Ogni estate si presenta lo stesso dilemma: dove trascorrere le vacanze, il periodo più o meno lungo di meritato riposo che tutti aspettiamo con impazienza durante l’anno? Il rischio che si corre, infatti, è quello di compiere una scelta sbagliata, con la conseguenza di tornare a casa frustrati e insoddisfatti. Si può rischiare infatti di fare “troppo” e quindi tornare più stanchi di quando si è partiti; oppure c’è il rischio contrario: quello di fare troppo poco e tornare a casa annoiati e delusi.
Da qualche decennio, ormai, sta prendendo sempre più spazio una forma di vacanza particolarmente interessante, che ha la caratteristica di riuscire, nella maggior parte dei casi, a tenere insieme più aspetti di quella che potrebbe essere “la vacanza perfetta”: la vita all’aria aperta con un inusuale contatto con la natura, la cultura, l’arte, un rapporto con gli altri e con sé stessi “qualificato”, in un clima di silenzio e di ascolto, la spiritualità, la preghiera e… perché no? Anche il buon cibo.
È il cosiddetto turismo religioso, che vede sempre più persone scegliere come meta delle proprie vacanze monasteri, conventi, case religiose di varie tipologie e dimensioni, in molti casi magnificamente immersi nella natura e nel silenzio.
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La vacanza si trasforma così in un momento di autentico relax e di vera “rottura” con alla vita frenetica di tutti i giorni che, paradossalmente, ci mette sempre più in contatto con tutti h24 (pensiamo ai social media, per esempio), ma che in realtà ci allontana sempre più da un autentico rapporto con loro e perfino con noi stessi, impegnati come siamo a curare maggiormente l’immagine che diamo di noi piuttosto che a prendere coscienza di ciò che siamo e desideriamo veramente.
Verità, appunto. Su di noi, sugli altri, sul mondo, su Dio… questo è quello che può offrire una vacanza “alternativa” in uno dei tanti luoghi di spiritualità che, grazie anche alle comunità religiose che spesso vi abitano, diventano occasione incontro e confronto, possibilità di uno sguardo diverso su noi stessi e su ciò che ci circonda, una “pro-vocazione” a tornare, dopo il periodo di meritato riposo, alla vita di prima, non più stanchi o più annoiati di quando eravamo partiti, ma più autentici, più veri, più consapevoli di ciò che siamo e di ciò che il Signore ci chiama ad essere.
Vi auguriamo allora una buona vacanza dello spirito, con tutto il cuore!