Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” maggio-giugno 2024
Sacratissimo Cuore di Gesù (s) (B)
propria
PRIMA LETTURA
Dal libro del profeta Osèa (Os 11,1.3-4.8c-9)
Quando Israele era fanciullo, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio. A Èfraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare. Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo all’ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Èfraim, perché sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò da te nella mia ira.- Parola di Dio.
Commento alla prima lettura
Le parole di Osèa ci mostrano un Dio pieno di commozione, di compassione nonostante il tradimento del suo popolo. La carità di Dio si manifesta massimamente proprio davanti alla nostra testardaggine e si svela in primo luogo a Israele, che riesce a vedere, in questa vicenda storica della negazione e della resistenza, chi è Dio per l’uomo: pietà e misericordia. Bisogna immedesimarsi con questa circostanza della storia d’Israele. Perché Dio, infatti, poteva rifiutare il suo popolo, poteva fare i conti con l’infedeltà del popolo eletto e abbandonarlo alla sua sorte, come il resto dell’umanità. La carità di Dio è un mistero che sempre ci precede ed è per noi tutti l’unico punto di ripartenza. «Ma essi non compresero che avevo cura di loro»: Dio accoglie e perdona tutta la nostra meschinità, tutta la nostra dimenticanza, il nostro peccato e il nostro tradimento, e questo non lo si può dare per scontato. Si chiama divina misericordia, ed è proprio davanti a questa resistenza alla verità che c’è in ognuno di noi e che nella storia d’Israele gioca una delle sue battaglie più paradigmatiche, che si svela.
SECONDA LETTURA
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni (Ef 3,8-12.14-19)
Fratelli, a me, che sono l’ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo e illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio, creatore dell’universo, affinché, per mezzo della Chiesa, sia ora manifestata ai Principati e alle Potenze dei cieli la multiforme sapienza di Dio, secondo il progetto eterno che egli ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, nel quale abbiamo la libertà di accedere a Dio in piena fiducia mediante la fede in lui. Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ha origine ogni discendenza in cielo e sulla terra, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati nell’uomo interiore mediante il suo Spirito. Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio. – Parola di Dio.
Commento alla seconda lettura
San Paolo piega le ginocchia e prega, perché i cristiani siano in grado di comprendere quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità dell’amore di Dio. Siamo messi davanti a un amore che quasi non si può capire, dal momento che eccede ogni conoscenza: così grande è l’amore di Dio in sé e per noi! Per poterlo capire occorre lasciarsi rapire dall’ampiezza e dalla profondità del mistero di Dio che ci è rivelato in Cristo. «Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori»: si tratta di una dimora permanente e non di una semplice visita occasionale. Se Cristo abita veramente in una persona, allora il pensare, l’agire, ogni singola espressione di quella persona ne saranno influenzati. Quando Gesù abita il cuore di una persona si vede il segno della sua presenza! Il cuore nel linguaggio biblico è il centro operativo delle nostre azioni, rappresenta la sede delle decisioni e delle azioni. Molti che si dicono credenti vivono, tuttavia, un’adesione puramente intellettuale, rimanendo di fatto estranei alla vita di Dio. Cristo deve vivere nel cuore, se vogliamo che tutta la vita sia trasformata.
VANGELO DEL GIORNO
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 19,31-37)
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto». – Parola del Signore.
Commento al Vangelo del giorno
Quante volte abbiamo ripetuto: «Per le sue piaghe noi siamo stati guariti». Cosa sono le piaghe di Cristo? Le piaghe di Cristo siamo noi peccatori che gliele infliggiamo. Il paradosso è che il male che faccio a Dio diventa un bene per me: io lo condanno e lui con questo mi assolve; lo disprezzo e lui con questo mi onora; lo uccido e lui con la sua morte mi dà la vita eterna. Il sigillo finale di questo paradosso è il colpo di lancia nel costato di Gesù: «Uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua». Subito la ferita diventa fonte di vita; il male subìto diventa bene per i malvagi. Questo contrasto evidenzia la vittoria dell’amore e del bene. Nulla mette in evidenza la vittoria del bene più che il perdono e la misericordia. Mai l’uomo avrebbe potuto immaginare che Dio lo salvasse soffrendo e morendo per lui! Ma è successo! Preghiamo con le parole insegnate da Gesù stesso a santa Faustina: «O sangue e acqua che scaturisti dal cuore di Gesù come sorgente di misericordia per noi, confido in te!». L’adorante del sacro cuore di Gesù ci faccia sensibili alla volontà di Dio e ci rafforzi anche nel desiderio di partecipare alla sua opera di salvezza diventandone strumenti.