Dal 9 al 20 novembre, a Glasgow, si terrà la Cop 26, la conferenza mondiale a cui ogni Stato dovrà portare i propri impegni per la riduzione delle emissioni e per la risoluzione della crisi climatica.
Tutti noi abbiamo una grande responsabilità, ma anche una grande opportunità: cambiare la storia. Per questo motivo, oggi in tutto il mondo è il “Fridays for future”, una giornata di eventi e scioperi per richiamare l’attenzione dei leaders mondiali sulla crisi climatica ed ecologica.
Anche la Chiesa non è mai stata indifferente alle questioni che riguardano la salvaguardia del creato; in particolare papa Francesco ha sollecitato i fedeli di tutto il mondo al rispetto e alla cura della natura.
Il 24 maggio 2015 è uscita la sua “Enciclica verde”, la “Laudato si’”, sulla cura di quella che lui definisce la casa comune, e cioè il creato.
Il titolo non potrebbe esse più azzeccato: «Laudato si’» sono le prime parole del Cantico delle creature di san Francesco, che il nostro caro Papa ha preso «come guida e come ispirazione» al momento della sua elezione.
Il Poverello di Assisi – dice il Santo Padre – è infatti l’esempio per eccellenza «di un’ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità», stile di vita a cui non solo dobbiamo aspirare, ma che abbiamo il dovere di realizzare ogni giorno con le nostre scelte.
La terra è un dono, «ci precede e ci è stata data», e chi non ne ha cura, o peggio la sfrutta senza scrupoli, compie un grave peccato.
Nell’Enciclica il tema dell’ecologia è sviscerato in tutta la sua pienezza: papa Francesco dedica una buona parte della Lettera a descrivere in modo molto oggettivo la drammaticità della situazione attuale, analizzandone a fondo le cause e ipotizzando tutte le possibili conseguenze.
Dopo i toni drammatici della prima parte, l’Enciclica si apre poi alla speranza: il Papa propone alcune linee di orientamento e di azione, affinché politica ed economia trovino una conciliazione e costruiscano un dialogo proficuo e costruttivo.
Auspicando una conversione ecologica integrale che interessi tanto le politiche nazionali e locali quanto ognuno di noi – perché tutti siamo responsabili della nostra casa comune – papa Francesco conclude l’Enciclica con due preghiere, una per la terra e una con il creato del quale siamo parte, affinché, come creature, contempliamo il Signore «nella bellezza dell’universo».