Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” marzo-aprile 2023
4ª domenica di Quaresima (A) “Laetare”
4ª sett. salt
PRIMA LETTURA
Dal primo libro di Samuèle (1Sam 16,1b.4.6-7.10-13)
In quei giorni, il Signore disse a Samuèle: «Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuèle fece quello che il Signore gli aveva comandato. Quando fu entrato, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuèle: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore». Iesse fece passare davanti a Samuèle i suoi sette figli e Samuèle ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuèle chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuèle disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». Samuèle prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi. – Parola di Dio.
Commento alla prima lettura
La prima lettura di oggi ci aiuta a purificare lo sguardo che abbiamo sul mondo e sugli altri, ricalibrandolo su quello di Dio. Anche il vecchio Samuèle deve imparare a vedere con lo stesso sguardo di Dio. Il Signore infatti ha letteralmente visto tra i figli di Iesse un re secondo il suo volere e ora manda il profeta a consacrarlo. Come individuare tra i giovani che gli sfilano davanti colui che Dio ha scelto? Samuèle vede le qualità del primogenito, simili a quelle del precedente re Saul, ma il Signore gli indica un altro criterio di discernimento: il vedere di Dio, infatti, è diverso dal guardare dell’uomo, in quanto si rivolge al cuore e non all’esteriorità. Conformandosi a questo sguardo di Dio, Samuèle potrà scartare gli aitanti figli di Iesse e accogliere poi senza esitazione l’invito a consacrare re l’ultimogenito, neppure preso in considerazione da suo padre. Su questo piccolo si poserà stabilmente lo Spirito del Signore, quello Spirito che abbandona definitivamente il re Saul, ripudiato da Dio per la sua orgogliosa indocilità.
SECONDA LETTURA
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni (Ef 5,8-14)
Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di quanto viene fatto in segreto da [coloro che disobbediscono a Dio] è vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è detto: «Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà». – Parola di Dio.
Commento alla seconda lettura
Il termine chiave del brano paolino è la parola «luce», con preciso riferimento al sacramento del Battesimo. Per mezzo di esso i cristiani diventano «figli della luce», cioè membra di Cristo, «luce del mondo». Da questa reale trasformazione consegue, se si corrisponde alla grazia, una diversità di vita, in modo tale che le opere dei battezzati siano il frutto del sacramento ricevuto, la fragranza di Cristo e il profumo del suo Nome che si effonde su tutta la terra. Dalla luce deriva tutto ciò che è giusto, vero, buono. Sono questi i tre frutti principali che l’Apostolo menziona per il loro particolare riferimento alla vita comunitaria: l’amore benevolo, il rispetto del diritto altrui, la sincerità nelle parole e nei fatti. Una condotta autenticamente cristiana è, allora, raggio di luce che non solo – non tanto – giudica le tenebre, ma le penetra per trasformarle. Con la sua vita il discepolo di Cristo è perciò missionario: risvegliato dal sonno della morte (tale è la vita prima del Battesimo) risveglia a sua volta le coscienze, perché da infruttuose diventino feconde di bene.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 9,1-41)
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!». Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane». –
Parola del Signore.
Commento al Vangelo del giorno
Attraverso l’esperienza del cieco nato sappiamo che Gesù non ignora la nostra sofferenza, ma si ferma e ci incrocia così come siamo. Quest’incontro cambia radicalmente la vita. Il cieco non viene guarito solo dalla sua cecità ma, attraverso i gesti specifici che accompagnano la sua guarigione e che richiamano la creazione dell’uomo, capiamo che Gesù non si limita soltanto a guarire ma va oltre: ricrea una nuova vita! Il cieco non solo riacquisterà la vista, ma anche il coraggio e la dignità di vedere gli altri in faccia, occhi negli occhi. Non deve più vergognarsi e non ha paura di affrontare quei farisei che, invece di rallegrarsi per la sua guarigione, imbastiscono un processo contro di lui. Ora sono gli altri ad avere paura di lui, compresi i suoi genitori, bloccati dal giudizio della gente. Una volta guarito, compito del cieco è quello di testimoniare la gioia della luce nuova che ha ricevuto. Oggi facciamo nostra la domanda dei farisei a Gesù: «Siamo ciechi anche noi?», perché potremmo essere uomini che «hanno occhi e non vedono» (Sal 115). Invece, illuminato da Cristo, ognuno possa riaprire gli occhi del cuore e dire al mondo: «Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo».