Liturgia della domenica: 8 settembre 2024

Liturgia della domenica: 8 settembre 2024

Gesù

Testi tratti dal Messalino “Sulla Tua Parola” settembre-ottobre 2024

23ª domenica del Tempo Ordinario (B)
3ª sett. salt.


PRIMA LETTURA

Dal libro del profeta Isaìa (Is 35,4-7a)
Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi». Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso sorgenti d’acqua. – Parola di Dio. 

Commento alla prima lettura

«Dio viene a salvarvi!», grida il profeta Isaìa alle folle scoraggiate. I segni che il profeta annuncia sono facilmente riconoscibili, perché si tratta di fenomeni fisici: ciechi che tornano a vedere, zoppi che saltellano, muti che urlano, deserti che stillano imponenti fiumi d’acqua fresca. Tali cose succederanno realmente: quando verrà Gesù la sua vita sarà costellata di miracoli; questi servono per risvegliare le masse e sempre ci sono stati nella storia della Chiesa (basti pensare alla vita dei santi). Una volta risvegliate alla fede, le persone possono accedere più facilmente alla vera comprensione della missione del Cristo, che non è semplicemente la cura dei corpi, ma la salvezza delle anime. La Chiesa quindi è sempre carismatica, perché l’azione di grazia non è cessata; sempre vi saranno ciechi che tornano a vedere e malati che guariscono improvvisamente. Poi tutti questi, insieme ai sani, vengono presi per mano e condotti davanti al miracolo dei miracoli: il pane che diventa Corpo di Cristo e il vino che diventa suo Sangue; per avere la vita, quella vera: la vita eterna.


SECONDA LETTURA

Dalla lettera di san Giacomo apostolo (Gc 2,1-5)
Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali. Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi? Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano? – Parola di Dio.

Commento alla seconda lettura

Il bello della vita cristiana è l’amore che si irradia a trecentosessanta gradi. «La santità si riconosce dalle sfumature», diceva un mistico del secolo scorso. Se una persona compie un grande miracolo in nome di Gesù, e tutti lo acclamano come santo, ma poi tratta sempre in modo violento e sgarbato le persone fastidiose oppure si comporta in modo servile coi ricchi e supponente con i disgraziati, quell’uomo non è santo. Pensate a santa Teresa di Gesù Bambino: in vita non fece mai nessun miracolo eclatante, non andò mai in estasi o bilocazione, ma la sua santità si realizzò tutta nei piccoli gesti di gentilezza verso le consorelle, di umile e serena sopportazione delle varie difficoltà della vita del convento… tutte cose che ognuno di noi può fare senza fatica. «Un piccolo atto di amore puro vale più di tutte le opere della Chiesa messe insieme», scrisse san Giovanni della Croce. Accorgiamoci allora delle piccole cose, santifichiamo la nostra giornata con atti di amore intenso verso tutti, rendiamo vero il nostro amore con le minime cose che la vita quotidiana ci propone continuamente. 


VANGELO DEL GIORNO

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 7,31-37)
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!». – Parola del Signore.

Commento al Vangelo del giorno

Questo è uno dei pochi miracoli che Gesù compie in modo appartato. Prima di agire, il Salvatore porta il sordomuto lontano dalla gente, per stare da solo con lui. «Quando preghi chiuditi nella tua stanza e prega il Padre tuo nel segreto», aveva detto un giorno il Maestro alle folle. Il segreto, la riservatezza, servono per entrare di più in relazione con colui che tu ami. Il miracolo, in questo caso, è come un dono personale e nascosto per la singola persona, non viene fatto perché Gesù venga riconosciuto pubblicamente come grande guaritore taumaturgo. A ben pensare, è così anche ognuno: posso partecipare a una Messa affollatissima, ma poi quando faccio la santa Comunione tutto si svolge nell’intimo tra me e Gesù. L’amore prima di tutto è mutuo scambio tra due persone: io mi dono e ti ricevo, tu ti doni e mi ricevi. Forse anche per questo il miracolo è compiuto con gesti gravi e solenni: le dita, il tocco, lo sguardo al cielo, le parole pronunciate… Quel dialogo deve poi continuare nel segreto con Gesù, non dicendo niente a nessuno. Questo miracolo del sordomuto è come la nostra santa Messa: Gesù ci tocca, ci guarisce, ci fa vivere la sua vita.


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