangelo seguente:
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 24,13-35)
Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana,] due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. – Parola del Signore.
Commento al Vangelo del giorno
Il primo segno della risurrezione è un elemento, per così dire, “negativo”, qualcosa che non c’è, che manca. Il segno è la tomba vuota. È qualcosa che lascia perplessi i discepoli, perché i romani non avevano certo interesse a togliere il corpo e nasconderlo, i Giudei meno che meno; gli apostoli sono impauriti e rinchiusi nel Cenacolo, e non pensano a una cosa simile. Dunque, che cosa è successo? Dal segno, la tomba vuota, si arriva alla realtà. La Maddalena non ha ancora visto Gesù risorto nel giardino, gli apostoli saranno gli ultimi a vederlo nei giorni successivi, ma già questo primo grande “segno”, la tomba vuota, scuote gli animi. L’apostolo Giovanni è il primo a credere nella risurrezione, perché ama Gesù, intuisce immediatamente che quella sparizione non è semplicemente un fatto umano. Egli è il capostipite di coloro che credono senza vedere. L’atto di fede, da quel momento in poi, ci fa “vedere” Gesù con gli occhi interiori, ce ne farà gustare la presenza. «È la fede che ci proporziona a Dio e ci fa vedere Dio», dice san Giovanni della Croce. L’apostolo prediletto crede perché ama: il suo cuore puro gli dà la certezza della risurrezione.
Oppure:
Gesù si unisce nel cammino dei discepoli di Èmmaus e spiega le Scritture; illustra i fatti, li interpreta, fa entrare gli uomini nella comprensione del piano di Dio. Essi non capiscono quel «doveva soffrire» che risulta essere incomprensibile se si parla di Dio. Gesù quindi li introduce nel mistero della croce, della sofferenza del Dio-Uomo, nel suo atto redentivo di amore. Solo Dio può riparare il peccato di ribellione di Adamo, e lo fa diventando egli stesso uomo. «Resta con noi, Signore» è l’appello dei due sfiduciati che, alle parole dello sconosciuto, si sono sentiti rianimare. Questo è anche simbolicamente il cammino di ogni uomo: si cammina, constatando le varie difficoltà, ma Gesù ci accompagna, è con noi, ci spiega, ci solleva, ci fa capire il senso delle cose. Egli continua oggi a parlare attraverso il Magistero autentico, le Sacre Scritture, la Tradizione, le intuizioni del cuore, e in tanti modi. Se lo ascoltiamo davvero, egli ci insegna tutto e ci fa capire tutto. Poi, in ultimo, ecco la gioia delle gioie: ci dà sé stesso infinito, nella Messa e in quel pane divenuto corpo. Non si accontenta di dare spiegazioni, ma dà il suo stesso corpo, per vivere in noi.