Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” marzo-aprile 2025

5ª domenica di Quaresima (C)
1ª sett. salt.
PRIMA LETTURA
Dal libro del profeta Isaìa (Is 43,16-21)
Così dice il Signore, che aprì una strada nel mare e un sentiero in mezzo ad acque possenti, che fece uscire carri e cavalli, esercito ed eroi a un tempo; essi giacciono morti, mai più si rialzeranno, si spensero come un lucignolo, sono estinti: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. Mi glorificheranno le bestie selvatiche, sciacalli e struzzi, perché avrò fornito acqua al deserto, fiumi alla steppa, per dissetare il mio popolo, il mio eletto. Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi». – Parola di Dio.
Commento alla prima lettura
La V domenica di Quaresima si apre con le parole di consolazione del profeta Isaìa. Un testo che ricorda l’èsodo – il Signore «aprì una strada nel mare… fece uscire carri e cavalli» – e che ora invita a non ricordare più le cose passate, non pensare più alle cose antiche, perché ancora oggi Dio continua a operare cose grandi: «Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?». Come un tempo Dio aprì il mare, così oggi apre «nel deserto una strada», perché è fedele al suo popolo, al suo eletto e il suo popolo ne celebrerà le lodi. Come un tempo, ancora oggi Dio apre strade nuove nei nostri cuori per farci sperimentare la gioia della sua salvezza: nessun dubbio o fragilità, nessun senso di colpa o peccato può più isolarci dal Signore Dio, poiché egli è il nostro liberatore e salvatore! Con questi sentimenti desideriamo incamminarci verso l’ormai vicina Settimana Santa, rendendo anche noi lode al Signore con le parole del salmo: «Grandi cose ha fatto il Signore per noi».
SECONDA LETTURA
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési (Fil 3,8-14)
Fratelli, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede: perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti. Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù. – Parola di Dio.
Commento alla seconda lettura
L’esperienza appena tratteggiata nella prima lettura si trasforma in vanto nelle parole dell’apostolo Paolo: «Ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore». L’Apostolo ha incontrato il Signore Gesù, ha fatto esperienza della sua misericordia e «per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo». Attraverso l’immagine dell’atleta, Paolo spiega di non avere ancora «raggiunto la mèta… arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù». Il testo esprime un crescendo d’intimità con il suo Signore Gesù: non una conoscenza basata sulla Legge imparata a memoria – di cui lui comunque era un esperto –, ma un intreccio di legami d’amore, che porta l’Apostolo a essere «proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù». Potessimo anche noi vantare tale fierezza sostenuta dal nostro amore per il Signore e avendo il futuro come nostro unico orizzonte!
VANGELO
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 8,1-11)
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». – Parola del Signore.
Commento al Vangelo
Siamo giunti alla V domenica di Quaresima e da qui, attraverso il grande portale della Domenica della Passione, detta delle Palme, entreremo nella Settimana Santa. Lungo questo cammino siamo stati aiutati a comprendere quanto la nostra fragile vita (Mercoledì delle Ceneri) è e sarà sempre impegnata nel lasciarsi custodire dalla parola di Dio di fronte alle tentazioni (I domenica), perseveranza che chiede di essere alimentata tenendo fisso lo sguardo alla mèta, il Cielo, lì dove verremo trasfigurati (II domenica). A noi, dunque, lasciarsi interpellare dagli eventi della vita con sguardo di fede, perché Dio ci parla attraverso ogni evento (III domenica), ricordandoci che agli occhi di Dio nessuno sarà mai uno scartato (IV domenica), anche quando ci si è incagliati in peccati apparentemente distruttivi (V domenica). L’agire di Dio non è mai una pietra scagliata – neppure a parole –, ma è cuore misericordioso che offre sempre la possibilità di rialzarsi dagli errori e incoraggiamento a evitare prossime occasioni di peccato. Non si tratta tanto di promettere di non peccare più, umanamente impossibile, quanto un proposito attuale fatto con retta intenzione e sempre contando sull’aiuto di Dio.