Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” settembre-ottobre 2024
29ª domenica del Tempo Ordinario (B)
1ª sett. salt.
PRIMA LETTURA
Dal libro del profeta Isaìa (Is 53,10-11)
Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità. – Parola di Dio.
Commento alla prima lettura
Che una persona paghi per un’altra, è esperienza umana che possiamo riscontrare: uno va al bar e ti offre il caffè, oppure un tuo amico generoso estingue per te, che sei rimasto a corto di soldi, un tuo debito. Che uno invece diventi colpevole al posto di un altro è cosa del tutto nuova. Sarà questa l’inaudita novità dell’uomo-Dio, il quale nel Getsèmani si caricò del peccato di tutti gli uomini, ma già nell’Antico Testamento tale funzione viene adombrata e annunciata. Il Servo di Dio, nel libro del profeta Isaìa, soffre molti dolori: essi vengono definiti il mezzo col quale rendere giuste (giustificare) molte persone. Come mai vi sia una relazione tra la sofferenza e il peccato, questo sarà più chiaro quando si compirà, nella pienezza dei tempi, l’incarnazione del Verbo; intanto l’Antico Testamento ci illumina sul fatto che questo tale legame è presente fin dai tempi di Adamo ed Eva e che oggi l’uomo redento può partecipare con Cristo di questa missione; a Fatima, infatti, la Madonna chiede ai bambini se essi vogliono soffrire per poter riparare i peccati del mondo. A dire il vero, lo chiede anche a ciascuno di noi.
SECONDA LETTURA
Dalla lettera agli Ebrei (Eb 4,14-16)
Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno. – Parola di Dio.
Commento alla seconda lettura
Sentire parlare di sommo sacerdote che è stato messo alla prova in ogni cosa, ci sorprende. Di solito di uomini così dediti alla loro eccelsa missione (pensiamo oggi a quello che potrebbe essere un papa o un cardinale) noi consideriamo l’aspetto del loro ministero, tutto dedicato alla gloria di Dio nel servizio dell’altare e del sacerdozio. Qui invece ci viene presentato il vero sommo sacerdote, Gesù Cristo, che, passa, attraverso i cieli dopo aver preso parte alle nostre prove e debolezze. Il Signore ha voluto conoscere la fatica e la sofferenza, anzi, ha sofferto queste cose più di tutti noi, per portarci al Padre purificati e giustificati. Nelle altre esperienze religiose non c’è mai un Dio che diventa uomo rimanendo Dio, eppure questo è quanto è successo realmente in Cristo. Ecco perché ci viene chiesto di avere piena fiducia: le nostre debolezze sono in lui e dentro di lui; egli le assume e, purificandoci, ci presenta al Padre come figli prodighi tornati a casa. Il peccato è vinto sull’altare di Cristo, la croce, e ora noi siamo partecipi della vita divina del Risorto.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,35-45)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». – Parola del Signore.
Commento al Vangelo del giorno
Dire che Dio è venuto nel mondo per servire e non per essere servito è qualcosa di inaudito. Dopo duemila anni noi ci siamo abituati, ma proviamo a metterci nei panni di chi sentì questo per la prima volta. Ci sembra che la dignità di Dio ne venga sminuita se lo pensiamo a servizio come una casalinga o una badante; ma nella sua essenza Dio è proprio amore che serve, che si dimentica di sé per elevare la sua creatura (noi uomini) al suo livello. Questo amore è incredibile. È la nostra dignità che deve spaventarci e al tempo stesso farci sprofondare nella più abissale umiltà. Capì questo san Francesco di Assisi che ripeteva spesso: «Chi sei tu, Dio, e chi sono io?». Egli non sapeva capacitarsi del fatto che Dio si fosse così tanto abbassato. Eppure dobbiamo credere che Dio trovi la sua gioia nel farmi partecipe della sua vita divina e mi conceda di amarlo con la sua potenza. Egli non si accontenta che io sia buono, che sia una persona “per bene”, ma vuole proprio che io sia tutto di fuoco, come egli è. Dio arde e non sopporta la tiepidezza e l’indifferenza. Entrare nel mistero divino significa prima di tutto credere nel suo amore infinito per noi. E credere questo è davvero eroico.